Luther Blissett

 

LASCIATE CHE I BIMBI...

"Pedofilia": un pretesto per la caccia alle streghe


 

A Elisabetta Dozza e Roberto Bui
("Che cos'è un Montecchi? né mano, né piede,
né braccio, né volto, né altra parte
che componga un uomo. Oh, sii un altro nome!").
Ad Allen Ginsberg (1926-1997),
membro della
North-American Man-Boy Love Association (NAMBLA).
A tutti i miei omonimi e le mie omonime.
Al panfilo.

 

 

Indice

0. Prologo

1. Introduzione

2. Bambini di Satana: anatomia di una montatura

3. Il silenzio di Satana

4. Dalle cronache della caccia alle streghe

5. Del mito della "pedofilia" via Internet e di come contrastarlo

6. La "castrazione chimica"

 

APPENDICE 1

PEDOFILIA: GLI ALTRI PUNTI DI VISTA

Scusi, mi dà una caramella?

Petizione da Libération (1976)

Esperienze sessuali positive tra bambini e adulti

"Avevo 15 anni, lei ne aveva 43!"

 

APPENDICE 2

Viterbo: un anno vissuto satanicamente

 


 

0. Epilogo?*

 

 

Alain Delon chiede la pena di morte per i pedofili. "Come mi sento? Scosso, allucinato, travolto. Lei come si sentirebbe se l'avessero sbattuta in galera dipingendola come un mostro, un pedofilo, una cosa orribile, la più orribile? Sono stato tentato di farla finita, in carcere. Io, tutore di bambini, in prima pagina e su tutti i telegiornali come la notizia del giorno: un violentatore. C'è da impazzire". Una vasta rete di pedofili è stata scoperta in Francia. Arrestate 170 persone tra cui professori e giornalisti. I fermati sono 235. Attraverso il 'Minitel' avveniva un traffico di film pornografici con minori. Le persone individuate sono in molti casi degli insospettabili. L'operazione è il risultato di un'inchiesta aperta nell'ottobre scorso e ha portato anche al sequestro di quasi cinquemila videocassette nelle quali compaiono spesso adolescenti e a volte bimbi di sei mesi... Jacques Chirac aveva in qualche modo preannunciato... Per l'operazione sono stati utilizzati oltre 600 agenti. Sinora solo sul terrorismo c'erano state mobilitazioni di analoga dimensione...Il Minitel, la versione francese di Internet... La caccia era scattata all'alba, su tutto il territorio nazionale. In serata, dei 235 fermati, ne restavano in carcere almeno 170. In stragrande maggioranza si tratta di 'consumatori' trovati in possesso di cassette porno... Esplicito il messaggio: in materia di pedofilia non si guarda più in faccia nessuno, i clienti di materiale perverso rischiano quanto i produttori. La retata, che è stata effettuata sull'onda dell'emozione suscitata dagli orrendi delitti in Belgio... Salvatore Afflitto, 32 anni, ha vissuto una dura esperienza: in meno di una settimana ha visto la sua vita bruciarsi in un arresto eclatante e rinascere con una scarcerazione altrettanto eclatante. "In carcere i pedofili sono una razza dannata e arrivare là dentro con una simile infamia addosso è terrificante... Ho subito qualche percossa... In cella ho capito realmente cosa mi stava accadendo: da una piccola tv in bianco e nero che mi bollava come pedofilo. Insomma, parente stretto del mostro che in Belgio ha fatto orrore. Sì, ho pensato di farla finita. Essere innocenti conta poco, è il marchio che una simile imputazione ti lascia addosso che conta. Un incubo". Alain Delon chiede la pena di morte per i pedofili. 'Ci sono cose orripilanti'. I pedofili, gli zingari e un minaccioso uomo nell'ombra. Solo ipotesi, per ora, sul giallo del Monte Faito... In una delle cassette la violenza sarebbe esercitata addirittura ai danni di un bebè di 6 mesi... Le caratteristiche delle persone coinvolte danno un'idea inquietante dell'ampiezza del fenomeno... se qualcuno pensa che la pedofilia alligna [sic] in mezzo alla povertà e alla miseria si sbaglia: nelle mani della gendarmeria sono finiti ieri degli insospettabili, gente 'perbene', che finora aveva saputo nascondere le sue tendenze perverse... Certo, non si è andati molto per il sottile. Tra i fermati c'è anche un giornalista del settimanale 'VSD', che nel numero dello scorso 28 novembre avrebbe pubblicato un ampio reportage sulla pornografia infantile. Nel corso di una perquisizione nella sua abitazione era stata sequestrata una cassetta che il giornalista si era procurato per quel servizio. La redazione del settimanale ha diffuso in serata un comunicato in cui si protesta per i metodi usati... L'argomento dell'infanzia minacciata e sfruttata suscita tanta emozione che proprio ieri il premier Juppé aveva solennemente lanciato una campagna di sensibilizzazione, definendola 'grande causa nazionale'. Non si guarda più in faccia nessuno. "Sa, la pedofilia è un reato che va tristemente di moda... Eppure sono marchiato, l'infamia del mostro: ho perso il mio posto all'istituto. Di questo devo ringraziare il sindaco Antonio Bassolino che con un freddo fax, appresa dai giornali la notizia, mi ha revocato la nomina di presidente. Mi ha condannato prima di ogni processo. Mi chiedo cosa penserà adesso". Tra le misure proposte c'è anche una legge che impone le cure (fino alla castrazione chimica)... Secondo l'Osservatorio di azione sociale, i bambini 'in pericolo' in Francia sarebbero... Il turpe orizzonte da scandagliare in futuro... e un minaccioso uomo nell'ombra. Mostro per 24 ore. Accusato di avere stuprato e ucciso un quattordicenne, poi scagionato e rilasciato. "Ce l'ho pure con il sistema dei giornali: prima ammazzano e sotterrano le persone con titoloni e pagine intere, poi le riabilitano in cinque righe. Che per me e per quelli che subiscono lo stesso trattamento carcerario e giudiziario valgono una vita intera". Siate maledetti. "La mia guerra mondiale contro i pedofili". Li spia, li studia, li insegue, li cattura. E sa come difendere i bambini dalle loro attenzioni morbose. Si chiama Agnès Fournier de Saint-Maur ed è la superpoliziotta dell'Interpol che coordina la lotta internazionale ai pedofili. "Siate maledetti". Di fronte all'ultima ondata di arresti di pedofili, accusati questa volta di avere coinvolto bimbi di sei mesi, l'Avvenire ha riscoperto in un corsivo di prima pagina lo slancio dell'invettiva. Ritornando a parole arcaiche ed arcane, che risalgono alle radici primigenie di ogni civiltà. Io ti male-dico. Io ti mando alla rovina invocando la potenza irrevocabile di forze misteriose che presiedono al destino di individui e comunità. E la prima impressione, istintiva, mentre la mente cerca di immaginare corpi di infanti di sei mesi usati come bambole gonfiabili (così mostrano le videocassette sequestrate dalla polizia francese) è di dire "grazie". Grazie, perché qualcuno ha il coraggio di riscoprire l'urlo del profeta, che scaglia per terra le tavole dei comandamenti inosservati preso dall'ira e dall'orrore. Abbiamo bisogno di ira e di orrore dinanzi agli eventi che gridano vendetta al cospetto di ogni dio e della coscienza di ciascun essere umano. La mia guerra mondiale contro i pedofili. Grazie. Grazie. L'autopsia libera un giovane accusato di essere un mostro. Sventa un possibile errore giudiziario, smonta un'inchiesta, rimette in discussione una oscura vicenda, trasforma un presunto colpevole in un presunto innocente, alimenta il dibattito sui mostri, veri o fasulli, dati forse con troppa fretta in pasto a televisioni e giornali. "Le esperienze passate, quando sono stati dati in pasto Mostri per errore all'opinione pubblica, purtroppo, non hanno insegnato nulla: hanno fatto vedere in tv il mio cliente ammanettato, portato dalla polizia in carcere...". Io ti mando alla rovina. Abbiamo bisogno di ira e di orrore. Grazie. Eppure sembrava tutto chiaro. Un caso risolto a tempo di record. Il colpo di scena arriva alle sei di sera: nessuno stupro. L'autopsia dice che Francesco è morto per una crisi asfittica. Grazie. Entrato una sera d'aprile, nel 1989, all'ospedale Niguarda di Milano con la figlia che non stava bene (sul tavolino c'erano tracce di sangue), è stato accusato di averne abusato, sotto gli occhi della moglie complice. Uno sbaglio dei medici, che lo hanno denunciato alla magistratura. Un uomo crocifisso per un mese, sino a quando una perizia medica ha chiarito il male della piccola. Miriam è morta poco dopo, nel giugno '90. Tumore, la diagnosi. E lui, scagionato... Io ti mando alla rovina invocando la potenza irrevocabile di forze misteriose. Vittima di un errore, di una storia maledetta, come quella di quattro milioni di innocenti chiusi in carcere in cinquanta anni di disavventure giudiziarie della Repubblica. "Siate maledetti". Abbiamo bisogno di ira e di orrore. La mia guerra mondiale. Non si guarda più in faccia nessuno. Grande Causa Nazionale. Sinora solo sul terrorismo. Alain Delon chiede la pena di morte per i pedofili.

 

 

* Cut-up di articoli da "La stampa", "l'Unità", "La Repubblica" e "Il Resto del Carlino" del periodo dicembre '96 - marzo '97

 

1. Introduzione

 

 

I bambini di una corale francese avrebbero dovuto recarsi in Belgio a cantare, per Natale. Ma non potranno farlo perché genitori e insegnanti considerano il Belgio "pericoloso per i bambini". Tutti barricati in casa, dunque, a cantare "Notte Santa" per papà e mammà, e il mondo cattivo fuori dalla porta chiusa a doppia mandata. Ecco una bella favoletta (vera) da mettere sotto l'albero del Natale Occidentale. Ecco la pavidità e il pregiudizio degli adulti farsi idiozia totale. Ecco una società da tempo al riparo dalle vere tragedie collettive (guerre, pestilenze, rivoluzioni, repressioni, fame) inventarsi un Paese-Orco, il Belgio, pur di potersi imbozzolare nelle proprie paranoie, pur di poter coltivare la propria viltà blindata. Ecco un gruppo di bambini ignari cui viene instillata la pazzia degli adulti, ubriachi di giornali e di televisione. Mi viene in mente, sempre più spesso, la terribile, spietata frase udita pronunciare da certi vecchi: "Ogni due generazioni ci vorrebbe una guerra". Tanto per tornare a distinguere tra il dolore vero, la paura vera e gli incubi ridicoli di una società viziata.

Michele Serra, l'Unità, 24 dicembre 1996

I problemi... sono due. Uno è il problema dello stupro propriamente detto, sul quale i movimenti femministi e le donne in generale hanno detto perfettamente quel che c'era da dire; l'altro invece è il problema delle reazioni a livello dell'opinione pubblica. perché a questo livello si scatenano degli effetti secondari di caccia all'uomo, di linciaggio o di mobilitazione morale.

Guy Hocquenghem, dalla trasmissione radiofonica, "Dialogues",
France-Culture, 4 aprile 1978
Sotto i nostri occhi si sta svolgendo una delle più vaste campagne repressive e giustizialiste degli ultimi anni, una caccia alle streghe, come a Salem (Massachussetts), 1692. Ad ispirarla è, almeno in apparenza, la più nobile delle "buone intenzioni", così indiscutibile, così manifestamente "naturale": "proteggere i bambini". Proteggerli dai "mostri", dai complotti dell'Internazionale Pedofila, dal Maligno, dalla violenza in TV, dal computer... Impedire che la vita e la sessualità ne violino l'innocenza, innocenza che è solo un inganno ideologico perpetrato dalle autorità adulte (genitori, preti, insegnanti, psicologi, politicanti).

In questo libro invito a diffidare di chiunque la meni troppo con la protezione dell'infanzia, e a riflettere sulla necessità di una reale liberazione dei non-adulti. Ma prima ancora, cerco di far ragionare sulla voglia di linciaggio, sull'omofobia e sul bigottismo, sull'odio per i supposti "devianti", sul meccanismo dello "sbattere il mostro in prima pagina", insomma su tutto ciò che ha caratterizzato la "caccia al pedofilo" recentemente scatenatasi in molti paesi (tra cui l'Italia) e in Internet.

Il bambino è ormai l'unico candidato al ruolo di Vittima Perfetta, qualunque teoria del complotto che agiti lo spauracchio della violenza sui minori è destinata ad un successo inarrestabile. Chi non si riscopre boia e buon cristiano di fronte ai - pur presunti - stupratori di bambini? Abrogazione de facto della "presunzione d'innocenza", interminabili carcerazioni preventive, messa alla gogna mediatica, schedatura elettronica dei "pedofili", castrazione chimica... Niente sembrerà eccessivo ai Forcaioli Buonisti nella loro crociata contro le ombre.

Una recente avventura di Batman vede il "dark knight" sgominare una gang di "pedofili". Questo è interessante: secondo Bryan Talbot le avventure di Batman sono immaginarie, avvengono solo nella mente di un Bruce Wayne affetto da sindrome isterica dissociativa. Ecco come uno psichiatra si rivolge a Wayne in "Maschere", una storia di Batman a dir poco eversiva:

 

Il suo attaccamento all'identità di "Batman" è un espediente per dominare il suo mondo... Per Lei il mondo è troppo caotico e ha bisogno di IMPORGLI un ordine. E' una tipica pulsione FASCISTA, ne soffrono in parecchi. Ma appena indossa una maschera, ecco che emerge la Sua seconda personalità. POTENTE. DOMINANTE. Capace di AFFRONTARE qualunque problema. Ma sfortunatamente, Lei ha esagerato. Si è cucito addosso una MITOLOGIA totalitaria, una nevrosi allucinatoria molto radicata...

 

Credo si tratti di una nevrosi molto simile a quella di chi vede "pedofili" dappertutto: il "pedofilo", come l'ebreo per chi crede nel Complotto Giudaico Mondiale, riassume in sé tutto ciò che rende il mondo caotico, disordinato... Il "pedofilo" (come il suo intercambiabile gemello d'orrore, il "satanista") è perfetto per il ruolo di carnefice spettacolare, dunque è la vera vittima, colui che tutti vorrebbero lapidare, il Capro Espiatorio di una società iper-sessualizzata, scopofila, multimedialmente porno-stimolata eppure frustrata, tristemente allupata, sessuofoba e monogamica.

 

 

Dopo il funerale della libertà

 

Questa non è un'ordinata antologia di testi sulla "pedofilia" o sulla repressione. Il mio metodo è il plagiarismo: affastellare materiali, sezionare testi pre-esistenti, creare collisioni tra gli enunciati, un cut'n'mix didétournements, citazioni, riscritture.

Non è nemmeno un semplice instant-book. L'attimo non sta fuggendo: ho individuato una tendenza repressiva a lungo termine, iniziata negli USA pre-digitali di vent'anni fa, evolutasi parallelamente allo sviluppo di Internet e finalmente giunta nell'Europa di Maastricht (o meglio, di Marcinelle), dove è certo che subirà nuove e perniciose mutazioni. Purtroppo questo libro resterà "attuale", perché le cacce alle streghe non passeranno mai di moda.

Non è stato per niente facile scriverlo: tuttora non mi è chiaro quale sia il target di un libro su un argomento più che controverso, scritto da un punto di vista a dir poco impopolare da un anonimo che si firma col nome del Multiplo (nel cap.1 spiegherò il perché), pubblicato da una casa editrice molto trendy il cui catalogo oscilla tra libriccini fighetti usa-e-getta, propaganda sovversiva e operazioni "tira-di-più-un-pelo-di-fica-etc.-etc."... Mentre lavoravo di taglia-e-incolla, mi hanno detto che il libro avrebbe inaugurato una nuova collana Castelvecchi, il che contribuiva alla mia incertezza.

Oltre a ciò, non sapevo se sfumare o meno le mie posizioni, ricondurle nel canone della polemica civile democratica per non disgustare liberal e garantisti, potenziali alleati nella lotta contro la nuova Inquisizione. Che fare? L'unica certezza era che buona parte delle persone interessate al mito e alle gesta di Luther Blissett avrebbero condiviso in tutto o in parte le mie idee. Chiunque capisca le implicazioni di un multiple name e di una critica radicale dell'Identità, sa anche che nella cultura dominante la ritenzione anale del maschio va a braccetto con la rimozione della sessualità infantile, e via denunciando. Ho deciso di non "sfumare," e di non cercare di piacere a tutti. I miei lettori sapranno discernere, ciascuno di loro - democratico o sovversivo che sia - prenderà ciò che gli serve.

 

[In Belgio] il capitale si ristruttura con un'operazione analoga alla nostra Mani Pulite ma basata sull'isteria anti-pedofila anziché sulle tangenti. Come non mi piacevano il feticismo delle manette, il clima da linciaggio, il qualunquismo, la voglia di Uomo Forte, la miope soddisfazione con cui anche e soprattutto i proletari assistevano allo show di un potere che si ristrutturava per fotterli di più e meglio, così non mi piacciono le fiaccolate, le processioni di famigliole fiamminghe e vallone, gli operai che scioperano in solidarietà ad un giudice etc. La "pedofilia" di Marc Dutroux e dei suoi complici nelle alte sfere (in realtà semplici stupratori, tutto fuorché pedofili, che significa "amanti dei fanciulli") è solo uno spettacolo di copertura, come lo è stato il "terrorismo".

- L. Blissett, "Non giocatevi la testa col Diavolo", Zero in condotta, 8/11/1996, p.23

 

Tornando ai miei dubbi, non sapevo cosa dare per scontato: dopo tre lustri di controrivoluzione sessuale e culturale, diretta dai sacerdoti di ogni culto lavorista-familista-sacrificale, da sociologi, psicologi e filosofi col cervello in pappa, nonché dai tecnocrati della ricerca sull'AIDS e, last but not least, da frange reazionarie del movimento femminista (chiamiamole purefemminazi) - la critica radicale si trova costretta a ripetere l'ABC a proposito di censura, omosessualità, transgenderismo, erotismo infantile, unioni non-monogamiche... Si può tranquillamente dire delle nuove generazioni, cresciute durante e dopo la "risacca", quanto Karl Marx scriveva del popolo tedesco nell'introduzione a Per la critica della filosofia del diritto di Hegel (1843):

 

Noi abbiamo infatti condiviso le restaurazioni dei popoli moderni senza condividere le loro rivoluzioni. Abbiamo subito le restaurazioni, in primo luogo, perché altri popoli osarono una rivoluzione, in secondo luogo, perché altri popoli subirono una controrivoluzione, una volta perché i nostri signori avevano paura e un'altra perché i nostri signori non avevano paura. Noi, coi nostri pastori alla testa, ci trovammo sempre una sola volta in compagnia della libertà: nel giorno della sua sepoltura.

 

Si ricomincia daccapo, dunque, dal giorno dopo le esequie.

L'unica cosa che non è necessario ribadire è la fine della famiglia; intendiamoci, quest'istituzione (fondata sulla castrazione reciproca, sull'autorità e sulla schiavitù sessuale legalizzata) non solo esiste, persiste, insiste: fa anche il bello e soprattutto il cattivo tempo in tutti i dibattiti giovanil-televisivo-parlamentari, e ciò non può che avvilirmi e nausearmi... Ma l'irrefrenabile, liberante, antieconomica esplosione della famiglia è sotto gli occhi di tutti: le sorti della famiglia sono legate a quelle del lavoro salariato. La fine della società della "piena occupazione" manda fuori di testa i componenti del nucleo familiare (soprattutto di quello monoreddito o quasi). Padri, madri e prole non reggono più la convivenza forzata, iniziano a scannarsi a vicenda, a sfondarsi la testa a colpi di attizzatoio, a spararsi in bocca, strangolarsi, cavarsi gli occhi per motivi solo apparentemente futili. La famiglia nucleare sta morendo letteralmente. Se riuscissimo a incanalare questa violenza (strettamente collegata alla proletarizzazione dei ceti medi), a dirigerla contro i poteri costituiti responsabili della nostra miseria materiale, umana e sessuale, un nuovo tipo di liberazione diverrebbe finalmente possibile.

Resta inteso che nessuna Seconda Rivoluzione Sessuale sarà praticabile senza la drastica riduzione dell'orario di lavoro, col conseguente ridimensionamento della "produzione" (leggi: distruzione degli ecosistemi) e dei "consumi" (leggi: sprechi). Ecologia sociale: lavorare sempre meno, produrre meno e meglio, e chi non lavora fa l'amore.

In buona sostanza, questo è ciò che penso del "pilastro d'ogni virtù", nonché della morale cristiana e della società capitalistica. Convinzioni alquanto inattuali, nell'epoca del cosiddetto Pensiero Unico.

 

 

Diminutio auctoris?

 

Non si esce mai più di una volta dallo stesso buco nero. Sotto il cielo non c'è un tempo né uno spazio per ogni "controinchiesta".

Questo libro non pretende di essere esaustivo: detta come va detta, è una riscrittura degli appunti che ho preso nei mesi in cui ero solito affacciarmi su ciò che per la società borghese è l'altrove assoluto. La vastità del tema fa pensare all'infinito, all'aleph, non si finisce mai di stabilire collegamenti, il rumore aumenta, il vento dell'infamia sferza e dopo un po' ti viene l'otite, le arterie pulsano nelle tempie, la materia ti ossessiona e inevitabilmente perdi un po' di coolness... Posso solo dire che ho fatto del mio meglio, risalendo la corrente dell'indignazione forcaiola, una lotta sproporzionata, "un uomo solo contro molti, contro quasi tutti". Una sorta di spaghetti-western. Come in un pezzo reggae dei primi anni settanta.

Forse alcuni non coglieranno subito il legame tra "satanismo" e "pedofilia", non è una cosa facile da spiegare se non si sono viste succedere certe cose... Quello che ho inteso dimostrare è che i due fenomeni sono interrelati e intercambiabili, scatenano le stesse psicosi e vengono descritti con gli stessi enunciati.

Non mi è stato possibile ricostruire nei minimi dettagli l'intricatissimo caso Bambini di Satana. Lo farà qualcun altro (forse un altro me) in un libro più specifico. Mi sono limitato a narrarne i momenti-chiave, spiegarne il valore paradigmatico, sottolinearne le analogie con quanto successo oltreoceano negli anni '80 e i legami diretti con la caccia alle streghe di questi mesi. Mentre scrivo queste frasi, il processo ai BdS è ancora in pieno svolgimento.

Per ora è tutto. D'istinto, saluther!

 

 

N.B. Nel testo ho messo tra virgolette la parola "pedofilo" quando questa era riferita all'archetipo del Mostro Seviziatore Maniaco protagonista degli incubi-da-coda-di-paglia della società borghese. Non ho usato le virgolette quando l'uso del termine era conforme all'etimologia, e significava semplicemente "amante dei fanciulli".

 

 

 

 

2. Bambini di Satana: anatomia di una montatura

 

 

Ecco chi ci processa!

Piergiorgio Bonora indicando un crocifisso,
Aula Paolo Borsellino del Tribunale di Bologna, 13/2/97, h.9.00
 

Dimitri, Bonora e Luongo dovrebbero pagare caro e pagare tutto, la "pornografia" su Internet, i suicidi degli adolescenti, la TV violenta, le nuove droghe e chi più ne ha più ne metta. Li si sacrifica per espiare i "peccati" di un mondo che da sempre i reazionari descrivono come "impazzito" e "fuori controllo". Questo nuovo maccartismo è mille volte più subdolo, colpisce solo individui isolati sulla base di preconcetti, scava nella loro anima come se si trattasse del terreno di Stevanin.

L. Blissett, "Cacciatori, schedatori e castratori chimici",
Zero in condotta, Bologna, 13/9/1996
 

 

You must be certain of the Devil

 

Tutto inizia a Bologna il 24 gennaio 1996, quando i carabinieri arrestano Marco Dimitri (33 anni), Piergiorgio Bonora (21 anni) e Gennaro Luongo (28 anni), vertice della setta luciferiana dei Bambini di Satana, nell'ambito di quella che diverrà una maxi-inchiesta su satanismo e "pedofilia", un 7 aprile degli sporcaccioni. Le imputazioni: "ratto a fine di libidine e violenza carnale".

Ad "inchiodare" Dimitri & Co. è la testimonianza dell'ex-fidanzata di Luongo, una sedicenne indicata dai giornali e dalla TV col nome fittizio di "Simonetta". Simonetta accusa Luongo e il resto della setta di averla narcotizzata e stuprata durante una messa nera. Negli USA, dove hanno una sigla per qualsiasi cosa, lo chiamano SRA, Satanic Ritual Abuse.

 

La sedicenne, superando l'imbarazzo e le comprensibili titubanze, ha collaborato con la magistratura raccontando di aver forzatamente bevuto una micidiale pozione che le aveva tolto qualsiasi capacità di difesa [...] le indagini dei carabinieri hanno dimostrato che si trattava di una miscela di acqua e cloroformio [...] Sostiene di essersi svegliata da un sonno strano e di essersi sentita intorpidita, con le mutandine macchiate e le claze spostate. Ma in un caso dice che la presunta violenza sarebbe avvenuta nella sede dei "Bambini di Satana", nell'altro la pone a Villa Spalleggiari.

- Roberto Canditi, "La messa è finita, andate in galera", Il Resto del Carlino, 24/1/1996

 

La ricostruzione di "Simonetta" è lacunosa e priva di riscontri oggettivi. In realtà i CC non hanno "dimostrato" alcunché riguardo alla presunta "micidiale pozione", della quale non esistono tracce né è stato rinvenuto il recipiente. Ciononostante, e malgrado la decisa professione d'innocenza da parte degli indagati, questi ultimi vengono immediatamente ritenuti colpevoli dalla cosiddetta "opinione pubblica", istigata dal più letto quotidiano locale (Il Resto del Carlino, foglio destrorso e house organ dell'Arma dei Carabinieri).

Nei giorni successivi gli avvocati difensori affermano che la ragazza è stata condizionata dalla famiglia, ostile alla sua relazione con Luongo, e che due mesi prima ha addirittura tentato di ritrattare, telefonando ai CC per dire che si è inventata tutto "e minacciando che avrebbe raccontato tutta la verità al Resto del Carlino".

Carlino che, nel frattempo, inizia a sparare con l'artiglieria: l'1/2/96 Canditi scrive di alcuni "floppy disc" (sic) contenenti

 

i nomi di cinquanta minorenni: alcuni hanno solo dodici anni [...] Più che satanisti erano dunque pervertiti sessuali [...] E' possibile che molti minorenni siano stati usati anche anche nei "sacrifici", ma la circostanza è tutta da chiarire [...] Film pornografici con bambini in atteggiamenti erotici, schede d'iscrizione di un gran numero di neofiti minorenni.

 

Dei dischetti si scoprirà che contengono videogames Amiga incompatibili col Macintosh di Dimitri; riguardo agli iscritti minorenni e al loro "uso" nei "sacrifici", Dimitri preciserà più volte che i "riti sessuali" consistevano in rapporti tra "iniziati" maggiorenni e consenzienti: i minori di 18 anni potevano solo "'frequentare la sede di via Riva Reno, comprare le felpe e gli altri gadgets creati appositamente dalla Bambini di Satana Srl.".

Il 4/2/96 il Carlino titola: "Tra gli adepti un noto pedofilo", e la cronista Nicoletta Rossi scrive: "fra gli adepti della setta anche William Andraghetti, già coinvolto nell'inchiesta sui pedofili". Non viene citata alcuna fonte per questa "rivelazione", che tira in ballo un personaggio già massacrato nel 1987 da un'inchiesta gonfiata e da una violentissima campagna di stampa (cfr. cap.4), e che non farà più capolino negli articoli sulla vicenda - una delle tante cose buttate lì dal Carlino nei primi giorni dell'affaire.

 

Egregio sig. Luther e spett.le redazione di Zero in condotta, ho letto con molto interesse l'articolo riportato nel vostro ultimo numero "I Carlini di Satana, ovvero: un anno di Canditi allo zolfo". Sono il pedofilo Andraghetti William e, visto che nell'articolo vengo menzionato, ho pensato di scrivervi per chiarire alcune cose. Innanzitutto vorrei complimentarmi con il signor Luther in quanto mi è capitato raramente di leggere un articolo così obbiettivo ed equilibrato su un tema, il satanismo, che fa storcere il naso e gridare allo scandalo qualsiasi giornalista (Canditi compreso). Penso che oggigiorno le categorie di persone più bistrattate dai mezzi di informazione siano due: i satanisti e i pedofili. Se poi un satanista viene creduto un pedofilo (come nel caso di Dimitri) o, viceversa, un pedofilo viene creduto un satanista (come nel mio caso), allora l'orgia giornalistica si scatena in tutta la sua virulenza, confondendo realtà e fantasia pur di vendere e creare sensazionalismo.

Nell'articolo di Nicoletta Rossi apparso il 4 febbraio scorso ("Fra gli adepti un noto pedofilo") non c'è nulla di verosimile! Io conoscevo Dimitri ma non ero iscritto ai Bambini di Satana n partecipavo ai loro riti [...] Dimitri lo conoscevo fin dal 1985 quando, ancora giovane, frequentava con me un centro esoterico. Poi, quando sono stato arrestato nel 1987 con le accuse di violenza carnale sui minori, le nostre strade si sono divise. Una volta terminata la pena nel 1993, fu lui che mi telefonò desideroso di scambiare quattro chiacchiere in memoria dei vecchi tempi; mi diede l'appuntamento nel suo ufficio dove già operava come leader dei Bambini di Satana. Mi chiese, è vero, di entrare nella setta ma io non mi considero un satanista e rifiutai. Ci vedemmo solo un paio di volte ancora: l'ultima che parlai con Dimitri fu nell'agosto del '94; in quell'occasione mi comunicò che aveva intenzione di attivare una linea 144 dedicata al satanismo. L'ultima volta che lo chiamai al telefono fu nel gennaio del '95 lasciando un messaggio nella sua segreteria telefonica, ma non richiamò.

Quando seppi dell'arresto e delle accuse di violenza carnale su una minorenne mi venne quasi da ridere in quanto sapevo benissimo che Dimitri era un omosessuale e che non gliene fregava nulla delle donne né tantomeno le avrebbe violentate; Dimitri non è un tipo violento (e pochi sanno che è vegetariano). Né ho dato credito alla storia del bambino di tre anni che avrebbe subito abusi: a Dimitri non interessano i bambini. Penso che Dimitri sia stato arrestato per eliminare da Bologna una setta di satanisti scomoda e che, nella bigotta e provinciale città, creava troppo scandalo. L'unico modo per far chiudere la sede dei Bambini di Satana era quello di arrestare il capo [...] Ho sempre sostenuto nel mio libro "Diario di un pedofilo" che per chi è diverso la giustizia non potrà mai esistere, e le mie vicende processuali mi hanno dato ragione: condannto per violenze carnali mai avvenute e costretto a subire una ignobile persecuzione a mezzo stampa (la stessa persecuzione che sta subendo ora Dimitri); tutto ciò mi fa concludere che per alcune categorie di imputati, ieri la "banda dei pedofili" e oggi la "banda dei satanisti", non ci sarà mai vera giustizia e nessuna tutela. A Canditi (e ai suoi accoliti) vorrei dire che è facile gridare al mostro, al violentatore e fingersi indignati per questi avvenimenti. Più difficile è invece cercare la verità e rispettare le persone che sono ancora in attesa di giudizio (o di essere rinviate a giudizio) e, prima di lanciare anatemi, ci si dovrebbe fare tutti un esamino di coscienza pensando che fino a condanna definitiva l'imputato DEVE essere considerato innocente [...]

A Dimitri, nel caso leggesse questa lettera, faccio i miei migliori saluti e l'augurio che la sua vicenda si concluda al meglio e sono convinto che le accuse mosse da Lucia Musti sono del tutto infondate. Un grosso saluto alla redazione di Zero in condotta e a Luther Blissett [...] Un diverso qualunque.

- W. Andraghetti, "La lettera di un mostro", Zero in condotta, Bologna, 11/10/1996

 

I legali degli imputati iniziano a farsi sentire, denunciano "[la mancanza di] parità tra accusa e difesa. Il Gip ha acquisito nuovi atti e li ha posti a fondamento della sua decisione di non scarcerare i Bambini di Satana, di questi atti noi non eravamo a conoscenza e quindi non abbiamo potuto controbattere". Gli avvocati si appellano contro la decisione del Gip di confermare la carcerazione degli imputati. Il 12 febbraio il Tribunale del Riesame decide la scarcerazione.

Il 15/2/96 il Carlino titola: "Dimitri è libero e io mi uccido". Secondo il cronista Biagio Marsiglia, "Simonetta" ha cercato di suicidarsi buttandosi da un ponte di Casalecchio di Reno ed è stata salvata da un eroico camionista rumeno. Marsiglia, lirico e incurante di ogni presunzione d'innocenza, commenta:

 

Adesso vivrà protetta, la sedicenne. Qualcuno le starà vicino. La seguirà passo passo e cercherà di farle scordare quei riti strani dedicati a Satana che in una notte di Novembre l'hanno segnata per sempre.

 

Qualcuno inizia a sospettare che si tratti di una montatura, e che nell'inchiesta - affidata al Sostituto Procuratore Lucia Musti, personaggio assetato di protagonismo e luci della ribalta - operi la longa manus della Curia, capeggiata dal tristemente noto Cardinale Giacomo Biffi, le cui pressioni sono mascherate da "consulenze" del GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette). Il GRIS si definisce "gruppo non confessionale", ma la sua sede è in via del Monte, guardacaso proprio nel palazzo della Curia.

Dimitri è un capro espiatorio, forze oscure sono al lavoro per incastrarlo fin dall'estate '95. Tra poco, grazie allo zelo del GRIS e di alcuni esorcisti (avete letto bene), sui BdS si rovescieranno nuovi capi d'imputazione (in primis un SRA "pedofilo" ai danni di "Federico", un bimbo di due anni e mezzo), e le testimonianze di "Simonetta" si arricchiranno di dettagli sempre più grotteschi e inverosimili, probabilmente suggeriti dagli inquirenti e dagli articoli visionari del "Carlino".

Tornando al tentativo di suicidio, un anno dopo la stessa Musti, in un'intervista a La Repubblica-Bologna del 12/2/97, lo definirà "un'invenzione... probabilmente dovuta al solito desiderio di mettersi in mostra... è il modo [di "Simonetta"] di cercare affetto richiamando attenzione su di sé".

La storia di "Federico" affiora invece il 22 febbraio 1996. SulCarlino, Canditi menziona "un bimbo di tre anni"

 

trascinato in una messa nera nel corso della quale lo avrebbero fatto stendere in una piccola cassa da morto o in una tomba nella quale c'era un teschio. Realtà o immaginazione? La storia ha assunto contorni inquietanti perché la persona alla quale il minore era stato affidato gravita nell'orbita dei Bambini di Satana.

 

Nei giorni successivi si viene a sapere che i genitori, "persone particolarmente attente, che scelgono con attenzione i programmi televisivi da fargli vedere", hanno portato "Federico" da un prete il quale, a detta di Canditi,

 

gli avrebbe impartito una robusta benedizione cercando di "corazzare" quella giovanissima anima contro gli attacchi del Maligno.

 

Chi traumatizza chi?

Esattamente un anno dopo, in sede di processo, verrà fuori che questo prete, tal padre Clemente, ha raccontato alla madre di "Federico" storie di abusi rituali satanici e stabilito per primo un collegamento con la vicenda di "Simonetta", su cui lui stesso ed il GRIS si stanno muovendo da mesi. Infatti, anche "Simonetta" è stata più volte esorcizzata da padre Clemente e da padre François Dermine (sacerdote canadese della Diocesi di Ancona), e la sua famiglia si è rivolta direttamente al GRIS, che ha procurato alla ragazza una psicologa.

I genitori di "Federico" iniziano a fare pressioni sul bimbo e a mostrargli gli articoli delCarlino con le foto di Dimitri e Bonora, chiedendogli se sono loro i "dadi cattivi". Oltre a questo, gli fanno ricostruire la scena del presunto rito usando omini della Lego, procedura da tempo rivelatasi scorretta. E' possibile che la madre (psicologa) sia a conoscenza della pubblicistica americana sui bimbi "sopravvissuti" ad abusi rituali satanici; di certo ignora che, a partire dalla disintegrazione della montatura McMartin, la fondatezza di tale pubblicistica - e delle testimonianze su cui si basava - è stata da tempo messa in dubbio, decostruita e demistificata (cfr.cap.3).

Il 25 febbraio Canditi informa i suoi lettori che le indagini svolte dai carabinieri di Medicina [...] hanno dimostrato che il bimbo di tre anni dice la verità quando racconta di essere stato infilato in una bara o in una tomba.

 
A detta di Canditi, gli stessi CC che avrebbero trovato del cloroformio in una tazzina inesistente (roba da party di non-compleanno del Cappellano Matto!), si sarebbero anche sostituiti ai giudici e ai periti dimostrando la verità di un "racconto" di cui nemmeno al processo si riuscirà a stabilire con certezza da quali bocche sia uscito!

In sede di processo si scoprirà che questi tanto decantati Carabinieri di Medicina si sono rivolti a "consulenti" invero bizzarri, vale a dire esorcisti e demonologi appartenenti o comunque collegati al GRIS, su tutti un certo padre Francesco, "esperto di messe nere" della parrocchia di S. Lucia, Firenze (dalla deposizione del Maresciallo Cabras, del 19, 20 e 21 febbraio 1996). La frase di Canditi andrebbe dunque riformulata: "i carabinieri hanno appurato che le parole messe in bocca al bimbo di tre anni corrispondono alle fantasie paranoidi di una cricca di neo-inquisitori".

Ad ogni modo, la vicenda di "Federico" non è ancora considerata il "secondo troncone" dell'inchiesta sui BdS. Lo stesso Canditi, nell'articolo appena citato, scrive:

 

questo passaggio dell'inchiesta sulle messe nere non riguarda Marco Dimitri [...] lui con questa vigliaccata non c'entra.

 

Pian piano, si viene a sapere che "la persona alla quale il minore era stato affidato" sarebbe la cugina quattordicenne che gli faceva da baby-sitter.

L'1 marzo Canditi scrive:

 

per i carabinieri e la psicologa [il rito] non sarebbe frutto della fantasia. Motivo: un bambino di quella età non è in grado di inventare scene particolari, riconoscere a prima vista persone e descrivere con precisione riti occulti: a meno che non vi abbia partecipato.

 

Alla luce di quanto successo negli USA, si tratta di un'affermazione demenziale.

Di male in peggio: nei giorni successivi il Carlino insiste su questa linea, usando a sproposito la parola "perizia" (in realtà "Federico" non è mai stato sottoposto ad una vera e propria perizia) e ribadendo che "...il fanciullo descrive [...] scene che non può aver sognato né inventato, visto che sono perfettamente aderenti alla realtà", cosa che Canditi non può certo sapere, a meno che non si trovasse fisicamente sul posto. Nel frattempo, "Simonetta" cambia più volte la data del presunto stupro rituale. Il 4 marzo il solito Canditi regala ai lettori altre "perle" di giornalismo obiettivo e garantista:

 

Dimitri sembra Calimero, tanto piccolo e tanto nero. Si taglia i polsi in galera e ingoia flaconi di tranquillanti per attirare su di sé l'attenzione. L'unica cosa che non fa (almeno non risulta), è ricorrere al suo Satana per essere difeso da magistrati "persecutori" e giornalisti cinici e senza cuore [...] Un mondo demoniaco formato più da sporcaccioni che da adoratori del Signore delle Tenebre.

 

Passano tre mesi, durante i quali "la rete si stringe". Il 9 giugno Dimitri, Bonora e Luongo vengono arrestati per la seconda volta. Le accuse: "concorso in vilipendio di cadavere, ratto di minore a fini di libidine e violazione di sepolcro". "Federico", scrive il Carlino,

 

non sarebbe l'unico bambino 'immolato' sull'altare dei Bambini di Satana". [Il rito sarebbe avvenuto] alla presenza di 20 o 30 persone [...] una volta all'interno di un'ala di Villa Ghigi... e in un rudere di armarolo a Budrio [...] [con] lo scheletro di una donna che durante la messa nera è stata chiamata ''Margherita'. [al momento dell'arresto Bonora,] vicino a un'iguana che ha sostituito nel cuore dei satanisti la tarantola sequestrata nel gennaio scorso, si stava bucando la pelle per mettersi addosso un altro anellino.

 

Stavolta la custodia cautelare si rivelerà lunghissima, sfibrante, interminabile.

Carlino, 10/6: sotto il titolo "La mia battaglia con Satana", un'intervista di Biagio Marsiglia a Lucia Musti. Ecco l'incipit:

 

Gli occhi del Diavolo. Si addormenta scacciandoli, si sveglia sfidandoli. Se li sente addosso tutto il giorno, ma non li teme. Perché lei li combatte [...] Agli occhi del Maligno oppone i suoi, quelli di una donna con la toga addosso [..] Oggi andrà in carcere assieme al gip Grazia Nart per l'interrogatorio di rito. Due donne contro gli occhi del Diavolo.

 

Incommentabile. Nell'intervista, Musti paragona la propria inchiesta a quella sulla Uno bianca:

 

quest'inchiesta è per certi versi più difficile di quella sui fratelli Savi, più delicata di quella contro la 'Quinta mafia'. Là c'erano dei delinquenti, degli assassini...ma qui stiamo scoprendo cose altrettanto orrende. [...] la criminalità dei satanisti non è troppo differente da quella mafiosa.

 

Terminata l'intervista Marsiglia, con un certo undestatement, sgancia la bomba: "[testimonia contro Dimitri] anche la ragazzina di 16 anni che nel gennaio scorso ha dato inizio all'inchiesta. Sarebbe stata proprio lei... sotto gli effetti di intrugli alcolici e di psicofarmaci, a tenere per i piedini il bambino portato dalla cuginetta baby sitter all'incontro con il Maligno". La "povera vittima" cloroformizzata ha cambiato status, ora è a tutti gli effetti una "pentita".

Il giorno dopo Nicoletta Rossi da' maggiori dettagli: "Simonetta", da "semplice curiosa e vittima di uno stupro di gruppo", si è rivelata "una che studiava per diventare sacerdotessa di Satana". Rossi conferma inoltre che i genitori del bimbo, "prima ancora di ricollegarlo alla presunta esperienza con Dimitri", hanno portato "per 2 volte" il figlio da un esorcista, perché "sembrava indemoniato".

 

 

The harder they come

 

Solo a luglio Luther Blissett inizia ad interessarsi della vicenda. Credo di dover spiegare i motivi di questa lentezza di riflessi.

A Bologna lo pseudonimo collettivo transnazionale "Luther Blissett" è adottato da un cospicuo numero di persone provenienti dall'underground "controculturale" e/o dall'estrema sinistra (centri sociali, radio di movimento etc.). Il Resto del Carlino è stato più volte preso di mira da LB, con beffe mediatiche che svelavano il razzismo, il sessismo e la pochezza deontologica dei suoi cronisti, beffe spesso rivendicate sulle pagine delle testate concorrenti.

Nonostante la nostra attenzione per la cronaca locale, all'inizio sottovalutiamo la portata della montatura contro Dimitri, che consideriamo nulla più che un mentecatto, un parente metallaro di Otelma e del Mago di Arcella. E' un nostro conoscente, amico di Piergiorgio Bonora, a sollecitarci perché ci occupiamo del caso. Iniziamo a raccogliere informazioni, e capiamo un po' di cose.

Dimitri ha fondato la Bambini di Satana Corporation sperando di fare un po' di soldi vendendo gadgets, T-shirts e "consulenze esoteriche", ma è rimasto vittima delle proprie strategie promozionali (apparizioni in talk-shows televisivi, riti satanici "posati" per stampa e TV etc.) proprio nel momento in cui una lobby clericale aveva bisogno di unfolk devil da gettare in pasto alle folle inferocite.

Dimitri e Bonora hanno inoltre la duplice sfortuna di essere una coppia gay, il che aggiunge motivazioni ai loro persecutori, ma di non essere "politically correct", cosicché le organizzazioni omosessuali non vogliono "sporcarsi le mani" difendendoli. Quanto a Luongo, la sua sfiga è di essersi messo con una gelataia minorenne neurolabile che gli ha mentito dicendogli di avere diciotto anni; la madre di lei ha fatto di tutto per sabotare la relazione, finché lui non si è stancato e vi ha posto fine. Per vendicarsi, "Simonetta" ha inventato la storia del cloroformio e dello stupro rituale. Proprio come la caccia alle streghe di Salem, il 7 aprile degli sporcaccioni è iniziato col rancore di una Abigail sedotta e abbandonata, rancore prontamente incanalato e strumentalizzato da preti, pennivendoli e magistrati arrivisti. Impresa facilissima, nel clima di panico e di sospetto irrazionale seguito all'arresto di Marc Dutroux, il "mostro di Marcinelle".

In seguito, il malessere psicologico di un bimbo di 2 anni è stato frainteso dai genitori "ferventi cattolici", che si sono rivolti prima a padre Clemente e poi direttamente al GRIS. Immediatamente è scattato il collegamento col caso di "Simonetta". Quest'ultima - scopriremo poi - ha appreso di "Federico" dalle labbra degli inquirenti e del PM, dapprima ha detto di non saperne nulla ma poi, folgorata sulla via di Salem, ha confessato la propria partecipazione al presunto rito sessuale.

Nei mesi successivi, "Simonetta" vomiterà un fiume in piena di particolari sempre meno credibili, tra cui gli omicidi rituali di un immigrato africano, ucciso a coltellate, e di un bimbo rom (inutile dire che gli inquirenti non troveranno mai nessun cadavere), e coinvolgerà gente a casaccio tra cui la madre della cugina baby-sitter di "Federico" (che verrà prosciolta nell'udienza preliminare del 28 ottobre) e, più tardi, il marchese Ippolito Bevilacqua Ariosti.

 

Sono Ippolito Bevilacqua Ariosti, ho 50 anni, mi occupo di agricoltura e di immobili. Sono cattolico praticante. Una ragazzina mai conosciuta mi accusa di aver violentato minorenni, distribuito droghe, e partecipato a riti satanici con un certo Marco Dimtri che ho visto soltanto in tivù [...] La ragazzina dice anche che abbiamo fatto sacrifici umani uccidendo con 21 coltellate un extracomunitario nei sotterranei della mia dimora di campagna, Palazzo dei Rossi. L'ho appreso l'altro giorno, leggendo il Resto del Carlino che mi indica come indagato per omicidio. Un falso [...] quando sul Carlino ho letto che sono indagato sulla base di quelle affermazioni ignobili, sono rimasto sbalordito... Penso di avere il diritto che la stampa informi senza infangare e che la giustizia indaghi verificando i fatti e senza consentire assurde calunnie.

- Paola Cascella, "L'ira del marchese: 'Non sono satanista'", La Repubblica-Bologna, 24/1/1997

 

Tornando a noi, decidiamo di muoverci. Come? Luther Blissett non crede alla classica, inefficace "controinformazione" (il cercare di "ristabilire la verità"). Al contrario, vuole spingere le cose al limite, dove del tutto naturalmente esse si capovolgeranno e sfasceranno. Bisogna andare più lontano nel sistema della simulazione, spiazzare ed esagerare la paranoia, portare il loro gioco (la "disinformazione") fino all'estremo paradosso, passare ai bounty-killers mediatici informazioni stupide o sbagliate (notizie di assurde cospirazioni, depistaggi, indizi intollerabilmente ambigui...). Fare della logica propria del sistema l'arma assoluta. Omeopatia mediatica : superare l'intossicazione (panico morale) aumentando la dose di veleno (psicosi del complotto) può renderci immuni e rivelare l'intima assurdità dei loro teoremi.

Così, parallelamente ad una contro-rassegna stampa e ad un'old-fashioned "campagna di solidarietà" a livello cittadino, pianifichiamo una serie di beffe, a livello locale e nazionale, a breve e a lungo termine, da rivendicare o meno. In un rapido giro di consultazioni, veniamo a sapere che nostri omonimi di Viterbo, partendo da tutt'altri presupposti, hanno avuto più o meno la stessa idea, e già dal febbraio '96 vanno spacciando alla stampa locale (soprattutto al "Corriere di Viterbo") notizie demenziali su messe nere et similia. Hanno addirittura inventato una sorta di gruppo clandestino anti-satanico, il Comitato per la Salvaguardia della Morale (CoSaMo), a nome del quale fanno "soffiate" ai giornali sulla presenza del Maligno nelle campagne della Tuscia, informazioni che finiscono regolarmente in prima pagina senza essere verificate! E' il preludio ad una super-beffa che avrà ripercussioni in tutta Italia, e che sarà rivendicata con clamore solo nel marzo '97 (cfr. Appendice 2). Ci uniamo ai fratelli e alle sorelle viterbesi, e iniziamo la nostra cura omeopatica.

Poiché siamo collaboratori di Zero in Condotta, quindicinale bolognese diretto da Valerio Monteventi (consigliere comunale eletto come indipendente nella lista di Rifondazione, ex-verde, ex-settantasettino, ultra-garantista), è su quelle pagine che annunciamo la prima azione.

 

[...] Ho trovato per caso un teschio umano e delle ossa (roba vecchissima, proveniente da qualche laboratorio universitario o da un teatro off). Le ho chiuse in un vecchio zainetto che ho poi depositato nel bagagliaio della stazione F.S. di Bologna, accludendo questo comunicato: "Bagagliaio della stazione. Reperto: teschio e ossa umane trafugati durante il famoso rito prima del loro arrivo. doveva essere usato per il bambino. più cose tra l'appennino e la bassa di quante ne contengano le tue cronache. c'è anche una pista viterbese. con la presente avvisiamo il pubblico della nostra presenza in città. 'E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli' (Apocalisse, 20, 10). Firmato: CoSaMo"

e un articolo dal "Corriere di Viterbo" del 14/5/1996, di cui riproduco titolo, sottotitolo e catenaccio: "Dopo il ritrovamento di una 'fattura a morte' nella pineta di Valle Spina, si fa vivo un sedicente Comitato per la Salvaguardia della Morale / CACCIATORI DI 'SATANISTI' / 'Siamo quasi riusciti a catturare un gruppo di adoratori dell'occulto che stavano praticando il rito della morte maligna' - Nel centro cittadino sono ricomparsi il numero 666, che designa la 'Bestia dell'Apocalisse', e la svastica"... (Da mesi Luther Blissett spaccia alla stampa viterbese notizie su un revival satanico del tutto immaginario, dissemina residui di cerimonie bislacche, inventa ex novo movimenti d'opinione, e i giornali pubblicano tutto ciò SENZA ALCUNA VERIFICA!). Ho poi spedito lo scontrino al Carlino, alla cortese attenzione del cronista più criminalizzatore, accompagnato da un messaggio scritto coi titoli di giornale: "Ritira la borsa alla stazione. Riguarda i bambini di Satana. Importante". Mentre scrivo non so se il cronista ha ritirato il collo e se la burla ha avuto un suo culmine (la cosiddetta "punch-line")... Non è poi così importante. Ma se tutti decidessero di rompere il cazzo ai bounty-killers, se la stampa fosse contattata da un esercito di risoluti mitomani, tutta la speculazione sul "satanismo" finirebbe in burletta, qualunque cosa perderebbe credibilità, e gli spacciatori di indignazione verrebbero ridicolizzati una volta per tutte. Orsù, muovetevi: non è possibile tutto questo silenzio!

- L. Blissett, "Un teschio per il Carlino", Zero in Condotta n.19, Bologna, 12/7/1996, p.23

 

Qualcuno si sorprende: "Ma perché l'avete annunciata prima? Adesso quelli del Carlino lo verranno a sapere e non ci cascheranno!".

Da Il Resto del Carlino - Bologna, sabato 3 agosto 1996, richiamo in prima pagina + articolone all'interno:

 
Entrano in scena i "cacciatori di Satana"
Un misterioso comitato fa ritrovare al Carlino un teschio, ossa e lettere.
Il lugubre fardello era sistemato in uno zainetto. Si tratta di resti sottratti alla setta di Marco Dimitri?
servizio di Biagio Marsiglia

 

[...] un gruppo misterioso nemico giurato degli adepti del maligno, una specie di squadra di 'cacciatori di Satana'. Il loro grido di battaglia è un versetto del libro dell'Apocalisse, una promessa di guerra totale a quelli come Marco Dimitri, Piergiorgio Bonora e Gennaro Luongo, i satanisti di Bologna finiti in manette con l'accusa di violenza carnale su minore [...] dei "cacciatori di Satana", veri o presunti che siano, adesso dovrà occuparsi la magistratura, soprattutto il sostituto procuratore Lucia Musti. Lo stesso pm che ha chiesto l'arresto dei tre giovani appartenenti alla setta dei "Bambini di Satana" che in base a una prima ricostruzione dei fatti avrebbero organizzato e celebrato un rito satanico coinvolgendo un bimbo di appena due anni e mezzo. Lo avrebbero calato in una bara, vicino a uno scheletro e lo avrebbero infine violentato con una matita. Lo stesso rito cui fanno cenno gli autori della lettera anonima che ha messo il "Carlino" sulle tracce del lugubre fardello. La missiva, con l'indirizzo stampato a computer, è stata imbucata a Bologna il tre luglio scorso, subito dopo che qualcuno si era preso la briga di recarsi in stazione, al deposito bagagli, e vi aveva lasciato in custodia lo zainetto. Un'operazione semplice. Basta pagare cinquemila lire, ti rilasciano uno scontrino con relativa contromarca e te ne vai. Qualche volta gli addetti agli stanzoni in cui si ammucchiano valige e pacchettini li aprono e controllano il contenuto, altre volte no. E' chiaro che lo zainetto (che ieri è stato sequestrato dalla procura) non è stato aperto. Ed è rimasto lì per un mese intero, quando, per un motivo o per l'altro, la busta è arrivata a destinazione (al cronista di nera) ed e' stato ritirato. Costo dell'operazione 295mila lire, perché dal secondo giorno di deposito la tariffa passa dalle cinque alle diecimila lire.

Delle azioni di questo misterioso 'comitato per la salvaguardia della morale', che fa cosi' la sua prima apparizione in Emilia Romagna, ci sono tracce a Viterbo [...]

 

 

L'articolo è illustrato da ben due foto - di cui una a colori - del teschio e dello zainetto.

Rivendichiamo la beffa con un comunicato-stampa che si conclude con la frase: "Per una balla che ho inventato io, quante se le è inventate il Carlino?". Si fa viva una giornalista de La Repubblica-Bologna, dice che vorrebbe scrivere un pezzo ma il direttore non vuole. La vicenda è scabrosa e scottante, in città c'è troppa isteria e il gioco dello scontro fra testate ancora non vale la candela nera. L'unico a "coprire" la notizia è un quotidiano non-bolognese, Il giorno. Il 10 agosto, Diego Gabutti scrive:

 

[...] Una storia bellissima, di quelle ai confini della realtà, forti e massicce, da brivido teologico: un cimitero sotto la luna, gli adoratori del diavolo che stanno per sacrificare la loro solita vittima umana, le ossa biancheggianti, il teschio che ghigna e sbatte le mascelle, poi i cacciatori di satanisti all'assalto. Un vero peccato che non sia vera. Meriterebbe d'esserlo, ma niente da fare: la storia è una balla e il "Carlino" se l'è bevuta. Non esistono, ahimè, gli esorcisti clandestini. Tutta la faccenda è una burla di Luther Blissett, il guerrigliero mediatico che da anni sbertuccia giornali e case editrici inventando notizie, imbambolando l'informazione, rispondendo all'insensatezza della cronaca con insensatezze peggiori, colpo su colpo [...] Fossero solo scherzi, si riderebbe e amen. Ma c'è qualcosa d'inquietante nei miraggi messi a fuoco da Luther Blissett. Ogni burla riuscita del guerrigliero massmediatico suggerisce un dubbio radicale sulla natura dell'informazione e della realtà. Potrebbero essere burle, volontarie o involontarie poco importa, tutte quante le notizie che ci scorrono sotto gli occhi, compresa quella che stavolta ha ispirato il burlone reo, confesso e recidivo. Non esistono i "Cacciatori di Satana". Perché dovrebbero esistere i "Bambini di Satana"? [...]

 

Lo stesso giorno alcuni amici di Gennaro Luongo scrivono ai giornali chiedendo gli arresti domiciliari e "chiarezza e celerità su tutta la vicenda". Dimitri, Bonora e Luongo sono duramente provati dal carcere. Il clima è talmente pesante che ci rallegriamo del fatto che La Repubblica faccia precedere l'espressione "violenza carnale" dall'aggettivo "presunta".

Pianifichiamo una "campagna d'autunno", contattiamo Enrico Brizzi e Stefano Benni, discutiamo con Monteventi. A settembre annunciamo una petizione ed uno speciale-BdS su Zero in condotta. Finalmente riusciamo a scuotere la stampa locale (Carlino escluso, ovviamente). Ecco i titoli de l'Unità-Mattina e de La Repubblica-Bologna del 24/9:

 

BAMBINI DI SATANA
"Ecco la controinchiesta"
Luther Blissett sfida la Procura e la stampa. Sul prossimo numero
di "Zero in condotta" uno speciale contro la tendenza a creare mostri
 
UN APPELLO PER DIMITRI:
"LIBERATELO"
Nasce il fronte contro l'inchiesta
 

 

Cominciamo a ricostruire il caso su Zero in condotta, analizziamo la casistica del Satanic Ritual Abuse, ci facciamo spedire libri dagli USA, perlustriamo Internet. Infine passiamo dal particolare al generale, cercando di comprendere i rapporti tra l'onda lunga degli eventi statunitensi e il panico morale che sta scuotendo l'Europa. Decido di scrivere un libro.

Zero in condotta pubblica anche il testo della nostra petizione.

 

Dal 6 giugno scorso Marco Dimitri, Piergiorgio Bonora e Gennaro Luongo (conosciuti come i "Bambini di Satana") sono detenuti al carcere della Dozza con accuse gravissime di plagio e abusi sessuali su minori. Questa prolungata "custodia cautelare" li ha prostrati fisicamente e psicologicamente.

Il 9 agosto gli avvocati di Luongo e Bonora hanno chiesto gli arresti domiciliari per i loro assistiti, ma per la Procura essi sono "socialmente pericolosi", quindi non scarcerabili.

Pochi mesi fa, sempre a Bologna, gli arresti domiciliari sono stati concessi ad alcuni nazisti responsabili di una rivoltante "caccia all'immigrato" per le vie del centro. Il Tribunale del riesame ritiene i "bambini di Satana" più pericolosi degli squadristi?

A dispregio della "presunzione d'innocenza", e benché nel corso dell'inchiesta siano sorti e continuino a sorgere dubbi sull'attendibilità delle testimonianze, per la cosiddetta "opinione pubblica" gli imputati sembrano essere già colpevoli. Una campagna di stampa denigratoria ha sconquassato la città prima ancora degli arresti, preparando il terreno per qualunque scelta repressiva; dopo gli arresti, il tono si è fatto ancora più isterico, e la disinformazione-spettacolo ha superato i livelli di guardia. Agli avvocati della difesa è stato concesso pochissimo spazio, mentre il Pubblico Ministero Lucia Musti ha potuto usare tutti gli organi di informazione come tribune da cui esporre il suo teorema (quello di un "network" nazionale di satanisti pedofili con Bologna come centro) e per annunciare al pubblico l'apertura di nuove "piste": la "pista campana", la "pista ligure", etc. Molti degli articoli pubblicati sul caso erano vera e propria fiction.

La sistematica demonizzazione (mai termine fu più appropriato) prosegue ora a livello nazionale, e coinvolge la musica death metal, i "giochi di ruolo" etc. Si richiede a gran voce la censura. Al mercato dei sentimenti l'"indignazione" sembra essere la merce più richiesta ma, come ha scritto Nietzsche, "nessuno è più un falso di un uomo indignato".

Tutto questo nel silenzio colpevole degli opinion leaders "garantisti", delle organizzazioni per i diritti umani e civili, delle organizzazioni omosessuali (Dimitri e Bonora sono gay dichiarati, e non è difficile vedere all'opera in questa inchiesta l'equazione gay = pedofilo stupratore). Questi imputati non sono "politicamente corretti", sono "brutti, sporchi e cattivi", e quasi nessuno ha voluto sporcarsi le mani con loro.

Noi ci opponiamo a questo clima da caccia alle streghe, e chiediamo:

1. la scarcerazione di Dimitri, Bonora e Luongo;

2. una riconsiderazione globale del caso da parte dei media locali e nazionali: pari opportunità per accusa e difesa, ospitalità alle voci critiche (che si spera siano sempre di più).

 

Luther Blissett Project - Enrico Brizzi (scrittore) - Valerio Monteventi (consigliere comunale PRC) - Libreria Grafton 9

 

Nelle settimane successive iniziamo a registrare reazioni da parte delle persone e dei gruppi da noi chiamati in causa: su L'Espresso del 3/10/96, nel contesto di una pseudo-inchiesta di Enrico Arosio sul "ritorno del satanismo", il portavoce del GRIS Giuseppe Ferrari dichiara: "[...] abbiamo registrato contatti [dei satanisti] con gruppi di autonomi e di anarchici [...]". Benché Luther Blissett non abbia in realtà nulla a che vedere coi citati teatrini militonti e nichilisti, non è difficile decifrare l'allusione. Ad ogni modo, i Taleban del cardinale Biffi non possono ancora impiccarci in piazza... per il momento. Particolare interessante, a detta dello stesso Arosio il GRIS "opera per conto dei vescovi e fa dell'allarme sociale una bandiera".

Sul Carlino-Bologna del 6/10/96, Canditi osserva perplesso che sul caso Dimitri c'è più tensione che sul processo ai rapitori di Aldo Moro. Si tratta di un riferimento comprensibile a pochi intimi, quasi un messaggio cifrato: il paragone coi vari processi Moro suonerebbe ben strano se L.B. non avesse sollevato un polverone sulla vicenda Dimitri, la cui "politicità" non era evidente prima della campagna di controinformazione.

Tanto il GRIS quanto Canditi sembrano allertare - con riferimenti criptici al terrorismo e all'eversione di sinistra - chiunque si azzardi a criticare la nuova Inquisizione. Ma Canditi sa bene che la prima fila dei fomentatori d'odio e degli strateghi della tensione è interamente occupata dai velinari del suo giornale, e dalla stessa Lucia Musti, che rilascia interviste e dichiarazioni allarmistiche un giorno sì e l'altro pure.

 

 

Me e Zanotti a mezzanotte

 

Davide Zanotti da Arcola (La Spezia), metallaro trentenne ex-membro della Bambini di Satana Corporation, è uno dei più strani personaggi "di contorno" del caso Dimitri.

I "trofei" trovati in casa sua (teschi e altre ossa umane fregate in qualche cimitero, più svariate lettere di teenagers sue corrispondenti) bastano a giustificare presso l'opinione pubblica l'esistenza di una "pista ligure". Analogamente, la frequentazione di Dimitri con persone legate a circoli esoterici della Capitale fa parlare di una "pista romana". Infine, i vaneggiamenti di una signora di Pompei ("Nuovi guai per i Bambini di Satana. Messe nere anche nel santuario di Pompei?... Una madre... denuncia che Marco Dimitri... ha catturato il figlio psicolabile facendogli bere un intruglio nero", Canditi,17/6/96) regalano a lettori e telespettatori una "pista campana". Ne risulta un'immaginaria cospirazione a livello nazionale, e una "Operazione Diablo" delle forze dell'ordine atta a stroncarla (e come sempre paga Pantalone).

Torniamo a Zanotti: dopo lo scoppio del caso Dimitri, la Procura della Spezia comincia ad indagare su di lui. L'inchiesta è affidata al PM Alberto Cardino, che sta avendo il suo quarto d'ora di celebrità per le sue indagini sulla "Tangentopoli 2" e sull'amministrazione Necci delle FS. Cardino fa perquisire l'appartamento di Zanotti poi, esagerando, lo mette agli arresti domiciliari.

Le lettere sequestrate a Zanotti sono zeppe di frottole assurde: orge, mutilazioni di animali, profanazioni di cadaveri... Tutto venato di ironia o di nihilismo adolescenziale. Quando ci mettono le mani sopra, molti giornalisti si sentono sfidati a scrivere di peggio: prendono tutto alla lettera, sparano titoli terroristici, intervistano preti, sociologi e demonologi... Un bell'esempio è il servizio di Epoca del 4/10/96 a firma Grazia Casadei, intitolato "Satana, amore mio, ho bisogno di uccidere":

 

[...] centinaia di lettere, che non configurano alcun reato, ma gettano una luce sinistra sui seguaci del Principe delle Tenebre [...] gli adoratori di Belzebù sono quasi sempre donne, anzi ragazze tra i 15 e i 25 anni... sono tutte maniache del "death metal", ovvero il rock della morte. E' proprio su alcune riviste di musica diabolica che hanno letto gli appelli di Zanotti. Leggiamo il testo di una delle sue inserzioni: "Vorrei corrispondere con girls dell'inferno, affinché possano attraversare le porte oscure e scendere oltre il confine del male..." [...] Una sedicenne è cotta, per lei "Dave" (cioè Zanotti) è "grandioso, una bestia devastante degna di adorazione". A Pamela, di Domodossola, il cuore batte forte forte: "Non ti conosco di persona", scrive a Davide, "ma sento di provare qualcosa per te. Forse sarà che abbiamo lo stesso colore dell'anima, il nero... Mi dispiace un casino che non ci possiamo incontrare, ci tenevo". Per Rossana, di Lecco, Zanotti è un "principe". Ci mette tutta sé stessa, Rossana, nelle lettere dedicate al suo Dave. Sette pagine, rigorosamente nere con inchiostro bianco e intarsi di raso viola [...] Sulla busta aleggiano il demonio e creature infernali disegnate con precisione maniacale. Nel testo tutte le "T" sono rovesciate, proprio come la croce satanica [...] Grondano odio le ragazze dell'inferno. Contro tutto, Santa Romana Chiesa in testa. Sempre Pamela, quella di Domodossola, gocce del suo sangue sparse qua e là sulle quattro facciate della lettera: "Odio, il mio odio è incontrollabile. Odio tutti, ma soprattutto me stessa. Odio i preti, le suore. Ora sulla mia fronte c'è incisa una stupenda croce rovesciata. A Dave the best, tu sei l'unico che mi può capire [...] Semplici sfoghi di menti malate? Esplosioni di innocuo delirio? Mica tanto. Sentite cosa arriva a dire Zanotti a un'amica che fa la baby-sitter: "Devi avere un'abominevole quantità di pazienza a sopportare i marmocchi, io non resisterei un minuto. Prenderei un'enorme ascia e comincerei ad usarla contro le loro piccole e fragili teste". Per fortuna la baby sitter non gli ha dato retta. Ma mettetevi nei panni di quei genitori [...] "Per puro divertimento... ho accecato alcuni fagiani..." [...] Dalle lettere salta fuori la storia del teschio in dono. Lo desidera ardentemente Paola, romana, indagata dalla procura di La Spezia per ricettazione. Chiede a Dave di procurargliene uno. Sogno esaudito. All'arrivo del pacco regalo, il 18 gennaio 1996, lei non sta nella pelle dalla felicità: "Ave, essere degli inferi, ho ricevuto il teschio, è davvero grazioso". E poi il battesimo del cranio: "Dopo aver notato che gli erano rimasti solo i denti canini, l'ho chiamato Vladimiro. Grazie davvero!" [...] Spacconate, si dirà. Però intanto una dodicenne di Domodossolo racconta a Zanotti di essere stata posseduta da ben 23 uomini durante una sola notte. Dove? Sul mamrmo di un altare consacrato al demonio, sporco di sangue, piume di galline e cera di candele nere. Il testo agli atti dell'inchiesta, è sotto chiave nel cassetto di Cardino, accanto ai dossier di Tangentopoli bis [...]

 

Le trascrizioni delle telefonate di Necci sono divertenti, ma il teschio Vladimiro è più simpatico.

 

 
A change is gonna come

 

E' evidente che Lucia Musti, parlando di "omertà mafiosa" e accennando ripetutamente a "minacce di morte" e tentativi di "inquinare le prove", intende dare l'idea di una Bologna sotto assedio, alla mercé di satanisti in clandestinità pronti a sabotare la sua inchiesta. Questo affinché i media la rappresentino come una prode Giovanna d'Arco. Ma il giochetto non può riuscirle per sempre.

Una curiosità: uno degli imputati minori è Cristina Bagnolini (in arte Maddalena Stradivari, la "strega dei Castelli"), la cui partecipazione ad alcuni riti dei BdS ha fatto pensare ad una "pista romana". Cristina confessa in lacrime di non essere mai stata satanista e di essersi inventata una setta (e dei riti per propiziare il Demonio) al solo scopo di farsi pubblicità. Difatti, è riuscita ad apparire al Maurizio Costanzo Show: chi avrà il coraggio di biasimare lei anziché il coglione che l'ha ospitata?

Bene, la stampa bolognese da' ampio risalto ad una (presunta) aggressione subita da Musti ad opera del fidanzato di Cristina, lucidamente descritto dal Carlino del 18/9 come "un 'indemoniato' romano". Anche stavolta Giovanna d'Arco ottiene ciò che vuole; il pezzo (non firmato) del Carlino si conclude infatti così:

 

L'episodio dimostra una volta di più quanto sia efficace l'inchiesta condotta dalla dottoressa Musti che sta scardinando dalle fondamenta l'intera organizzazione bolognese.

 

E' invece ovvio che quest'episodio, che sia avvenuto o meno, non "dimostra" un bel niente, se non il fatto che c'è chi ritiene la nostra vice-procuratora un personaggio odioso e insopportabile. E' probabile che qualcuno lo pensasse anche di Torquemada, ma da ciò non si può concludere che l'Inquisizione fosse nel giusto.

Il 10/10 la stampa da' notizia della richiesta di rinvio a giudizio (rinviata per mesi ben oltre il tollerabile, con gli imputati "dimenticati" alla Dozza come cani chiusi in un'auto al sole) e dell'apertura di un nuovo filone d'indagini sui presunti sacrifici umani.

 

RITI DEMONIACI. INDAGINI E RISERBO.

Con le richieste di rinvio a giudizio si è chiusa l'inchiesta sul gruppo di satanisti accusati di avere violentato un bambino durante un rito, coinvolto ragazzine minorenni e dissotterrato cadaveri. Un'indagine difficile, che ha suscitato grande allarme sociale insieme a numerose perplessita'. Interrogativi che si ripropongono dopo la lettura delle richieste del pm.

Gli imputati sono infatti accusati di riti satanici avvenuti in luoghi che gli inquirenti confessano di non essere riusciti a individuare, con l'uso di sostanze stupefacenti non individuate, dove si fa riferimento a tombe violate e sottrazione di cadaveri in luogo imprecisato'.

Solo la lettura degli atti consentirà una valutazione complessiva dell'inchiesta e spetterà ora al Gip decidere se processare Marco Dimitri e compagnia satanica. Ma un'osservazione si può fare fin d'ora.

Insieme alla richiesta di rinvio a giudizio giunge la notizia che la Procura sta continuando a indagare sulla possibilità che durante i riti satanici siano stati consumati sacrifici umani. Dato che non risulta siano stati trovati cadaveri, né esistono sospetti che tra gli scomparsi vi siano vittime di satanisti, sarebbe forse opportuno che i giudici indagassero in silenzio evitando di diffondere notizie tanto allarmanti quanto inverosimili in assenza di giudizi significativi".

- a.bz., La Repubblica-Bologna, 1/10/96

 

La Repubblica prende questa posizione proprio mentre la Procura inizia a dare segni di crescente nervosismo: lo stesso giorno su L'Unità-Mattina - forse il giornale locale più cool e garantista - il Procuratore capo Ennio Fortuna si rivolge direttamente (senza nominarlo) a Luther Blissett dichiarando:

 

Questa inchiesta non intende criminalizzare il dissenso, o perseguire le idee, come qualcuno ha sostenuto, ma procede contro fatti gravi e oggettivi. E i diritti della difesa sono stati garantiti.

 

La lingua batte dove il dente duole.

Il 15/10 Gennaro Luongo viene scarcerato per decorrenza dei termini. Dimitri e Bonora restano alla Dozza in attesa del processo, il cui inizio è fissato per il 13 febbraio.

Il 16/10 La Repubblica intervista "T.U.", madre della baby-sitter nonché sorella della madre di "Federico", accusata di essere iltrait d'union coi satanisti. Secondo l'Accusa, "T.U." frequentava la sede di via Riva Reno per per farsi leggere le carte, e avrebbe venduto a Dimitri la figlia e il nipotino per pagarsi le salatissime parcelle della setta. Uno scenario non credibilissimo...

L'intervista contiene alcune affermazioni interessanti:

 

Sarei pronta a giurare che il mio nipotino non ha mai neppure visto un rito satanico. [Di quali segni si parla?] L'insofferenza per il pannolone? Oppure il rifiuto di alcuni cibi, come la carne? Il bambino ha cominciato ad avere quei problemi mesi prima dell'estate del '95, quando secondo la madre avrebbe subito le violenze dei satanisti. Gli era nata la sorellina, magari la sua era una "normale" forma di regressione, come capita a tanti fratelli maggiori [...] In tutta questa vicenda processuale che apparentemente è nata per la necessità di proteggere i minori, proprio i bambini risultano meno tutelati. Mia figlia è parte lesa, ma nessuno le crede. Quando i suoi amici minorenni confermano di essere stati loro, e non i satanisti, ad incontrarla durante la villeggiatura, vengono accusati di favoreggiamento.

 

Alla domanda: "Le accuse... arrivano prima di tutto da sua sorella. Che interesse avrebbe ad inguaiare voi che siete i suoi familiari?", "T.U." risponde con franchezza: "Non lo so". Neanche il Gip Grazia Nart riesce a farsene un'idea, e l'udienza preliminare del 28/10 si conclude col proscioglimento di "T.U.". Altre decisioni del Gip sono i rinvii a giudizio per Cristina Bagnolini e per un altro imputato "minore", Damiano Berto. L'udienza è saltata a pie' pari da Dimitri, Bonora e Luongo, i cui avvocati hanno presentato un'istanza di rito immediato per arrivare direttamente al processo di febbraio.

La mattina dello stesso giorno, nei pressi di Porta Mascarella, le forze dell'ordine sgomberano una casa occupata dal Teatro Situazionautico "Luther Blissett" et alii, sequestrando agli squatters un copione, un drappo nero e alcuni comunissimi coltelli da cucina. "Ci fate le messe nere con questa roba?", chiedono - ecco un bell'effetto [neanche troppo] collaterale dell'inchiesta.

Nel frattempo le ricostruzioni di "Simonetta" si fanno sempre più lisergiche e sconcertanti: rapporti sessuali con cadaveri, uno spadone e un teschio utilizzati come attrezzi sessuali, rapporti tra satanismo e mafia, "veri capi satanisti" che manovrano nell'ombra (imprenditori, politici, pubblici amministratori...),un'organizzazione che perseguita chi abbandona la setta ("gente cattiva che lancia delle gran maledizioni con dei gran demoni addosso. Impossibile liberarsene"), minori venduti ad una rete internazionale di "pedofili". Sul Carlino del 22 gennaio '97 Canditi commenta:

 

Uno dei canali potrebbe essere Internet. Ma non si è mai saputo esattamente se nei dischetti trovati nella sede della Bambini di Satana esistono davvero le tracce di questo turpe mercato.

 

Al cap.5 il lettore scoprirà quali sono le "fonti" di Canditi sulla "pedofilia" in Internet.

Dalle dichiarazioni di "Simonetta" e dall'eccesso di zelo del GRIS nascono e si ramificano tante storie parallele di cui è impossibile rendere conto in un'opera non ipertestuale. E' molto più importante riportare un articolo un articolo apparso su l'Unità-Mattina del 7/2/97:

 
Processo ai satanisti - Il precedente
La superteste li accusò, furono assolti

 

Dimitri e compagni non sono gli unici ad aver avuto l'"onore" di una denuncia da parte di Simonetta. Nel '94, infatti, la stessa sorte è toccata a dei compagni di scuola, ragazzini di quattordici anni accusati addirittura di estorsione e lesioni personali per alcuni scherzi di carnevale. La querela, sporta ufficialmente dalla madre di Simonetta, è arrivata fino in Tribunale. Ma poi non c'è stato alcun processo perch il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto non fondate le accuse e dopo pochi mesi dal fatto ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale nei confronti dei tre adolescenti. I quali, a loro volta, hanno intrapreso una causa civile con richiesta di risarcimento danni.

L'episodio risale a circa tre anni fa, nel periodo di Carnevale. Alcuni studenti della scuola organizzano una festa. Per partecipare - stando a quanto si è potuto apprendere - a Simonetta, come agli altri, vengono chieste alcune migliaia di lire. Lei si lamenta, gli amici insistono, nasce una discussione accesa. Alla prima occasione, forse per ripicca, la ragazza viene "schiumata" abbondantemente. Un gioco, una goliardata. Ma lei non la pensa così, e insieme alla madre sporge denuncia nei confronti degli "amici", descritti addirittura "con una mentalità da associazione a delinquere" tanto da mettere in atto un'estorsione. E lamenta lesioni agli occhi per colpa della schiuma. Ma il giudice non trova traccia di nessuno di questi reati.

 

Negli stessi giorni, "Simonetta" dice di essere stata aggredita a pugni e schiaffi da uno sconosciuto sceso da un'auto di grossa cilindrata mentre lei telefonava alla sua psicologa da una cabina, "un pestaggio in nome di Satana".

L'11 febbraio, dopo oltre nove mesi di carcerazione preventiva, finalmente Dimitri ha l'occasione di dire la sua in un'intervista a La Repubblica.:

 

Sono solo. Non ho nessuno, né genitori, né parenti. Per favore, qualcuno mi dia una mano [...] Soffro di attacchi d'ansia, mi curano col Tavor e il Prozac [...] Sono io il vero violentato [...] Le pare che io possa... uccidere a colpi d'ascia povere vittime fra le pareti di un condominio in via Riva Reno? [...] Alla base di tutto c'è la chiesa che vuole distruggere le sette sataniche. Il Gris è la sua longa manus [...] in questi anni non sono mancati i segnali... Irruzioni durante i riti da parte dei carabinieri, consigli di lasciar perdere [...] il ruolo del Gris è evidente. La madre di Simonetta ha portato la figlia varie volte dall'esorcista, come la madre di Federico. Entrambe sono religiosissime. Simonetta è stata a lungo seguita da una psicologa del Gris che avrebbe partecipato anche a molti interrogatori. Persino la donna che faceva le pulizie a casa mia un certo giorno fu dirottata verso la canonica di un parroco. Chi se ne occupò? Il Gris [...] [La mamma di "Federico"] lo martella mostrandogli continuamente le nostre immagini. [...] queste persone probabilmente agiscono in buona fede, senza rendersi conto che altri le stanno strumentalizzando.

 

Dimitri ha toccato in poche frasi quasi tutti i punti nevralgici dell'inchiesta. Musti non può sopportarlo, e dichiara all'ANSA che Dimitri "non ha diritto di dare interviste in carcere".

Rispetto ai primi mesi dell'inchiesta, i giochi sono ormai scoperti: con la scontata eccezione del "Carlino" (che inneggia sempre meno implicitamente alla Jihad contro froci e senzadìo), nelle ricostruzioni della vicenda si insinua il dubbio - e anche qualcosa di più - che "Simonetta" sia inattendibile, neurolabile e manovrata da Lucia Musti e che il piccolo "Federico" sia shockato e strumentalizzato.

La cosa che più ci dà soddisfazione è la definitiva scelta garantista di Repubblica.: l'editoriale di Aldo Balzanelli che saluta l'inizio del processo ("Ma l'imputato non è Satana", 13/2/97) dice le stesse cose che andiamo scrivendo da mesi. Ben scavato, vecchia talpa!

 

... non sarà un processo come gli altri, perché l'inchiesta, fin dall'inizio, si è sviluppata in un clima da inquisizione, di vera e propria caccia alle streghe, con tanto di esorcisti e riti purificatori, di ricerca di tombe profanate (peraltro mai trovate), sullo sfondo di un mondo parallelo e speculare a quello dei cultori di Satana che pare aver trasformato questa vicenda in una sorta di guerra finale contro il Demonio. Un clima che, occorre dirlo, abbiamo contribuito anche noi giornalisti, chi più chi meno, almeno all'inizio delle indagini.

Sul banco degli imputati oggi non sono quindi tre ragazzotti scapestrati, sospettati certamente di gravi reati, ma il Male personificato. Un'entità dai mille tentacoli, capace di ordinare sacrifici umani, di stuprare bambini nei sepolcri violati, di filmarne la morte [...]

La questione è che in tanti mesi di indagini nessuno di questi agghiaccianti sospetti ha trovato un solo riscontro. Sono state scavate buche, scoperchiate tombe, esaminati palmo a palmo casolari e ville di periferia, passata al setaccio la sede della setta in via Riva Reno. Nulla [...] Tutto l'impainto di accusa dunque appare fondato sulle rivelazioni di Simonetta, la ragazzina che ha denunciato di essere stata violentata in un rito demoniaco. Un racconto che gli psicologi hanno definito, a quanto si dice, attendibile. Ma Simonetta è la stessa testimone che racconta di cadaveri sventrati, fatti a pezzi e bruciati in un forno. Di messe nere celebrate in un palazzo di Pontecchio Marconi dove non è stato trovato nulla Di un "terzo livello" della setta affollato di personaggi insospettabili e potentissimi, persino di dirigenti dell'Usl da cui dipendono i servizi sociali che si occupano di lei. Qualche dubbio sulla sua attendibilità, soprattutto se i suoi racconti non hanno mai trovato riscontri, è lecito avanzarlo.

Dubbi che d'altra parte sorgono spontanei anche in relazione al caso dell'altra vittima dei satanisti. [...] Il bimbo avrebbe confermato tutto mimando con dei pupazzi quanto accaduto [...] Ma anche qui appare sconcertante il fatto che l'attendibilità del "racconto" del bambino sia fondata quasi esclusivamente non sull'osservazione diretta del perito, ma sua quanto riferito dalla madre e da un'amica di famiglia. Un ambiente, quello familiare, duramente provato dalla vicenda, ma anche pervaso di una religiosità fortissima. Basti pensare che la madre, di fronte ad alcuni comportamenti "strani" del figlio decise di portarlo da un esorcista [...]

P.S. In una recentissima intervista (non smentita) all'Ansa, la PM Lucia Musti ha detto che "Marco Dimitri è in carcere per accuse infamanti. Non ha diritto di dare interviste in carcere, non ha la stessa dignità di gente rinchiusa per reati connessi al terrorismo. Non perché sia un cittadino di serie B, ma un conto è che parli Francesca Mambro: se parla Dimitri è ingiusto verso i detenuti comuni.". Forse la dottoressa Musti dimentica che:

1) [...] Dimitri è imputato di violenza carnale. Contro di lui non è stato ancora celebrato neppure un solo processo. Si proclama innocente.

2) Francesca Mambro ha tutti i diritti di dare interviste in carcere e di dirsi innocente. Lo stesso diritto ha Marco Dimitri e un magistrato più di altri dovrebbe sapere che anche per il diavolo vale la presunzione di innocenza almeno fino alla sentenza definitiva.

 

Il processo inizia tra clamori mediatici, scenate di Lucia Musti (non vuole che gli imputati parlino tra loro o coi giornalisti), scontri tra accusa e difesa, Bonora che dice la frase del crocifisso e viene riportato alla Dozza.

In aula faccio il Peter Parker (ovvero: mi camuffo da giornalista e non rivelo a nessuno la mia identità).Guardare Dimitri chiuso nella gabbia degli imputati o trascinato in catene per i corridoi del Tribunale fa venire un groppo alla gola. Luongo è processato a piede libero, siede di fianco al suo avvocato Carla Mei e traspira copiosamente. Nella pausa di un'udienza gli dico chi sono, scambiamo qualche parola: dice che, una volta assolto, vuole scrivere un libro sulla sua esperienza. Mi chiede come si fa a prendere contatti con un editore. Noto che Canditi non è quasi mai in aula: sta coi carabinieri in corridoio, entra solo durante le pause e conversa amabilmente con Lucia Musti.

Arriva il giorno di "Simonetta". Udienza a porte chiuse perché è minorenne. Inizia a rispondere alle domande del PM. Prima ancora del controesame da parte della Difesa, si fa cogliere da un malore, stramazza al suolo, fa interrompere la seduta e dichiara che la situazione è per lei causa di stress. Morale della favola: non verrà più a deporre. Considerato che l'intero processo è costruito sulle sue accuse, e che l'interrogatorio non ha toccato nemmeno la metà degli incredibili episodi da lei narrati, la decisione puzza. Bonora commenta: "Non sono neanche capaci di costruire bene le montature". Il processo prosegue monco. A questo punto, negli stessi giorni in cui i viterbesi fanno scalpore rivendicando la loro maxi-beffa, comincio a scrivere il libro.

 

 

3. Il silenzio di Satana

 

Per almeno otto anni abbiamo condotto indagini sulla base di quanto affermato dalle presunte vittime di abusi rituali. Per quanto riguarda sacrifici umani o complotti satanici, non abbiamo avuto alcun riscontro. Non serve giustificare questa mancanza di prove con la grande organizzazione dei satanisti o con l'inadeguatezza dei mezzi a nostra disposizione. Spetta ora agli specialisti in ambito psichiatrico, e non alle forze dell'ordine, spiegare perché le vittime raccontano cose che non risultano essere avvenute.

Kenneth V. Lanning, FBI Behavioral Science Unit, cit. in:
"Frequently Asked Questions about the False Memory Syndrome Foundation", http://iquest.com/~fitz/fmsf/faq.htm , pag.12.
 

La puntata di "X Files" andata in onda domenica 20 ottobre su Italia 1 era dedicata al "panico morale" suscitato dal satanismo. Gli azzimati e inespressivi Mulder e Scully hanno fatto diversi riferimenti al caso della McMartin Pre-School... Lungi dal considerare miei alleati l'FBI o l'Academy Group, devo ammettere che la cosa non mi è dispiaciuta. Mi sto forse rincitrullendo?

L. Blissett, "Non giocatevi la testa col diavolo", Zero in condotta, Bologna, 8/11/96
 

Negli USA, per tutti gli anni '80 e oltre, gli abusi sessuali su minori (e gli SRA in particolare) sono stati il pretesto per una campagna terroristica da parte di bigotti e "moralizzatori" di tutte le risme, concretizzatasi in centinaia di arresti e processi, leggi speciali, finanziamenti pubblici a sedicenti programmi di assistenza alle vittime, etc.

 

L'Abuso Rituale Satanico ha a che vedere con la tolleranza religiosa, perché diversi gruppi - il più delle volte pacifici e benigni - vengono accusati di stuprare, mutilare, condizionare e uccidere bambini e adulti.

L'SRA è assurto agli onori delle cronache nordamericane nel 1980, con il primo libro di una "sopravvissuta all'SRA", Michelle Remembers, che descriveva orrende violenze sessuali e fisiche presuntamente subite dalla co-autrice, Michelle Smith. Smith descriveva i propri carnefici come satanisti persuasi che il dolore inflitto alle loro vittime avrebbe aumentato i loro poteri magici. [Secondo Smith] erano anche dediti al cannibalismo e a sacrifici umani.

Non vi è documentazione di casi di SRA prima del 1980, ma dopo l'uscita di Michelle Remembers vi fu un'esplosione di casi del genere. Si tennero processi per abusi identici o quasi a quelli descritti da Michelle. [Un'indagine condotta dagli autori del libro Satan's Silence] ha dimostrato che il libro è una truffa. I rituali descritti dal co-autore Dr. Lawrence Pazder erano presi pari pari dalle sue ricerche sulle religioni native africane. [Pazder] ha dichiarato di non aver mai detto che gli eventi del libro fossero realmente avvenuti.

Molti altri libri di "sopravvissuti" furono poi pubblicati da autori evangelici o fondamentalisti cristiani. I più influenti furono Satan's Underground e He Came to Set the Captives Free, che sono stati esaminati da gruppi evangelici e svelati come frodi.

Un'intera industria è sorta allo scopo di sostenere l'esistenza dell'SRA. Molti evangelici e fondamentalisti cristiani entrarono nel circuito di lezioni, seminari e pubblicazioni il cui scopo era fomentare il "panico satanico" [...] Durante gli anni '80 molti ufficiali di polizia si unirono all'industria dell'SRA [...] Ma divenne presto evidente che non c'era alcuna prova documentale dell'esistenza di complotti satanici. Se le testimonianze dei "sopravvissuti" fossero state vere, le prove sarebbero state visibili [...] Vi erano molte prove testimoniali, vale a dire i ricordi di centinaia di "sopravvissuti" bambini e decine di migliaia di "sopravvissuti" adulti. Secondo molti esperti si tratta di falsi ricordi, creati nelle menti dei bambini da scorrette procedure di interrogatorio, e in quelle degli adulti da capziose pratiche psicoterapeutiche. Tutti concordano sul fatto che i "sopravvissuti" mentono molto raramente: essi dicono la "verità" come la ricordano, ma cresce la convinzione che gli eventi che ricordano non siano reali. Oggi molti ufficiali di polizia sono molto scettici sull'esistenza dell'SRA.

[...] Nel 1991, lo stato della Virginia ha investigato sull'SRA e non ha scoperto nulla. Nel 1994, i governi britannico e olandese hanno condotto estese indagini e non hanno scoperto nulla. Più di recente, uno studio del governo degli Stati Uniti si è basato sulle segnalazioni di 10.000 tra psichiatri, assistenti sociali, stazioni di polizia, procure distrettuali etc. Hanno scoperto solo un caso probabile di SRA.

- "Satanic Ritual Abuse (SRA)", http://web.canlink.com/ocrt/sra.htm

 

 

Il caso McMartin

 

Il processo più sensazionale fu quello contro i proprietari e gli insegnanti della scuola materna McMartin di Manhattan Beach, California. Fu il più lungo processo penale della storia statunitense (6 anni, dal 1983 al 1989), oltreché il più costoso ($15.000.000 spesi dallo stato di California), e si concluse con la piena assoluzione degli imputati.

La McMartin Pre-School era di proprietà di Peggy Buckey e di sua madre, Virginia McMartin. Ray Buckey (25 anni) figlio di Peggy, lavorava alla scuola come assistente part-time. Il 12 agosto 1983 la trentenne Judy Johnson, introversa ex-studentessa di teologia, si rivolse alla polizia dicendo che suo figlio Matthew di due anni era stato molestato a scuola da Ray Buckey. Incredibilmente, benché non ci fossero segni di violenza fisica né conferme da parte di altri bambini, Ray fu arrestato il 2 settembre, e la sua casa perquisita in cerca di prove e/o di materiale pornografico. Non fu trovato niente, Ray negò con forza ogni accusa e venne rilasciato.

Il capo della polizia di Manhattan Beach fomentò il panico spedendo una lettera "strettamente riservata" a circa 200 genitori di alunni ed ex-alunni della McMartin. Nella lettera si riteneva "possibile" che Ray, "fingendo di misurare la loro temperatura", avesse sottoposto i bambini a "sesso orale, palpazioni dell'area genitale e delle natiche, sodomia". I genitori erano invitati a cercare conferma interrogando i bambini.

Più tardi, centinaia di bambini furono esaminati dal CII, Children's Institute International. Entro la primavera 1984, a 360 di essi venne diagnosticato un trauma psicologico da subite violenze sessuali.

Una TV locale affiliata all'ABC venne a sapere della cosa, e trasmise un servizio su un possibile collegamento tra la scuola e giri di pornografia infantile e di "industria del sesso" nei paraggi di Los Angeles.

L'intera città, in primis i genitori delle presunte vittime, fu presa dall'isteria: i bambini furono sottoposti a pressioni continue da parte dei genitori e del CII, e ricompensati se davano le risposte "giuste" a domande sempre più subdole e capziose. Ne venne fuori che erano stati stuprati; che erano stati costretti a partecipare a film pornografici e a farsi fotografare; che avevano assistito alla mutilazione e all'uccisione di animali; che erano stati costretti a partecipare a rituali satanici, compreso l'omicidio rituale di bambini dei quali Ray aveva bevuto il sangue e bruciati i cadaveri; che avevano visto partecipare ai riti noti attori come Chuck Norris e uomini politici; che erano stati chiusi in una bara e calati in una fossa; che erano stati molestati in un mercato e in un autolavaggio; che erano stati costretti a guardare mentre Ray Buckey uccideva una testuggine piantandole un coltello nel guscio, dimostrazione di cosa sarebbe successo loro se avessero parlato; che erano stati portati in aereo a Palm Springs, violentati e riportati indietro; che erano stati portati in tunnels sotto la scuola e violentati (non fu mai trovato alcun tunnel); che avevano visto streghe volare.

Per ciascun interrogatorio lo Stato di California (e quindi i contribuenti) pagò al CII 455 dollari. Poiché furono esaminati più di 400 bambini, la cifra totale è di quasi cinque miliardi di lire, soldi che finirono per buona parte nelle tasche dei dirigenti e operatori dell'istituto.

Oltre a Ray, vennero arrestati anche Peggy Buckey, Virginia McMartin e quattro insegnanti. Nel 1986, poco prima del primo processo, un sondaggio presso i residenti nella contea di Los Angeles mostrò che il 90% dei potenziali giurati riteneva Ray e Peggy colpevoli. Gli avvocati difensori chiesero che il processo si svolgesse in un'altra contea, ma il giudice rifiutò. Intanto Judy Johnson continuava a rilasciare deposizioni: tra l'altro, dichiarò che il suo ex-marito aveva sodomizzato Matthew, che ignoti erano penetrati in casa sua per sodomizzare il suo cane, che Matthew era stato ferito da un elefante e da un leone durante una gita scolastica, nonché torturato dai suoi insegnanti che gli avevano cucito orecchie, capezzoli e lingua con punti metallici e gli avevano ficcato le forbici in un occhio. Inutile dire che sul corpo del bimbo non furono trovati segni di nessuna di queste violenze. Più tardi Judy dichiarò di avere poteri divini, e le venne diagnosticata un'acuta paranoia schizofrenica. Dopo la perdita della potestà su Matthew e una convalescenza in clinica, morì di cirrosi epatica, a pochi giorni dall'inizio del processo. La Procura Distrettuale cercò di nascondere alla difesa la documentazione della sua malattia mentale.

Nel frattempo la polizia ispezionò 11 dei luoghi indicati dai bambini, senza trovare niente. Gruppi di genitori scavarono nel cortile della scuola in cerca dei famosi tunnels, di ambienti sotterranei e/o di resti di bambini e animali sacrificati. Trovarono solo la carcassa di una testuggine, ma una perizia dimostrò che la sabbia trovata all'interno del guscio era diversa da quella dell'area circostante. Ciò indicava che qualcuno aveva trovato la carcassa in una spiaggia più distante, e l'aveva sotterrata nel cortile.

Nel marzo 1984, sui 7 imputati si abbattè una gragnuola di capi d'accusa (per la precisione 208) riguardanti abusi su 40 bambini. Dopo 20 mesi di udienze preliminari, l'infondatezza del teorema era più che evidente. L'accusa fece offerte di sconti di pena a ciascun imputato perché testimoniasse contro gli altri, ma nessuno accettò. In aula vennero prodotte ben poche "prove": un paio di orecchie di coniglio, candele nere ed un mantello. Gli avvocati difensori non ebbero difficoltà a provare che tali oggetti non erano minimamente collegati al caso McMartin.

Nel gennaio 1986 fu eletto il nuovo Procuratore Distrettuale, Ira Reiner, che fece cadere tutte le accuse contro 5 degli imputati. Restavano solo 52 capi d'imputazione contro Ray Buckey e 20 contro Peggy Buckey, più un'accusa comune di associazione a delinquere. Secondo un sondaggio telefonico, il 96% dei residenti nella contea aveva sentito parlare del caso, il 97% di quanti si erano fatti un'opinione riteneva Ray Buckey colpevole, mentre "solo" il 93% pensava lo stesso di Peggy Buckey.

Il 18 gennaio 1990, dopo quasi 3 mesi di udienze e 9 di discussione, la giuria assolse Peggy Buckey dagli ultimi 13 capi d'accusa e prosciolse Ray per 39 capi d'accusa su 52, spaccandosi però sui rimanenti (ma con la maggioranza dei giurati schierata per l'assoluzione). Per questi ultimi Ray fu ri-processato nell'agosto successivo e assolto una volta per tutte.

Peggy querelò immediatamente il Comune, la Contea, il CII e la ABC. Pochi mesi dopo, anche Virginia McMartin e altri due imputati intentarono una causa. Questi tentativi fallirono perché una legge statale e diversi precedenti giuridici sancivano l'assoluta immunità di enti e associazioni come il CII nel caso collaborassero con la Pubblica Accusa.

Gli eventi di Manhattan Beach hanno rovinato molte vite. Centinaia di bambini, oggi teenagers, credono ancora di essere stati stuprati e seviziati durante grotteschi rituali. Sette adulti sono finiti sul lastrico. La scuola è stata chiusa e demolita. L'irresponsabilità dei media ha terrorizzato l'intera regione, e molti casi-fotocopia si sono verificati in Nordamerica e nel mondo.

 

 
Inquisitori e strizzacervelli

 

L'elemento che, nel caso McMartin e in molti altri analoghi, permise di rovesciare definitivamente il teorema del SRA fu il fatto che CII, psicoterapeuti ed "esperti" come la famigerata Kee MacFarlane avessero l'abitudine di riprendere i propri colloqui/interrogatori coi bambini. Dai video risultò chiaro che le procedure di MacFarlane & Co. erano scorrette, vera e propria circonvenzione; i bimbi erano coinvolti in un contorto psicodramma del quale non capivano le implicazioni, li si faceva giocare con pupazzi (spesso completi di ogni particolare anatomico) e si chiedeva loro di rivivere, con la mediazione del gioco, lo stupro rituale che si supponeva avessero subito. Il gioco era pilotato dagli interroganti a suon di domande capziose, e le risposte del bimbo dovevano per forza confermare quanto l'adulto già sospettava. MacFarlane aveva istruito gli interroganti a non accettare un "no" come risposta (pare incredibile, ma è tutto scritto nei saggi e negli articoli di questa pazzoide). Se il bimbo rispondeva "male", l'adulto doveva insistere perché il bimbo dicesse la "verità". Immancabilmente, il bimbo finiva per rispondere in modo da compiacere chi lo interrogava.

 

A questo punto MacFarlane prende un pupazzo completo di genitali, dice che si chiama Ray , e dice a Tanya di usare 'il signor Animale' per spiegare ciò che Ray le ha fatto. Tanya inizia a muovere la bambola e a simularne la voce, mentre MacFarlane finge che una bambola femminile sia Tanya. 'Oh, signor Ray - Ray, Ray, mi stai toccando, eh? Dove mi stai toccando, Ray?', squittisce MacFarlane. 'Sulla pipì', risponde Tanya, e non è chiaro a nome di chi stia rispondendo: di sé stessa o della bambola?

La seduta diventa una scena di bambole nude, con genitali che si toccano, sfregano e minacciano a vicenda, falli in bocca ecc. "Ooooh, è successo questo?"... dice MacFarlane. 'Non è successo! Sto solo giocando', la corregge Tanya [...] Si parla... delle case dei molestatori, ma non è chiaro se sono case reali o case di bambole. Cogliendo un suggerimento di MacFarlane, Tanya dice che Peggy Buckey era presente durante lo stupro.

Verso la fine dell'interrogatorio, Tanya è palesemente stanca di tutti quei discorsi sugli insegnanti: dice che la bambola di Ray è spiacente per quello che è successo, che non lo farà più e che dovrebbe uscire dalla sua finta cella, poi si mette a giocare con un'altra bambola, il signor Squiggly Wiggly, una scimmia di pelouche... Ma MacFarlane vuole riportarla alla realtà, e le chiede: 'Conosci la differenza tra la verità e la bugia? Sai cos'è una bugia?'. La bimba risponde: 'Ehmmm... Ha i dentoni ed è marrone'. A questo punto, MacFarlane le chiede se ha detto 'la verità alla macchina segreta' [la videocamera, N.d.T.]. La bimba rimane in silenzio, con la bocca spalancata. Fa solo un cenno col capo.

Al termine della seduta, MacFarlane...conclude che la bimba è stata violentata. Esorta la madre a dire a Tanya quanto è fiera di lei e quanto le vuole bene perché ha rivelato quei segreti.. Quindi notifica alla Procura che Tanya è una delle vittime di Ray Buckey.

- D. Nathan & M. Snedeker, Satan's Silence. Ritual Abuse and the making of a modern American witch hunt, Basic Books, New York 1995, pag.80

 

[...] McFarlane lo rimprovera: "Vuoi essere stupido o vuoi essere furbo e aiutarci? Forse sei scemo". Cercando di compiacerla, Keith risponde alla richiesta di descrivere l'eiaculazione di Ray Buckey e dice che era gialla, puzzava come "pupù" e sapeva di "sbocco" e di "lumaca marcia". Pochi minuti dopo ha già dimenticato tutti questi particolari. Intanto tenta disperatamente di distinguere le proprie percezioni dal turbine di sentiti-dire che attraversa Manhattan Beach e arriva nelle sedute d'interrogatorio. Parlando per il tramite di un pupazzo, fa notare che se sa che Ray Buckey toccava le parti intime dei bambini non è per sue esperienze in prima persona, ma perché glielo hanno detto suo padre e sua madre. McFarlane ignora quest'osservazione e anche quelle successive: dopo un'ora di continue pressioni perché ricordi la violenza, Keith dice: "Un po' di roba l'ho un po' dimenticata, poi però me la ricordo, ma non sono proprio sicuro... forse ho detto la cosa sbagliata, per sbaglio". La diagnosi è che Keith è una vittima [...]

Dall'inizio alla fine sono sempre gli adulti a parlare. In pagine e pagine di trascrizioni, non c'è una sola rivelazione spontanea. Dopo il primo processo McMartin uno dei giurati fece notare che "non abbiamo mai sentito la storia dai bambini con le loro parole". Altri citarono i video dei colloqui come prove-chiave a favore della difesa.

[...] Nell'esempio seguente, un bambino di cinque anni è interrogato da un agente di polizia e da un assistente sociale che indagano sul caso Kelly Michaels:

ADULTO. Ti ha infilato una forchetta nel sedere? Sì o no?

BAMBINO. Non lo so, mi sono dimenticato.

ADULTO. E dai, se rispondi puoi andare via.

BAMBINO. Ti odio.

ADULTO. No, non è vero.

BAMBINO. Sì che è vero.

ADULTO. Lo so che mi vuoi bene. E' tutto qui quello che ti ha fatto? Cos'ha fatto al tuo culetto?

ADULTO 2. Cos'ha fatto al tuo culetto? Poi puoi andare via.

BAMBINO. Mi sono dimenticato.

ADULTO 2. Dimmi cosa ti ha fatto Kelly nel culetto poi puoi andare via. Se ce lo dici, ti lasciamo andare via.

BAMBINO. No.

ADULTO. Per piacere.

BAMBINO. E va bene, va bene, va bene!

ADULTO. Adesso dimmelo... Cosa ti ha infilato Kelly nel culetto?

BAMBINO. La forchetta.

- Ibidem, pagg. 140-142

 

La dottoressa Barbara Snow è una psicologa dell'Utah che Roland Summit ha incluso nella "nuova generazione di esperti di violenze sessuali, scientificamente obiettiva e dall'apporto indispensabile". Alla fine degli anni '80, diversi casi studiati da Snow si trasformarono in descrizioni di abusi rituali su grande scala: i bambini parlavano di di pornografia e di violenze da parte di decine di adulti.

Alla fine la polizia dello Utah fu insospettita dal fatto che i casi della Snow fossero l'uno la copia-carbone dell'altro, e decise di fare un esperimento: a Snow furono passate false descrizioni di abusi. Tali descrizioni comparirono presto nei racconti dei bambini [...] E' probabile che essi avessero integrato i loro ricordi con i suggerimenti di lei, fino ad intrecciare realtà e fantasia in una parvenza di ricordo ormai inestricabile.

[...] In una consulenza alla Corte Suprema del New jersey, molti tra i più importanti psicologi cognitivisti del Nordamerica hanno concluso che il modo in cui si erano esaminati i bambini [nel caso Wee Care] era stato tanto esageratamente capzioso da far ritenere prive di fondamento tutte le loro descrizioni di abusi sessuali. Gli psicologi hanno trovato "difficile da credere che si sia permesso ad adulti incaricati di curare e proteggere dei bimbi di usare il lessico che hanno usato in queste interviste e di interagire coi bambini in modo così sessualmente esplicito, o di minacciare e spaventare i piccoli testimoni in modo così shockante". Di più: gli psicologi hanno definito queste tecniche... un'altra forma di violenza sui bambini, una violenza psicologica.

- Ibidem, pagg.158-159

 

Una delle conseguenze dello scandalo è che oggi molti "esperti" di violenza sui minori non filmano né registrano più le proprie perizie e sedute - "per evitare fraintendimenti", come ha affermato testualmente McFarlane.

Tutte le citazioni sono tratte dallo studio approfondito che l'avvocato Michael Snedeker e la giornalista investigativa Debbie Nathan hanno dedicato al fenomeno dell'SRA. Riporto alcuni stralci di una recensione disponibile su WWW:

 

Nathan e Snedeker hanno dimostrato che l'intera costruzione del SRA è del tutto fittizia, basata su una nauseante mistura di credulità, cupidigia, autopromozione e malafede [...] Satan's Silence spiega in maniera brillante e convincente che la teoria del SRA ha avuto origine negli anni '70 da speculazioni dei movimenti contro le sette [...] Poi ci fu il boom delle terapie di recupero dei traumi infantili, che fece le immense fortune di una cricca di psichiatri...Caso dopo caso, Nathan e Snedeker danno una minuziosa dimostrazione di come nasce la caccia alle streghe: la minima stranezza riscontrata nel paziente bambino viene presa come prova infallibile che è avvenuta la violenza; dopo di che, la 'vittima' viene sottoposta ad un lungo e terribile interrogatorio finché non cerca di scamparla accusando chiunque venga nominato dagli inquisitori; infine, pubblici ministeri senza scrupoli traggono le conseguenze con un uso cinico dei media e della carcerazione. Il problema principale riguarda ciò che potremmo chiamare il fenomeno dell'"eccesso di zelo": i testimoni cercano l'approvazione dei loro vecchi ricamando sempre più sui loro racconti, finché la mitologia che ne scaturisce non sconfina in una fantasmagoria di sacrifici e massacri, tunnel nascosti, lavaggio nazista del cervello, api assassine al comando di Satana e vari misfatti della CIA (e tutto questo era compresente in un singolo caso di SRA, anche le api e i tunnel). Normalmente queste fantasie rococò rimangono fuori dall'aula, ma nutrono le fantasie di un pubblico di entusiasti teorici del complotto [...]".

- Philip Jenkins, http://user.aol.com/doughskept/witchhunt.

 

Uno dei pregi più notevoli di Satan's Silence (il miglior libro di giornalismo investigativo che mi sia capitato di leggere) è il fatto che Nathan & Snedeker vi svolgono un'analisi di classe:: gli arresti e i processi per abusi sessuali (veri e/o presunti) vengono ricostruiti, interpretati, sovente demistificati tenendo conto delle condizioni socioeconomiche delle famiglie colpite. In parole povere, la controinformazione sull'SRA ha iniziato a mietere successi negli USA solo dopo che le montature giudiziarie hanno trascinato alla gogna mediatica (o forse le montature mediatiche hanno trascinato alla gogna giudiziaria) non solo adulti della working class o della piccola borghesia, ma anche facoltosi genitori di famiglie upper-middle class, in grado di fare pressioni per eventuali controperizie, finanziare campagne d'opinione, assumere principi del foro etc.

E' un libro che andrebbe tradotto e distribuito in Italia, come contraltare alla demenza repressiva tipica della "nostra" schiatta di politicanti, magistrati e intellettuali di regime, liberi docenti di conformismo e di vigliaccheria.

 

Strizzacervelli e False Memory Syndrome

 

Dalla fine degli anni '70, soprattutto dopo il successo editoriale di Michelle Remembers, la grande moda tra gli psicoterapeuti è stata la Recovered Memory Therapy (RMT), che consiste nel "recuperare" (in realtà creandoli dal nulla) i ricordi repressi di stupri e/o SRA subiti nell'età infantile: la risposta esaustiva ad ogni malessere dell'età adulta sembrava essere la cosiddetta Incest Survivor Syndrome (ISS), del tipo: "Lei non rammenta, ma quand'era piccola/o i suoi genitori [o un insegnante, o altre figure simili] l'hanno stuprata, forse durante una messa nera! E' senz'altro questa la causa della Sua nevrosi. Possiamo far riaffiorare questi brutti ricordi, se necessario anche con l'ipnosi". So che suona incredibile, ma sulla base di questa demenziale premessa - e dell'estrema suggestionabilità dei pazienti - si sono calunniati, aggrediti, incarcerati, rovinati molti adulti innocenti, descritti dai media come "mostri" e "satanisti stupratori". E la cosa terribile è che i loro accusatori non mentivano, credevano ai propri (falsi) ricordi (salvo ritrattare completamente le accuse una volta sfuggiti all'influenza dei loro analisti). False Memory Syndrome, sindrome del falso ricordo,

 

condizione in cui l'identità di una persona e i suoi rapporti interpersonali s'incentrano sul ricordo di un'esperienza traumatica oggettivamente falso ma al quale la persona crede fortemente. Va precisato che a caratterizzare la sindrome non è il falso ricordo in sé stesso: tutti noi abbiamo ricordi inaccurati. La sindrome può essere diagnosticata quando il ricordo è tanto profondamente radicato da orientare l'intera personalità dell'individuo e il suo stile di vita, scalzando ogni altro comportamento adattivo... La False Memory Syndrome è particolarmente distruttiva perché il soggetto rifiuta cocciutamente ogni prova che contesti la verità del suo ricordo [...] La persona può fissarsi talmente sul ricordo da non potersi più occupare della propria vita e dei propri problemi.

- Dr. John F. Kihlstrom, professore di psicologia alla Yale University, http://iquest.com/~fitz/fmsf/faq.htm

 

Nel 1992 alcuni scienziati e avvocati hanno fondato la False Memory Syndrome Foundation (FMSF), che studia il fenomeno dei falsi ricordi e offre sostegno psicologico e legale agli accusati. La FMSF intende dimostrare inoppugnabilmente la pericolosità della Recovered Memory Therapy, ponendo innanzitutto l'accento sull'impreparazione degli psicoterapeuti self-styled:

 

Per quanto possa sembrare strano la psicoterapia, disciplina tanto severa e in grado di condizionare nel bene e nel male la vita delle persone, non richiede una licenza professionale. La terapia è un settore privo di regole, nessun Ordine a nessun livello di governo controlla gli standard professionali di chi la pratica, sebbene tali standard esistano nella psichiatria e in altri ordini professionali a cui molti psicoterapeuti appartengono. Dal punto di vista legale, chiunque può definirsi "psicoterapeuta".

- The Consumer's Guide to Psychotherapy, Engler & Goleman, 1992, pag.73, cit. ibidem

 

 

VOCAL

 

Il gruppo VOCAL (Victims Of Child Abuse Laws) è stato fondato nel 1984 da Bob e Lois Bentz e da altri abitanti di Jordan, Minnesota, accusati di abuso rituale sui loro figli e in seguito prosciolti. Oggi VOCAL è attivo in buona parte degli Stati Uniti e contattabile su World Wide Web all'URL http://www.jaxadnet.com/vocal.

Il gruppo ha una chiara impronta liberal-conservatrice, e posizioni destrorse sui temi del sesso, della famiglia e del welfare state. La sua esistenza prova che in America la caccia alle streghe è andata davvero troppo oltre, fino a travolgere la Famiglia, cioè la stessa istituzione in nome della quale si aprì la stagione venatoria. Ad opporsi ai teoremi giudiziari non sono più soltanto pochi libertari o ultra-garantisti.

 

[...] VOCAL è un gruppo di genitori attenti e responsabili, vittime delle leggi sulla violenza sui minori, leggi che permettono a "professionisti del sistema" di ignorare i diritti costituzionali dei cittadini americani.

VOCAl è un gruppo di medici, avvocati, uomini di chiesa, laici e politici "pro-famiglia" che danno valore ai nostri bambini e alle nostre leggi [...]

VOCAL è contro quanti fanno di bambini e adulti delle vittime facendo accuse anonime, false e malevole.

VOCAL è contrario all'allontanamento dei bambini dalle loro case senza un ordine del tribunale, perché è proprio negli istituti che spesso si verificano abusi sessuali, fisici e mentali.

VOCAL è contro quanti, basandosi su dicerie, abusano della propria autorità causando danni irreparabili alle famiglie.

[...] VOCAL crede che la famiglia sia il fondamento della società,: ogni azione atta ad indebolire la famiglia è una minaccia per l'intera società. Rafforzare l'unità della famiglia rende più forte l'America.

Chiunque può essere vittima delle leggi sulla violenza sui minori!

Sapevate che chiunque voglia farvi del male, compresi i vostri figli, può distruggere la vostra vita con una sola telefonata anonima?

Sapevate che il/la vostra/o coniuge o ex-coniuge può separarvi dai vostri bambini accusandovi di violenze fisiche o molestie sessuali?

[...] Sapevate che in America l'88% delle accuse di violenze sui bambini alla fine si rivelano (ufficialmente) infondate?

Sapevate che nel 1993 sono state fatte 2.300.000 accuse di violenze sui bambini? Ciò equivale a circa 2.020.000 accuse false

Sapevate che in Florida il numero delle persone incarcerate per violenze sui bambini supera quello di ogni altra categoria di criminali?

Sapevate che se qualcuno vi accusa di violenze sui bambini verrete inquisiti da "professionisti del sistema" che dispongono di illimitate risorse legali?

[...] E' una situazione terrificante. Vi preghiamo di aiutarci. I nostri cari bambini soffrono a causa dello stesso sistema che dovrebbe proteggerli, un sistema che talore ricorre a tattiche degne della Gestapo e causa danni irreparabili a famiglie che non sono in grado di difendersi dalle agenzie governative [...]

[Esiste] una "industria delle violenze sui bambini", che si autoperpetua a spese dei contribuenti, e per far questo deve creare sempre nuove vittime [...]

Potete essere accusati da anonimi bugiardi, e i giudici vi negheranno il confronto diretto col vostro accusatore.

"L'accusato godrà del diritto di confrontarsi con chi testimonia contro di lui..." (Sesto Emendamento).

[...] Il sistema cercherà di arrivare a voi. VOCAL spera di poterli precedere. Vogliamo essere di aiuto, e i bambini hanno bisogno anche di voi. Contattateci: se disponete di un computer e potete donarci un po' del vostro tempo scrivendo, studiando, facendo petizioni, etc., vi preghiamo di farcelo sapere.

- "What is VOCAL?", http://www.jaxadnet.com/vocal

 

 

 

4. Dalle cronache della caccia alle streghe

 

 

 

Ammesso e non concesso che l'"emergenza" prostituzione minorile, pornografia, pedofilia, sia reale e non prevalentemente medial-immaginaria; ammesso e non concesso, soprattutto, che lo strumento primo per affrontarla sia quello penale.

Ida Dominijanni, Il Manifesto, 6 aprile 1997
 

 

La grande festa ormai prossima*

 

"Ci ha dato filo da torcere l'articolo sulla punibilità di chi detiene materiale pornografico che ha come soggetti minori. Eravamo al confine della vita privata dei cittadini, della libertà sessuale di ciascuno. Poi ci siamo trovati tutti d'accordo: vedere un minore che viene fatto prostituire, o che viene torturato, o che è sottoposto a un atto sessuale, non è un fatto privato". Carcere, fino a un massimo di 18 anni, per tutti: per chi piegando alla prostituzione i bambini ruba loro il sogno più bello e la possibilità di una vita inviolata. La scoperta dell'abuso può nascere... dalla testimonianza del bambino o della bambina; dalla scoperta da parte di personale educativo, parenti, amici che i bambini fanno con gesti, disegni, delle affermazioni strane, magari confuse, su rapporti sessuali o segnalano dolore negli apparati sessuali, o vogliono ripetere dei giochi con i piccoli amici. "Mia nipote è una ragazzina per bene, ma l'altro giorno ha raccontato un sacco di bugie. S'è inventata tutto, lo stupro, il coltello... sono balle. La verità è che lei era arrabbiatissima con mio marito e allora si è voluta vendicare e lo ha denunciato ai carabinieri. Lui però non le aveva fatto niente". Benvenuti nel mondo - per definizione repellente - delle sette sataniche. "A noi risultano anche episodi di proselitismo nelle scuole, tramite pratiche spiritiche, frequentazione di maghi e l'ascolto di musica heavy metal e affini". Adriano Celentano: "Basta, la scuola insegni a difendersi dagli abusi". "La televisione corrompe i bambini. Dico un paradosso: io la vieterei fino ai quattordici anni". Maurizio Costanzo e la Mediaset sono sotto accusa dopo lo show televisivo di Aldo Busi. Lo scrittore ha ripreso una sua tesi sulla pedofilia sviluppata in un articolo pubblicato dal mensile "Babilonia": non c'è nulla di scandaloso se un ragazzo compie atti sessuali con un adulto e semmai sono i bambini a corrompere gli adulti e non viceversa. L'Associazione teleutenti italiana, presieduta dall'ex-consigliere RAI Mauro Miccio, ha chiesto in un primo momento la sospensione dal video di Costanzo per una settimana. E' evidente che questi ragazzi non hanno il senso del limite... Poi, un colloquio chiarificatore col giornalista con relativo mea culpa..."Giochi a fare Lucifero con me?" Arrestato baby-sitter milanese di 23 anni: avrebbe corrotto tre bambini. "Tutti i casi che abbiamo dovuto affrontare nel nostro centro "antiabuso" del 'Bambin Gesù'..." I precedenti: Quel maestro devoto a Satana. Stupro di gruppo per iniziarla a una setta satanica. La Spezia, aveva 16 anni. Sentite altre adolescenti. S., la ragazzina che, sedicenne, fu costretta a partecipare all'orgia con 23 uomini, ha raccontato altre macabre storie di sacrifici e crudeltà. Il primo passo per guarirli? Credere ai racconti dei piccoli. E lui, l'"imputato", come si difende? Piu' che difendersi, Aldo Busi morde. "Ipocriti. Siete i soliti cattolici che nascete e crescete con l'idea di sesso legata alla colpa e al peccato... Io faccio una fondamentale distinzione tra la criminalità legata alle pornocassette o al turismo sessuale e alla pratica di una pedofilia blanda... quella praticata dai bambini sugli adulti. I bambini sono in certi casi corruttori degli adulti". Lo dice in quale veste? "Nella veste di chi da bambino ha corrotto adulti, dall'età di otto anni almeno... Oggi cercano il capro espiatorio nel cosiddetto pedofilo, come ieri negli zingari, negli omosessuali, negli ebrei, nei palestinesi, nelle donne. Io mi ribello a tutto questo". Lei sa che questo argomento è intoccabile, e viene chiamato sbrigativamente pedofilia, parola terribile che non evoca amore ma sfruttamento, disperazione e persino morte. "Io voglio dire che è arrivato il momento di capire che anche i bambini hanno la loro brava sessualità e che gli adulti non devono più reprimerla". E c'era bisogno di legittimare i pedofili? Sono ragazzi appassionati dell'occulto, del satanismo: amano vestire di nero e ricoprirsi di croci capovolte, ascoltano musica "satanica", esaltano il culto del diavolo ed il rifiuto dei principi cristiani. Una setta satanica belga già nota alle autorità potrebbe essere stata in contatto con Marc Dutroux (nella foto), il "mostro di Marcinelle", e far parte del giro internazionale di pedofilia e pornografia cui il pluriomicida procurava vittime e materiale. Secondo l'emittente di Stato "Rtbf", è questa la nuova pista seguita dagli inquirenti sulla base di una lettera trovata in casa di un defunto complice di Marc Dutroux, Bernard Weinstein, che alla stessa setta (denominata "Istituto Abrorax") era affiliato. Nella missiva, firmata da un capo dei satanisti, si ricorda a Weinstein "la grande festa ormai prossima". Non si deve avere paura di credere al bambino, in troppi casi questo ha permesso ai pedofili di continuare la loro carriera. "Vent'anni fa - spiega George Glatz, del Centro internazionale per la dignità del bambino - si pensava che l'uso di videocassette calmasse gli istinti del pedofilo. Ora sappiamo che il pedofilo è un tossicomane, che più assorbe immagini e più ne vuole. Finché le immagini non lo eccitano più e passa all'azione". Molti giovani non sanno dominare i propri impulsi, perché nessuno lo insegna più. Lei sa che questo argomento è intoccabile. Il colpo di scena arriva alle sei di sera: nessuno stupro. Carcere, fino a un massimo di 18 anni, per tutti. Lui però non le aveva fatto niente.

 

 

Cambio di continente

 

In Italia e in Europa sta accadendo più o meno ciò che in America è accaduto negli anni ottanta. In particolare il caso Dimitri presenta somiglianze impressionanti coi casi trattati da Nathan & Snedeker, cosa che mi ha fatto scrivere:

 

Capisco perfettamente ciò che prova Solo (Diego Abatantuono) quando si scopre prigioniero nel videogame di Nirvana: come comunicare questa nauseante sensazione di dejà vu? Cazzo,tutto questo è già successo, questo processo è la fotocopia di quelli svoltisi negli USA negli anni '80, stesse cazzate, stesse testimonianze, stessi errori da parte di psichiatri, preti e assistenti sociali, stessa cecità di inquirenti e giornalisti. Ognuno di quei casi ebbe origine dalla mentalità disturbata di una "Simonetta" e dal fraintendimento dei farfugliamenti pre-verbali di un "Federico" (i "dadi cativi", i "fachi", il "fucare"...), fu trasformato dalla "Lucia Musti" di turno in una crociata contro i fantasmi, strumentalizzato da organizzazioni simili al "nostro" GRIS e gonfiato da corrispettivi anglosassoni del "Carlino". Nonostante l'assoluta mancanza di riscontri oggettivi, e l'evidenza dell'impalcatura di paranoie, conformismo e sessuofobia che reggeva il macro-teorema del Satanic Ritual Abuse (SRA), quei processi si conclusero con verdetti di colpevolezza e pene pesantissime (centinaia e centinaia di anni di galera).

- L. Blissett, "Un acre odore di zolfo", Zero in condotta, Bologna, 21/2/1997

 

Eppure, prima delle vicende belghe, le autorità di alcuni paesi europei erano quasi riuscite a mantenersi lucide. Addirittura, nel 1994 il Department of Health britannico aveva commissionato a Joan La Fontaine, docente di antropologia sociale alla London School of Economics, una ricerca su 84 presunti casi di SRA, verificatisi nel periodo 1988-91. Il rapporto finale, intitolato A Study of Organised and Ritual Abuse: Research and Findings, dimostrava che l'SRA era poco più che una leggenda urbana: solo in 3 dei casi esaminati c'era stata violenza sessuale con elementi vagamente ritualistici, ma non si trattava di satanismo né di stregoneria. Virginia Bottomley, ministro britannico della sanità, aveva commentato:

 

La professoressa La Fontaine ha svelato il mito dell'abuso satanico. Ho commissionato quest'indagine per mettere le cose in chiaro sugli abusi rituali e distinguere i fatti da ogni fantasia che li circonda. Finora si erano condotti pochi studi su un argomento tanto delicato, che per molti anni è stato oggetto di speculazioni e paure. Spero che con la pubblicazione di questo rapporto si possa iniziare a sbrogliare la matassa dei presunti abusi rituali e satanici. Questo documento è una lettura indispensabile per chiunque si occupi di bambini che potrebbero essere stati violentati, e spero che gli operatori lo studino approfonditamente e ne traggano lezioni...

- Comunicato stampa del Department of Health, 02/06/1994

 

Dopo gli scempi compiuti da Marc Dutroux a Marcinelle (e in Italia dopo l'arresto di Dimitri e confratelli), oltre alle accuse più generiche di violenza sessuale sui minori, è tornato agli onori delle cronache il mix di "pedofilia" e satanismo. Mentre i media favoleggiavano di contatti via Internet tra Dutroux e alcune sette sataniche, a Bologna il duo Canditi-Musti cercava di far passare il suo teorema, quello di una rete internaziale di pervertiti dediti ad SRA e al traffico di pornografia infantile, con la città delle Due Torri come snodo principale.

Le basi di tale bislacca teoria erano state poste quasi dieci anni prima, con l'arresto e la condanna di William Andraghetti et alii. Quella narrata nel libro di Andraghetti Diario di un pedofilo (Stampa Alternativa, Roma 1996) è una vicenda "seminale", la madre di tutte le montature, dalla retata contro il Gruppo P di Milano (1993) all'arresto dei Bambini di Satana. Riporto la breve ma azzeccata recensione apparsa su Pulp n.3 (settembre-ottobre '96) a firma Piersandro Pallavicini:

 

Nel 1987, a Bologna, un gruppo di omosessuali fu arrestato e processao con l'accusa di violenza su minori, commercio di materiale pornografico (con minori protagonisti) e gestione di un giro di prostituzione minorile. Andraghetti, uno di quel gruppo, racconta qui la sua verità. Con taglio giornalistico e con una flemma dovuta, riporta i fatti, con tutti i dettagli necessari (dunque anche quelli più scabrosi), riuscendo quasi sempre ad evitare di cadere nel gratuito o nell'apologia e soffermandosi in particolare sui danni prodotti dalla stampa (che amplificò e distorse verso il mostruoso la vicenda), sulle diffamazioni ed angherie subite, sulla sproporzione tra ciò che davvero successe e le conseguenze patite.

Il punto di vista, comunque, è quello di un pedofilo non pentito, cosa che ha spinto Ernesto Caffo (il presidente del Telefono Azzurro) a rifiutarsi di presenziare alla presentazione del Diario all'ultimo Salone dei Piccoli Editori di Belgioioso. Tuttavia, il testo ha il merito di far conoscere opinioni radicalmente diverse da quelle ritenute "comuni" su temi volutamente ignorati da una società sessualmente bigotta come quella italiana. L'operazione di Stampa Altrnativa tenta, senz'altro provocatoriamente, di accendere la discussione sulla sessualità dei minori, l'età del consenso, i rapporti tra adulti e ragazzi [...]

 

In effetti il libro non è roba per palati fini, vi sono descritti amplessi con "orgasmi secchi" tra l'autore (membro del gruppo libertario Sexpol, d'ispirazione reichiana) e diversi ragazzini (alcuni dei quali pre-puberi, comunque tutti consenzienti se non entusiasti, spesso addirittura propositivi), ma i passaggi davvero scabrosi sono quelli dell'arresto e della montatura giornalistico-giudiziaria, introdotti da una citazione dello scrittore Tony Duvert:

 

In cinque minuti d'interrogatorio, il giudice davanti, i poliziotti ai fianchi, i genitori dietro la porta e un medico appiccicato alle chiappe, il bambino che vi amava riconoscerà di essere stato violentato. Al punto in cui si trova, riconoscerebbe perfino di essere morto, se gli suggerissero che lo avete ucciso.

 

Le pressioni sui ragazzini da parte di genitori ed inquirenti produssero un corto-circuito tra media e magistratura, che a sua volta produsse accuse campate in aria (violenza carnale, associazione a delinquere finalizzata induzione di minori alla prostituzione e al commercio di materiale pornografico illegale...). Vennero stabiliti collegamenti arbitrari con altri casi. Le indagini si estesero a tutta Italia e si iniziò a parlare di un circuito internazionale di "mostri", "pedofili" e "mercanti di bambini". Il solito Resto del Carlino pubblicò gli indirizzi di alcuni imputati con tanto di foto delle loro case, invitando implicitamente alla rappresaglia contro i familiari (l'anziana madre di Andraghetti ricevette una caterva di telefonate minatorie). Alla Dozza, gli imputati subirono aggressioni da parte degli altri detenuti e pestaggi e insulti da parte delle guardie (la Dozza è famosa per certi strani "suicidi" modello Stammheim 18/10/77). In quei giorni a Bologna non si parlava d'altro.

Nonostante l'incongruenza delle testimonianze e l'inanità dei capi d'accusa, il processo di primo grado si concluse con condanne dai 7 ai 10 anni di reclusione più il risarcimento dei danni alle parti civili (in tutto un centinaio di milioni). La sentenza d'appello ridusse le pene di 2-3 anni.

Si può dire che il caso Andraghetti fu un vero e proprio banco di prova della teoria del "complotto pedofilo". Una vicenda altrettanto clamorosa fu quella del milanese Francesco Vallini e del Gruppo P.

Vallini era - ed è - un redattore della rivista gay Babilonia. Nei primi anni novanta, benché non fosse un pedofilo, Vallini partecipò alla fondazione del Gruppo P, che dibatteva e promuoveva rapporti consensuali tra adulti e ragazzi. Vallini ne curava il bollettino.

Nell'aprile '93 la polizia perquisì la casa di Vallini e la sede di Babilonia., e tre mesi dopo arrestò Vallini e gli altri membri del Gruppo P per "associazione a delinquere" e per presunti rapporti sessuali con minori. D'un colpo riemersero tutti i collegamenti arbitrari stabiliti anni prima per la montatura Andraghetti.

La redazione di Babilonia protestò vivamente e definì Vallini un "prigioniero politico". Dopo più di un anno di custodia cautelare a S.Vittore, in condizioni di malsanìa e sovraffollamento, Vallini intraprese uno sciopero della fame e dovette essere ricoverato in ospedale. Finalmente, dopo quasi due anni di carcere preventivo, vi fu un rinvio a giudizio. Vallini fu prosciolto dalle accuse di violenza sessuale ma condannato per l'accusa di associazione a delinquere, sulla base della sua attività di coordinamento del Gruppo P. Nell'estate '95 ottenne la libertà vigilata, e tornò a lavorare a Babilonia.

A conti fatti, quando è esploso il caso Dutroux, l'opinione pubblica italiana era già predisposta al linciaggio.

 

 
Dura lex sed lex (part 1)
 
Anti-porno la teoria, repressione la pratica.
K.R. Callan, Marx, Christ & Satan United in Struggle
 

 

Mentre scrivo (aprile '96) il parlamento italiano sta discutendo - e probabilmente approverà - una proposta di legge "antipedofilia", elaborata dal Comitato ristretto della Commissione Giustizia della Camera e presentata da Anna Maria Serafini (Sinistra democratica-Ulivo), vicepresidente della Commissione. La legge si compone di dieci articoli, il primo stabilisce che

 

chiunque induce o avvia alla prostituzione minori di anni 18 ovvero ne favorisce o sfrutta la prostituzione, è punito con la reclusione da 6 a 12 anni e con la multa da 30 a 300 milioni di lire.

La pena di cui al 1° comma è comminata anche nel caso in cui i reati siano compiuti da cittadini italiani all'estero.

La pena di cui al 1 comma si applica nei confronti di chiunque produce, diffonde, mette in commercio ovvero detiene materiale pornografico concernente minori degli anni 18.

La pena è raddoppiata qualora la produzione, la diffusione e il commercio di materiale pornografico siano posti in essere al fine di commettere i reati di cui al 1 comma.

E' disposta la chiusura, per la durata di un anno, degli esercizi la cui attività risulti connessa con lo sfruttamento sessuale di minori degli anni 18. [...]

 
Se la vittima del reato di cui al 1° comma ha meno di 14 anni, o se i fatti sono imputabili a familiari, baby sitter, insegnanti, pubblici ufficiali, la pena è aumentata da un terzo alla metà. Per dirla con Jean Danet, "il diritto comune dovrebbe così servire, questa volta, a reprimere gli educatori, gli assistenti sociali, i quali non svolgerebbero il loro lavoro di controllo sociale nel modo desiderato dalle loro rispettive gerarchie" ("Dialogues", cit.).

Proseguendo nella lettura: stesse pene ma multe più salate (da 50 a 500 milioni) per chi sfrutta o si serve di minori per materiale pornografico. Stesse pene per chi fa commercio di quest'ultimo. Addirittura, chi distribuisce o procura ad altri tale materiale, anche a titolo gratuito, o lo divulga per via telematica, rischia da 1 a 5 anni di reclusione e un multa da 5 a 100 milioni. Stesso discorso per chiunque diffonda "informazioni" finalizzate allo sfruttamento dei minori. Veniamo poi al "turismo sessuale": da 6 a 12 anni e multa da 30 a 300 milioni per chi organizza, favorisce, propaganda viaggi anche verso l'estero finalizzati "alla fruizione di attività di prostituzione minorile", e perseguibilità anche all'estero di chi sfrutta sessualmente i minori. Presso le ambasciate dei "paesi a rischio" opereranno "ufficiali di collegamento" che indagheranno sui reati.

Commento questa proposta di legge con le parole dell'avvocato Ezio Menzione, autore, tra l'altro, di un Manuale dei diritti degli omosessuali, edito da Babilonia. Il commento di Menzione è apparso proprio suBabilonia , sul numero del settembre 1996:

 

[...] Innanzitutto le pene per chi avvia alla prostituzione o sfrutta il minore: da 6 a 12 anni.

La nostra legge (art. 4 della Legge n.75/58: la famosa Legge Merlin) già prevede una pena fino a 12 anni di reclusione per chi sfrutta la prostituzione minorile (addirittura la pena è prevista anche se chi si prostituisce è minore di anni 21). é vero che il minimo non sarebbe più 4 anni, ma 6, e in più ci sarebbe la multa fino a 300 milioni, ma se la previsione penale è stata inefficace finora, non saranno queste aggiunte a mutare la situazione.

Discorso simile può essere fatto per la perseguibilità in Italia di reati di abuso sui minori commessi all'estero. E' da molti anni che se ne parla e la norma, proprio a proposito di pedofilia, esiste già da due anni nel sistema tedesco, ma non risulta che abbia dato grandi risultati. Per di più, essa - sia in generale sia relativamente al reato di sfruttamento della prostituzione - esiste già anche nell'ordinamento italiano (per quanto riguarda lo sfruttamento della prostituzione, anch'essa è contenuta nella Legge Merlin), eppure non risulta che sia stata in pratica mai attivata.

La verità è che è sempre difficilissimo perseguire in uno Stato, con le leggi e gli strumenti giuridici di quello Stato, un reato commesso in un altro.

Ed a ben guardare è giusto che sia così: non sempre infatti ciò che è previsto e guardato come illecito in un contesto sociale, è visto nello stesso modo in un contesto lontano le mille miglia.

In più è sempre delicato imbastire processi per fatti commessi altrove: vi sono problemi di garanzie processuali, di prove, di diritti della difesa, che non possono essere ignorati e saltati a piè pari. é giusto invece che sia perseguito duramente chi sfrutta minori per produrre materiale pornografico: ma non occorrono norme apposite.

Poiché produrre materiale pornografico implica per sua natura indurre e sottoporre i minori ad atti sessuali, ci sono già le norme, severissime, sulla violenza sui minori (fino a 14 anni di carcere) che dovrebbero bastare ed avanzare.

In questo caso, quando si parla di &laqno;minori», sarebbe giusto individuarli in "minori degli anni 14" e non degli anni 18. Se, dopo l'introduzione della recente legge sulla violenza sessuale, è riconosciuto a chi abbia compiuto 14 anni di esprimere liberamente la propria sessualità, ben può essere che questi, per libera scelta, intenda "metterla a frutto" prostituendosi o inserendosi nella produzione pornografica: la scelta è discutibile, ma non giustifica l'intervento del Codice penale e - men che meno - un intervento così severo.

Diverso è il discorso sul colpire chi vende materiale porno. La necessità di stroncare l'abuso sui minori per la produzione di tale materiale sembrerebbe far credere che vietare espressamente la vendita del materiale possa essere uno strumento efficace: in realtà, non è così; si tratta di un mercato che o lo si sradica e stronca alla fonte, al momento della produzione, o si ricreerà clandestino, correndosi il rischio di colpire i rivenditori solo perché si è impotenti nei riguardi dei produttori (un po' come avviene per la droga, e con gli stessi risultati).

Non condivisibile è infine l'ipotesi di colpire anche il semplice detentore del materiale porno. Si andrebbe a invadere campi privatissimi e senza rilevanza penale.

Sarebbe una norma fatta per gettare fumo negli occhi, nell'impossibilità di stroncare lo sfruttamento dei minori là dove esso realmente si struttura e riempie le tasche degli sfruttatori.

Per di più i confini di tale norma sarebbero quanto mai incerti: la semplice foto di nudo di un bimbo o di una bimba è possibile tenerla? e se accanto al bambino vi è un adulto, anch'esso nudo, ma in atteggiamento totalmente casto? La verità è che si tratta di un terreno scivolosissimo.

 

 

 

* cut-up di articoli da "La Repubblica", "Il Resto del Carlino", "Epoca", "Il Venerdì" e "L'Espresso" del periodo agosto '96 - aprile '97

 

 
5. Del mito della "pedofilia" via Internet e di come contrastarlo

 

Tightening the Net

 

Per ragioni connesse alla sua natura transnazionale, orizzontale e virtualmente "incontrollabile", Internet è guardata con sospetto dai politici, dai preti, dai giornalisti dei vecchi media e dagli stracchi intellettuali accademici; in pratica, dai reazionari di ogni istituzione e latitudine. Ogni scusa è buona per calunniare questo mezzo, invocarne la censura, sparare impressionanti cazzate confidando nella beata ignoranza del "pubblico". Nelle migliori delle ipotesi, le correnti descrizioni di Internet sono caricature malriuscite di ciò che la rete è ed offre.

Oltre al terrorismo e - dopo il caso Heaven's Gate - le sette, la pornografia e la "pedofilia" (spesso riunite sotto l'espressione-ombrello kiddy porn) sono i pretesti più stupidi, ma anche i più efficaci. A sentire Lorsignori, la rete sarebbe un bosco pericoloso, pieno di lupi "pedofili" appostati nei newsgroups, quotidianamente attraversato da ignare Cappuccetto Rosso della cui "protezione" dovrebbe incaricarsi una cyber-burocrazia di censori. Questi ultimi possono essere in carne ed ossa (e manganello) oppure artificiali, come i proxy servers o il programma CyberSitter della Solid Oak Software.

Già da un po' di tempo governi, forze di polizia e lobbies conservatrici cercano di far passare leggi anti-Internet e anti-pornografia, contro le quali insorgono l'intera comunità degli utenti e i movimenti per i diritti civili. Paradigmatica la vicenda del Communication Decency Act, presentato dal Department of Justice del governo USA e dichiarato incostituzionale nel giugno '96 dalla Corte Suprema. Contro quest'ultima decisione, il DoJ è ricorso in appello, e mentre scrivo queste righe il dibattito è rovente.

La International Conference on Child Sexual Exploitation, svoltasi a Stoccolma nell'agosto 1996 e super-pompata dai media di tutto il pianeta, è servita da tribuna per centinaia di paranoici teorici del complotto "pedofilo", sessuofobi attivisti pro-censura e fanatici della Moral Majority coperti da sigle internazionali apparentemente "neutre": forse non tutti sanno che l'ECPAT (End Child Prostitution in Asian Tourism), movimento internazionale direttamente coinvolto nell'organizzazione dell'evento, negli USA serve da cavallo di Troia per i reduci della destrorsa National Coalition on Pornography, la cui propaganda ha ispirato buona parte dei recenti tentativi di mettere il bavaglio ad Internet, CDA compreso.

La conferenza, com'era prevedibile, ha scelto la rete come principale bersaglio polemico. Durante e dopo questa fiera della disinformazione, le autorità hanno alzato il livello dello scontro.

Nell'agosto '96, Scotland Yard ha avvisato tutti i providers del Regno Unito che la pubblicazione e trasmissione di materiale pornografico è illegale. Ai providers è stata fornita una lista di 133 newsgroups su Usenet dai contenuti esplicitamente sessuali. Alcuni di questi sono a carattere sadomaso, come alt.sex.bondage, alt.sex.fetish.feet o alt.sex.watersports. Molti non hanno proprio nulla di "pornografico", come alt.homosexual, dove si discute di cultura e politica gay. Da qui prende le mosse uno dei due casi specifici che mi accingo a ricostruire.

Gli ultimi episodi fanno sperare in una sempre maggiore reattività del "popolo di Internet" di fronte alla calunnie e alla repressione. E' recentissimo (25 marzo 1997) l'evento "Ein Land geht off line", due ore di sciopero di tutti i providers austriaci, per protestare contro un raid poliziesco ai danni di VIP-net, un provider viennese. Gli sbirri - più ottusi che mai, e non coadiuvati da nessun esperto di informatica - cercavano immagini di pornografia infantile, ma non ne hanno trovate, e già che c'erano hanno sequestrato tutto l'hardware e i dischetti di back-up, strappato cavi etc., provocando a VIP-net ingenti danni morali e materiali.

Un altro segnale del fatto che gli utenti Internet sono generalmente meno creduloni ed isterici del pubblico dei media tradizionali: dal settembre '96 all'aprile '97 la homepage del MAPI (Movement Against Pedophilia on Internet) è stata visitata da sole 15 persone, una delle quali ero io.

 

 

Il caso Johan Helsingius

 

25 agosto 1996: il giornale londinese The Observer strilla in prima pagina: "I mercanti della violenza sui bambini: sappiamo chi sono, ma nessuno li ferma". Sotto il mega-titolo, due fotografie: una ritrae Clive Feathers, dirigente di Demon, il più importante Internet provider inglese, con la didascalia "Il direttore scolastico che vende accessi a foto di bimbi stuprati"; l'altra ritrae Johan "Julf" Helsingius, gestore di anon.penet.fi, servizio finlandese di remailing anonimo, con la didascalia: "L'intermediario di Internet che gestisce il 90% di tutta la pornografia infantile".

Come tutti i remailers, anon.penet.fi è un servizio gratuito a disposizione di chiunque desideri spedire e ricevere e-mail mantenendo l'anonimato (si tratta in genere di perseguitati politici, religiosi o sessuali, attivisti dei diritti umani, persone con problemi medici etc.).

All'interno, il lettore trova ben tre pagine di sensazionalismo su "pedofilia" et similia. Titolo a pagina 19: "Questi uomini non sono pedofili: è di Internet che abusano". L'articolo inizia dicendo che Feathers e Helsingius sono

 

gli anelli più importanti della catena pedofila internazionale. Uno dirige una compagnia che permette di accedere a migliaia di fotografie illegali di bambini che subiscono aggressioni sessuali, l'altro è fornitore di un servizio che permette a chi abusa dei bambini per il mercato pornografico di usare Internet senza timore d'essere scoperti. Può darsi non si conoscano l'un l'altro, ed entrambi dicono di non poter fermare i pedofili. Ma le forze di polizia britanniche e di tutto il mondo li stanno spingendo a fare di più.

 

Eppure, leggendo l'articolo, tutto ciò di cui Feathers pare imputabile è di essersi opposto, per conto di Demon, alla richiesta di Scotland Yard di bloccare gli accessi ai newsgroups della discordia, e di aver rincarato la dose dichiarando all'Observer che bloccare gli accessi non impedirebbe le violenze sui bambini.

Per quanto riguarda Helsingius, ad un certo Toby Tyler, definito "consulente dell'FBI", viene attribuita una dichiarazione secondo cui il 75- 90% della pornografia infantile passa attraverso anon.penet.fi. Secondo l'articolo, Helsingius ha subito "mezza dozzina di perquisizioni [da parte della polizia finlandese], ma non è stata trovata pornografia infantile". A pagina 19 c'è un'altra foto di Helsingius, con la didascalia:

 

Johan Helsingius è l'uomo che gli esperti della polizia USA accusano di smistare il 90% della pornografia infantile su Internet. Pervertiti possono collegarsi e partecipare a sedute filmate "dal vivo" e "interattive", sedute che includono lo stupro di bambini. I produttori di questo materiale illegale sono quasi irrintracciabili a causa di "remailers" come Helsingius.

 

Non c'è niente di vero. Non solo anon.penet.fi non da' l'accesso a newsgroups, ma da più di un anno ha posto un limite alle dimensioni dei messaggi, per cui non si possono spedire o ricevere immagini. Gli autori del servizio (David Connett da Londra e Jon Henley da Helsinki) insinuano che il remailer finlandese permette di anonimizzare video interattivi in diretta, il che è impossibile. Inoltre, Richard P. "Toby" Tyler non è un consulente dell'FBI bensì un sergente del San Bernardino California Sheriff's Department che ha indagato sulla pornografia in rete, e la sua dichiarazione è stata considerevolmente distorta: Tyler ha detto che solo una minima parte del materiale pornografico da lui rinvenuto è passata attraverso i remailers, e che il 70-90% di questa minima parte veniva da anon.penet.fi (ma, almeno dal 1995 in poi, non può trattarsi di immagini).

Considerato che The Observer non è un tabloid tipo The Sun oThe Mirror, bensì un giornale ritenuto "serio", "prestigioso" e moderatamente "di sinistra", la pubblicazione di un servizio tanto calunnioso e inaccurato scatena il "popolo della rete": l'articolo viene smontato punto per punto, i cronisti e il direttore dell'Observer Dean Nelson vengono sepolti dalle smentite e ridicolizzati. Lo stesso Toby Tyler definisce l'attacco a Helsingius "una vergogna" e aggiunge che anon.penet.fi "ha una necessaria funzione politica a livello planetario".

Kaj Malmberg, sergente di polizia di Helsinki, dichiara: "la quantità reale di pornografia infantile via Internet è difficile da stabilire, ma una cosa è certa: non abbiamo casi di immagini di questo tipo spedite dalla Finlandia". The Observer si arrampica sugli specchi, ma si rifiuta di ritrattare.

Negli stessi giorni, a Helsinki arriva in tribunale una causa intentata a Helsingius dalla Chiesa di Scientology per una questione di copyright; la setta vuole conoscere l'identità di un simpatizzante che attraverso anon.penet.fi ha diffuso senza autorizzazione alcuni "testi sacri". Il giudice stabilisce che le leggi finlandesi sulla privacy della corrispondenza non coprono la posta elettronica. Julf, stanco delle polemiche, decide di chiudere il remailer. A questa decisione non è estraneo il clima di panico morale fomentato da The Observer:

 

Ho fondato il remailer e da più di tre anni lo gestisco nel mio tempo libero. Ciò mi ha sottratto tempo ed energie. A causa del remailer ho subito anche attacchi personali: accuse infondate hanno inficiato il mio lavoro e la mia vita privata. In questi tre anni Internet è cambiata molto, in tutto il mondo vi sono ormai dozzine di remailers che offrono servizi simili. Chiuderò il remailer finché non si stabiliranno i termini legali dell'intera gestione di Internet in Finlandia.

- Comunicato-stampa di Johan Helsingius, 30/8/1996, http://boojie.rt.csuohio.edu/~31337/cun/cun09-3-96

 

Il caso Steve Barnard

 

20 Ottobre 1996. Migliaia di utenti Internet in tutto il mondo ricevono un'inquietante UCE (Unsolicited Commercial E-mail), vale a dire pubblicità indesiderata. Si tratta del messaggio di un certo Steve Barnard di Child Fun, presentato come un servizio di vendita per corrispondenza di pornografia infantile. Il testo inizia così:

 

Ciao! Ti spedisco questa lettera perché eri in una lista di indirizzi e-mail che rientrano in questa categoria. Sono un collezionista di pornografia infantile, e negli ultimi 3 anni ho messo assieme un vasto assortimento. Ora voglio vendere queste immagini a chiunque sia interessato, o scambiarle con altre. Puoi averle stampate su carta Kodak, oppure riceverle sul tuo computer in formato GIF o JPG. Ho un catalogo di tutti i miei prodotti: ci sono videocassette, fotografie, posters e registrazioni audio. Ho ragazzi dai 7 ai 17 anni, e ragazze dai 4 ai 19.

 

Segue il listino con gli articoli e i relativi prezzi. Barnard scrive che può anche "personalizzare" le fotografie, sovrapponendo il volto dell'eventuale acquirente a quello dell'adulto che copula col minore. Un servizio molto simile è disponibile anche per le registrazioni: a richiesta, il bimbo può gemere il nome del compratore. Gli interessati possono spedire un assegno, un vaglia o il loro numero di carta di credito all'indirizzo di Child Fun, Jackson Heights, New York.

Fin da subito il messaggio viene definito uno "spam" (nel linguaggio della rete, qualcosa a metà tra lo scherzo telefonico e la posta-spazzatura). E chiaro che i destinatari sono stati scelti a caso: molti di loro non solo non "rientrano nella categoria", ma hanno subito avvertito le autorità. Inoltre, un "pedofilo" non spedirebbe un'UCE, né sarebbe tanto idiota da dare urbi et orbi il proprio nome ed indirizzo. E quale acquirente di pornografia illegale pagherebbe per inserirvi la propria faccia o il proprio nome?

Nessuno, a cominciare dall'FBI, da credito al contenuto del testo: Child Fun non esiste, come non esiste l'indirizzo di America On Line da cui lo spam risulta spedito. Le preoccupazioni della comunità telematica riguardano invece la possibilità che chiunque possa disporre di indirizzi e dati sull'utenza, e usarli per imprese del genere. Ecco due commenti pescati a caso da Usenet e da WWW:

 

E' improbabile che questa lettera sia davvero di un pornografo pedofilo di nome Steve Barnard... Credo sia un attacco a questo Barnard, scritto e diffuso da terzi per rovinarne la reputazione e farne il bersaglio di messaggi d'odio e minacce telefoniche... cosa che sta quasi sicuramente succedendo [...] Se Steve Barnard fosse davvero un venditore di child porn, dirlo a migliaia di estranei sarebbe un atto di colossale stupidità. A parte entrare in una stazione di polizia e costituirsi, non c'è modo più rapido di attirare l'attenzione delle autorità.

- Scott Forbes, news.admin.net-abus.misc, 21/10/96

Il messaggio è un falso su cui stiamo indagando.

- Dichiarazione dell'FBI, www.news.com/News/Item/0,4,4669,00.html , 22/10/96

 

La maggior parte delle dicerie sulla "pedofilia" via Internet (dicerie che, amplificate da stampa e TV, danno origine a vere e proprie psicosi) nasce da spams e dal mix di crassa ignoranza, preoccupazione e invidia con cui gli operatori dei media tradizionali guardano all'estendersi di Internet.

Negli stessi giorni in cui in rete si da per scontata la falsità del testo di Child Fun, i giornali di tutti i paesi premono il pedale dell'allarmismo. Riporto i passaggi più demenziali dell'articolo a tutta pagina uscito su La Repubblica del 23/10/96, a firma Claudio Gerino ("Su Internet supermarket dei pedofili").

Secondo Gerino, quello di Barnard è "un nome noto alla polizia Usa, già implicato in indagini sulla pedofilia 'on line' e su cui le polizie di molti Stati europei, come l'Olanda, hanno aperto diverse inchieste". Non è vero.

Ancora: "per la prima volta, un documento di questo tipo esce dai circuiti riservati del mondo dei pedofili e... arriva a persone che nulla hanno a che fare con la pornografia infantile". E questo non fa sospettare niente? Giammai: lo spam viene invece interpretato come un "preludio... ad un più consistente assalto di proposte hard-core".

Segue il passaggio più vergognoso:

 

Il primo dubbio... è che si trattasse di uno scherzo. Il personaggio che ha inviato il documento, però, è ben conosciuto dalla polizia statunitense. C'è anche chi ha pensato ad una provocazione per indurre i governi a varare leggi restrittive sull'uso delle reti telematiche, ma la realtà sembra essere molto più semplice: il commercio pedofilo... ha scoperto in grande stile la telematica e Internet.

 

Ma la realtà è ancora più semplice: sono i giorni dell'isteria di massa sul mostro di Marcinelle, e lo spirito critico è in fondo al cesso.

Come tutte le leggende d'odio, il Child Porn Spam si riaffaccia periodicamente sul paesaggio dei media, ogni volta come se fosse appena successo e nessuno se ne fosse mai occupato prima. E così che, più di due mesi dopo i primi articoli, la notizia ricompare come nuova su Il Resto del Carlino, i cui cronisti - come abbiamo visto, veterani della Guerra Santa contro i pedofili - stanno scatenando l'opinione pubblica contro i Bambini di Satana.

Sul Carlino-Bologna del 27/12/96 appare un articolo del solito Canditi, illustrato da immagini morbose. E' molto facile, filtrando le assurdità scritte dal cronista, capire cos'è successo: un docente dell'Università di Bologna ha trovato il child porn spam sul terminale di una facoltà, ed ha prontamente informato la polizia.

Il Procuratore aggiunto Luigi Persico, intervistato da Canditi, bluffa maldestramente: non sa niente, ma può capirlo solo chi è al corrente del dibattito in rete. Canditi ci aggiunge del suo. Si spiegano così i riferimenti ad "una organizzazione che allunga da tempo i suoi tentacoli informatici verso l'Italia" (?), a presunti "007 americani... da tempo sulle tracce di un personaggio che utilizza la posta elettronica di Internet per [la vendita di pornografia infantile]" e alla "pioggia di proposte di questo tipo che giungono via Internet fino ai terminali italiani" (???). Persico si chiede se il trafficante abbia "agito autonomamente inserendosi nel canale di posta elettronica [dell'Università di Bologna]" o se "qualcuno, da Bologna, ha richiesto specifiche informazioni di mercato". Il che prova che Persico, dato come "titolare dell'indagine", non ha letto nemmeno la prima riga del testo ("Hi! I sent you this letter because you were on a list of e-mail addresses that fit this category").

 

Il caso Pierino Gelmini

 

Ho scritto al cap.1 che ritengo insufficienti le classiche strategie di "controinformazione": abbiamo a che fare con miti diffusi ad arte, che s'ingrossano a palla di neve sul piano inclinato del "panico morale". Non ci si può illudere che basti affermare la Verità: occorre invece giocare d'anticipo con il falso, per sfottere i media tradizionali.

Un esempio: il 16 gennaio 1997 gli iscritti alla lista <invisibile-college@jefferson.village.Virginia.EDU> ricevono un comunicato in inglese firmato "Luther Blissett", intitolato 1997: Well Begun is Half Done. A Phone Prank Pulled by Luther Blissett [1997: Chi ben comincia è alla metà dell'opera. Uno scherzo telefonico di Luther Blissett]. Il comunicato risulta spedito da un indirizzo "fantasma" (Anon@anonymous.org), ma proviene sicuramente dall'Italia. Visto che il nome "Luther Blissett" è liberamente adottabile, è quasi impossibile risalire all'autore del comunicato.

Nessuno può garantire al 100% l'autenticità della rivendicazione, ma la beffa di cui si parla è effettivamente avvenuta. Traduco:

 
Don Pierino Gelmini è un noto prete cattolico, fondatore e leader delle Comunità Incontro, centri per la 'riabilitazione' dei tossicodipendenti [...] Curiosamente, la comunità Incontro ha una succursale in Tailandia.

Nel dicembre 1996 la polizia italiana ha arrestato un cambogiano di mezza età, un presunto mercante di bambini diretto in Belgio, all'aeroporto internazionale di Fiumicino (Roma). Viaggiava con dei bambini tailandesi, che faceva passare per i propri figli adottivi. I media hanno sfruttato l'evento per alzare il livello dell'isteria che si è impadronita dell'Europa dopo l'arresto di Marc Dutroux a Marcinelle: opinion-makers reazionari hanno cercato in tutti i modi di istigare al linciaggio di chiunque fosse sospettato di pedofilia [...]

Sabato 4 gennaio 1997 ho telefonato all'ufficio romano dell'ANSA, una grossa agenzia-stampa:

 

LB- Pronto, sono Aldo Curiotto, portavoce della comunità Incontro. Chiamo per smentire le ultime notizie sull'arresto di don Pierino Gelmini. I carabinieri NON lo hanno arrestato, lo stanno solo interrogando. Don Gelmini non è stato ancora accusato di traffico di pornografia infantile...

ANSA- ...Come, scusi? Noi non abbiamo avuto nessuna comunicazione sull'arresto!

LB- Le ho appena detto che non si tratta di un arresto. E' solo in stato di fermo.

ANSA- Ma è strano, nessuno ci ha informati! Qual è l'accusa? Pornografia infantile???

LB- Don Gelmini avrebbe prodotto video pedofili in Tailandia, ma NON c'è nessuna accusa lo stanno ancora interrogando. Per ora è solo in stato di fermo.

ANSA- Oddìo! [Rivolto ai suoi colleghi:] Oh, i carabinieri hanno fermato don Gelmini! [Voci di sottofondo: Eh???? Cosa???] Sì, lo stanno interrogando su un traffico di video pedofili! [Rivolto a me:] Signor Curiotto, ha altro da dichiarare?

LB- La prego di tenere presente che ho chiamato per smen-ti-re! Non c'è nessuna prova di un collegamento tra don Gelmini e il cambogiano arrestato a Fiumicino.

ANSA- [Ai colleghi:] Cristo! Un collegamento col cambogiano! [Rivolto a me:] La ringrazio, signor Curiotto. Per favore, ci lasci il Suo numero di telefono, qui scoppia un putiferio, abbiamo bisogno di rimanere in contatto con Lei!

LB- Certo, naturalmente. Il numero dell'ufficio-stampa è 3725580. Per ora è tutto. Vi prego di rispettare l'operato di don Gelmini. Arrisentirci.

 

Ho lasciato il vero numero della comunità Incontro di Roma. Anche Aldo Curiotto è il nome del loro vero addetto-stampa. Sapevo benissimo che l'ANSA avrebbe richiamato quel numero, e che Curiotto avrebbe smentito tutto, ma sapevo anche che la mia storia era fresca, pura exploitation (il sud-est asiatico, la violenza sui minori, la vita segreta di un celebre benefattore e per di più prete...). Il mio tentativo di diffamazione era tanto balordo da meritare comunque un lancio d'agenzia.

Il giorno dopo, tutti i giornali riportavano la notizia con titoli come:

'ARRESTATO DON GELMINI' / CALUNNIATO PER VENDETTA? / Il sacerdote: 'Sono abituato agli attacchi' (L'Avvenire, 5/1/1997).

Interviste a Curiotto e a Gelmini sono apparse sui giornali e sono state trasmesse in TV. Ecco un estratto del comunicato-stampa di Curiotto: 'Un attacco al buon nome di don Gelmini è stato sferrato da qualcuno che si è spacciato l'addetto-stampa della comunità Incontro ed ha diffuso notizie deliranti usando il mio nome [...] E' mio dovere proteggere la mia attività di addetto-stampa e la reputazione di don Gelmini'.

Alcuni editorialisti hanno fatto notare che il fenomeno della 'violenza sui bambini' è stato tanto sovraesposto nei media da diventare una farsa, un tema adatto al sensazionalismo gratuito, alla truffa e alla calunnia. Meglio tardi che mai. E' sicuramente una coincidenza, ma i media nazionali hanno smesso di agitare lo spauracchio della pedofilia per quasi due settimane. Quanto a 'me', anche se Curiotto e Gelmini non potrebbero querelare uno spettro collettivo, sono rimasto anonimo là fuori, nel Grande Ovunque.

 

"Omeopatia mediatica", dunque. Fare uso del loro stesso veleno. Spiazzarli. Cortocircuitarli. Costringerli a scrivere altro. La "seconda rivoluzione sessuale" trionferà quando impareremo a prosperare sul caos.

 

 

6. La "castrazione chimica"

 

 

...all'interno di questo nuovo dispositivo che sta sorgendo, la sessualità assume un andamento diverso da quello che aveva un tempo. Un tempo infatti, quel che le leggi perseguivano era un certo numero di atti, d'altronde tanto più numerosi, in quanto non si riusciva a sapere bene che cosa fossero effettivamente; ma ad ogni modo erano pur sempre atti quelli contro cui si indirizzava l'interdizione della legge che condannava delle forme di comportamento. Quel che invece si sta cercando di definire ora e che di conseguenza verrà ad essere fondato dall'intervento della legge, del giudice, del medico, è qualcosa di diverso: l'individuo pericoloso. Ci troveremo di fronte ad una società del pericolo, con, da una parte, coloro che si trovano in condizione di pericolo, e dall'altra coloro che sono invece portatori di pericolo. Pertanto la sessualità non sarà più un comportamento accompagnato da certe precise interdizioni; si trasformerà piuttosto in una sorta di pericolo diffuso, in una specie di fantasma onnipresente, che potrà entrare in scena fra uomini e donne, fra bambini e adulti, eventualmente fra adulti da soli, e così via. La sessualità diventerà dunque una minaccia presente in tutti i rapporti sociali, in tutti i rapporti possibili fra le diverse età, in tutti i rapporti fra gli individui. E' proprio su quest'ombra, su questo fantasma, su questa paura, che il potere cercherà di far presa, servendosi di una legislazione apparentemente generosa e in ogni caso generale; e grazie inoltre a una serie di interventi puntuali che saranno verosimilmente quelli delle istituzioni giudiziarie appoggiate sulle istituzioni mediche. Si produrrà dunque tutto un regime di controllo della sessualità.

Michel Foucault, "Dialogues", cit.
 

 

Mentre inizio questo capitolo - ore 21.00 del 20 marzo 1997 - Raitre trasmette un'ignobile puntata di Tg3 Prima Serata interamente dedicata alla "pedofilia": politicanti, preti, sbirri & pennivendoli di regime; "carcere a vita" e "castrazione chimica" invocati come "soluzioni al problema della pedofilia" dal padre di Lorenzo Paolucci (tredicenne ucciso nel '93 da Luigi Chiatti, a.k.a. "il mostro di Foligno"); "addetti ai lavori", "esperti" presumibilmente formatisi sulla pubblicistica americana poi sputtanata da Nathan & Snedeker; lacrime, cazzate, falsi sillogismi, luoghi comuni, mistica dell'innocenza; Pierferdinando Casini, adoratore del Dio Mercato, si scaglia contro "la mercificazione dei bambini"; apologie della Famiglia Cristiana e critiche alle "coppie omosessuali che adottano i bambini"; il neo-nazista padano Mario Borghezio propone di "aggiornare la legislazione"; la tele-poliziotta Giovanna Milella ci regala quarti d'ora di pura, inutile, estenuante exploitation; nel calderone viene gettato tutto il nominabile, dal "turismo sessuale" al "lavoro minorile" passando per l'"adozione clandestina". C'è pure un collegamento con la redazione dell'Avvenire (un giornale a caso!). E' il Pensiero Unico sulla sessualità infantile, senza controparti (se si esclude una testimonianza - brevissima, presumibilmente monca e universalmente stigmatizzata - di William Andraghetti) e con pochi dubbi (Stefano Rodotà che denuncia "la voglia di censura" nei confronti di Internet). Mio fratello mi chiede: "Che cazzo di senso ha 'sta trasmissione? Sono tutti d'accordo!!!". Solo il cosiddetto "popolo di Internet", via e-mail, si azzarda a fare il controcanto, con domande sul pericolo di "un'esasperata caccia alle streghe" e sulla distinzione tra diversi tipi di rapporti affettivi coi minori. Frase ricorrente: "Si rischia di fare tutto un calderone". Cerco dunque di isolare un singolo ingrediente e ripescarlo dal paiolo, per analizzarlo e svelarne la tossicità: la voglia di "castrazione chimica". Mi si consenta di prenderla alla larga.

 

 

I nipotini di Mengele

 

La controrivoluzione iatrolatrica, anti-antipsichiatrica e biotecnologica è avanzata come un bulldozer, travolgendo e schiacciando tutte le conquiste e le acquisizioni degli anni '60-'70.

La medicalizzazione di ogni supposta "devianza" ai fini del controllo sociale procede di pari passo col "pregiudizio sociobiologico" (R. Lewontin) e il determinismo genetico. Prendiamo ad esempio le recenti polemiche sulla clonazione: la descrizione di scenari ipercatastrofici non fa che sviare l'attenzione dalla catastrofe reale, dal vero "scandalo", che non sta nella vicenda specifica della pecora Dolly e neppure nella "clonazione", ma nella sopravvivenza di un'organizzazione della terapia e della ricerca medica modellata sulla presente organizzazione sociale, di una medicina capitalistica che considera il soggetto vivente una "marionetta" (M. Bounan) dalle parti intercambiabili, mercifica la "salute" e intossica il corpo di farmaci.

Come scrive Richard Lewontin nel suo Biologia come ideologia (Bollati Boringhieri, 1993):

 

i geni interagiscono con l'ambiente per produrre l'organismo nel suo sviluppo e attività, e l'ambiente influenza gli organismi solo attraverso l'interazione con i loro geni. L'interno e l'esterno sono inestricabilmente legati l'uno all'altro.

 

Le persone si formano quando gli "organismi" vengono calati in un ambiente vitale e in un sistema sociale, e sottoposti a molteplici influenze. Ogni persona è il risultato imprevedibile e irripetibile di questo complesso interagire, quindi la clonazione potrà produrre organismi-fotocopia ma mai persone-fotocopia. Eppure proprio questo tipo di obiezione ha fatto tremare il mondo nel febbraio scorso, ha scatenato i fantasmi dell'inconscio collettivo, ha fatto parlare del Brave New World di Aldous Huxley, del mito del Golem, di "replicanti" e mostri di Frankenstein, del film I ragazzi venuti dal Brasile, etc.

Se i "diversivi" del sensazionalismo e dell'apocalisse-a-buon-mercato funzionano, è anche e soprattutto grazie ai "sociobiologi" come E.O. Wilson, che da anni cercano di spiegare con motivazioni genetiche ogni azione, sentimento, comportamento e/o ideologia; si sono per troppo tempo giudicate autorevoli le affermazioni di costoro, che almeno una volta all'anno annunciano di aver trovato il gene della depressione o dell'omosessualità, dell'alcolismo o dell'antisemitismo; è solo per questo che può terrorizzare l'idea di produrre un "clone" di Adolf Hitler, come se un bambino col patrimonio genetico del fuhrer nazionalsocialista potesse per incanto trascendere le condizioni della propria educazione, e fosse per forza destinato a fondare un partito razzista, a organizzare colpi di stato, a perseguitare le minoranze etniche etc... Non è nel DNA che vanno rintracciate le origini dei fenomeni storici e politici.

Talvolta vengono fatte notare le sospette similitudini tra la "sociobiologia" e l'eugenetica razziale di derivazione (questa sì!) nazista (vedi lo stracitato caso del saggio The Bell Curve, che teorizzava l'inferiorità dei neri e che 2-3 anni fa scalò le classifiche di vendita statunitensi), ma tali disvelamenti rimangono sporadici, e non intaccano il dominio della iatrolatria, dei nipotini di Mengele e delle multinazionali farmaceutiche.

Una delle principali conseguenze del pregiudizio sociobiologico è la rimozione di ogni discorso sulle cause socioambientali di condizioni come l'ansia o la depressione, ricondotte quasi esclusivamente a fattori genetiche. Ne derivano la medicalizzazione dei comportamenti ritenuti "devianti" e l'aumento delle prescrizioni di sempre nuovi farmaci psicotropi (Prozac, Fluoxeren, Buspar, Leponex, Axoren, Remeron, Seropram, Elopram, Risperdal, Belivon, Serdolect...)

La medicina è incapace di capire che sono i nostri rapporti sociali a costituire un ambiente patogeno, e cerca di soffocare proprio gli avvertimenti che il corpo ci (cioè si) trasmette, riempiendoci di farmaci che sopprimono "le molteplici reazioni difensive (tosse, vomito, dolori, etc...) e comportano l'aggravamento dei disordini iniziali" (M. Bounan). Ne deriva una terapeutica assurda e pericolosa,

 

a) sintomatica, sopprime un meccanismo difensivo... il comfort a qualsiasi costo è una sciocchezza pericolosa;

b) antilesionale, distrugge una reazione vivente autocurativa;

c) antimicrobica, neutralizza il solo agente infettivo e riduce la reazione difensiva contro l'insieme dei fattori omologhi (fisici, climatici, tossici, alimentari...), reazione che al contrario converrebbe amplificare".

- M. Bounan, Il tempo dell'AIDS, Ed. 415, Torino 1993

 

Quando un operaio oggi va dal medico e si lamenta di sintomi di vario tipo (mal di testa, vertigini, nausea) il medico fa il possibile per non inquadrare storicamente ed esistenzialmente questi sintomi. Tira fuori tensione arteriosa e pulsazioni cardiache per diagnosticare "distonia neuro-vegetativa"..., comunque non si parla mai di rapporti di lavoro e di vita familiare. Trattamento tipicamente commerciale: i sintomi devono essere diagnosticati in modo da corrispondere, come domanda, all'offerta dell'industria medico-tecnica e farmaceutica.

- SPK [Collettivo Pazienti Socialisti dell'Università di Heidelberg], Fare della malattia un'arma, Collettivo Editoriale Genova, s.d., p.22)

 

Le conseguenze sul medio-lungo periodo sono l'aumento delle tossicosi, la distruzione delle residue barriere immunitarie e il diffondersi di nuove epidemie.

Il vero scandalo sta dunque a monte, non certo nella clonazione. L'effettiva pericolosità della manipolazione genetica ha poco a che vedere con gli incubi da Il mondo nuovo o da Body Snatchers, allarmanti metafore e nulla più, ma sta nell'ignorare che le principali cause dei mali da risolvere stanno in un "modello di sviluppo" avvelenante, alienante, distruttivo. Dobbiamo rendercene conto.

E cosa abbiamo al posto di questa necessaria presa di coscienza?

Scienza-spazzatura, infima divulgazione da Min.Cul.Pop, finte scoperte sempre più spettacolari... Il tutto amplificato dai media con l'aiuto di "esperti" self-styled pronti alla bisogna, come il prof. Cassano, strizzacervelli dei divi, co-autore di un libraccio disonesto sulla (d)(r)epressione, partigiano di quell'elettroshock che il Consiglio Superiore di Sanità medita di re-introdurre nella sanità pubblica.

 

 

Dura lex sed lex (part 2)

 

E' in questo delirio che va contestualizzato il dibattito sulla "castrazione chimica" dei "delinquenti sessuali".

Innanzitutto, cosa s'intende per "castrazione chimica"? Si tratta di una combinazione di psicoterapia coatta e "cure" antiormonali per inibire la libido (in genere chemioterapia e/o trattamento farmacologico antiandrogeno). Lo scopo dichiarato è far sì che il condannato, una volta libero, non ripeta la violenza. Lo scopo non dichiarato è quello di reprimere i sintomi più evidenti del malessere sessuale diffuso, per evitare di attaccarne le cause sociali.

Per quanto riguarda l'Europa, questo tipo di "cure" è già in uso dal 1969 in Germania (solo se il soggetto ha superato i 25 anni d'età e a seguito di una perizia medica che attesti l'idoneità al trattamento), dal 1993 in Svezia (solo con il consenso dell'interessato e se quest'ultimo è suscettibile di divenire recidivo), dal 1973 in Danimarca (dove ha sostituito la castrazione vera e propria - vale a dire chirurgica e definitiva; il condannato poteva scegliere tra quella e la prigione) e dall'inizio del 1997 in Francia, dove la legge è stata approvata, come suol dirsi, "tra roventi polemiche".

Per quanto riguarda l'Italia, l'ipotesi di introduzione della "castrazione chimica" è stata "ufficializzata" a Milano il 7 febbraio 1997: durante il processo a Orlando D., 42enne stupratore recidivo, i periti d'ufficio che lo hanno riconosciuto semi-infermo di mente hanno proposto di sottoporlo a cure antiormonali.

In Italia vi sono precise garanzie costituzionali sul fatto che "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana" (art.32 della Costituzione, II capoverso), ma questa è solo carta da culo, la realtà dei fatti è un'altra: in Italia "accanimento terapeutico" e Trattamenti Sanitari Obbligatori sono all'ordine del giorno.

 

[...] Una classe politica smarrita riuscirà, in questo campo come in altri, a fare la semplice constatazione che un'abdicazione del soggetto di diritto, a vantaggio dell'assoggettato al trattamento tecnico, ci rinvia alla forzatura dei corpi dell'Ancien Régime? Non si vede quanto vi è di regressivo nel trattare da ammalato un criminale che non lo è certamente per l'orientamento del suo desiderio, né per la scelta del suo oggetto, bensì per il fatto di aver scelto di perpetrare atti considerati riprovevoli dalle nostre società.

E allora, perché non definire di nuovo gli omosessuali come "malati"? Perché non considerare come morboso il desiderio dei giovani adulti che preferiscono le donne mature, o quello delle donne portate a innamorarsi di uomini che potrebbero essere loro padri (ma non lo sono)? Perché non riaffermare che ogni desiderio è morboso e destinato alla terapia quando non è definito in anticipo dalla norma sociale?

Senza parlare dell'errore costituito da una negazione del desiderio... non si sono previste, a quanto pare, le conseguenze, che nel migliore dei casi potrebbero riportarci alla contenzione igienica del secolo scorso, e nel peggiore alle più feroci leggi puritane.

Castrare chimicamente il violentatore recidivo? Perché no, dopo tutto? Se la sarà cercata, si sente dire... Ma se accettiamo così di scivolare in una logica di vendetta, perché non cavare gli occhi ai produttori di materiale pornografico e alle loro centinaia di migliaia di spettatori?

[...] Le leggi progettate sulle terapie coatte creano le basi concettuali di un regresso, nella misura in cui riportano nel corpo la causa di varie devianze. Tossicodipendenza, alcoolismo, pazzia, e ormai anche forme di desiderio sessuale, che dovrebbero essere invece più seriamente considerate come comportamenti socialmente invocati, incitati e infine scelti, alcuni dei quali percorrono, in piena responsabilità, la via che porta al delitto... Come confondere queste propensioni pratiche o socialmente indotte con una supposta intenzione psicologica sostenuta dalla pulsione ormonale, che si potrebbe procedere a sopprimere? Perché aggiungere al crimine o al delitto la nozione di malattia... se non per incitare gli psichiatri a uscire dal loro ruolo per divenire agenti di una polizia generale del costume? [...]

- Denis Duclos, "L'infanzia, una specie in pericolo? Crimini pedofili e controllo sociale", Le Monde diplomatique, ed. it., gennaio 1997, pagg.20-21

 

Allo stato attuale non è possibile alcuna conclusione. Ripeto: non è possibile alcuna conclusione.

Mi vengono alla mente soltanto due parole e un punto di domanda...

Brutta fine?

 

 
APPENDICE

PEDOFILIA: GLI ALTRI PARERI

 

[Nuove argomentazioni] ruotano essenzialmente attorno all'infanzia, vale a dire attorno allo sfruttamento della sensibilità popolare, la sensibilità dell'opinione pubblica e il suo orrore spontaneo per tutto ciò che concerne il sesso in rapporto al bambino. Così, un articolo del Nouvel Observateur esordisce affermando che "la pornografia infantile è l'ultimo incubo americano, senza dubbio il più terribile in un paese così fecondo nel produrre scandali". Che la pornografia infantile sia il più terribile degli scandali odierni lo contraddice la sproporzione stessa fra l'argomento a cui ci si riferisce - pornografia infantile, nemmeno la prostituzione - e l'immensità dei drammi e delle repressioni che possono per esempio subire i neri negli Stati Uniti. Tutta questa campagna sulla pornografia, sulla prostituzione, su fenomeni sociali di tal genere, [...] serve di fatto soltanto ad arrivare alla questione essenziale: e cioè che è ancora peggio allorché i bambini sono consenzienti, è ancora molto peggio qualora tutto ciò non sia né pornografico, né pagato, ecc. Il che significa che tutto il contesto criminalizzante serve soltanto a far emergere il punto cruciale dell'accusa: voi volete farel'amore con dei bambini consenzienti. Serve soltanto ad affermare il tradizionale interdetto - e ribadirlo in una nuova maniera, con nuove argomentazioni - riguardo ai rapporti sessuali consenzienti senza violenza, senza denaro, senza alcuna forma di prostituzione, che possono esistere fra maggiorenni e minorenni.

Guy Hocquenghem, op. cit.
Grande è l'ignoranza dei genitori in materia di sesso. Poiché molti di essi sono profondamente insoddisfatti della propria vita sessuale, riescono a rapportarsi alla sessualità dei loro figli solo negandola e reprimendola. La madre incapace di orgasmo pone veti alle molteplici opzioni di piacere della figlia, il padre che programma il sesso in maniera burocratica è sospettoso della sensualità del figlio e delle sue esplorazioni. Tirare su i bambini come esseri sessuati li aiuterebbe a diventare adulti relativamente liberi da malintesi, paure e nevrosi, e invece ci aspettiamo che da un "bel bimbetto" totalmente inibito si sviluppi, come per magia, un adulto maturo e sessualmente competente. Un modo tanto stupido di crescere i propri figli pone le basi del fallimento sessuale e della confusione emotiva della generazione successiva.
Richard Walters, Sexual Friendship; A New Dynamics in Relationships, 1988
 

Scusi, mi dà una caramella?*

di Aldo Busi

 

 

 

 

Centrato sulle ultime paranoiche iniziative contro la ragionevolezza, questo inedito - inedito specialmente perché dappertutto rifiutato - è il miglior antidoto alle gravi sciocchezze che ci frastornano.

 

 

Con lo scoppio della Conferenza di Stoccolma sullo sfruttamento dei minori a fini sessuali nel mondo, va di moda il blob sulla pedofilia di massa come massa indiscriminata di atteggiamenti sempre e comunque turpi da parte dell'adulto che s'interessa sessualmente ai bambini e alle bambine anche quando, disinteressandosene, se ne interessa sensualmente (il concetto è chiarito più avanti).

Il criminale che, per telefono, chiede al trafficante di carnina umana se alla dodicenne in catalogo è consentito infilare aghi nei capezzoli, non viene più definito tale, bensì pedofilo, per far sì che tra i due reati il maggiore passi per quello minore e viceversa. Per lo stesso motivo, di recente, è stato illustrato dai media con gli stessi criteri l'omicidio a Catania di un venditore ambulante di tessuti per mano di un quindicenne col quale &laqno;intratteneva un turpe rapporto»: mentre la vittima viene esposta al ludibrio con nome e foto, dell'assassino, pentito per il "turpe rapporto" lavato col sangue, a parte l'età e che è di buona famiglia, non si sa niente. Infine, si ha il sospetto che ci si prepari a farne un eroe.

Su tutti i giornali, l'ultimo Tabù del cattolicesimo - la dirompente, non ancora del tutto governabile, criminale sessualità del bambino esposto col suo culetto a quella maniacalmente veicolata dell'adulto malato - è finemente cesellato con l'acuminatezza dell'ipocrisia cattolica, tipica virtù mondana di chi ha molto da nascondere, specialmente quando il bersaglio ultimo da colpire non è la pedofilia ma, diciamolo, l'omosessualità maschile.

Vediamo se da questa rappresentazione apocalittica del bimbo-agnello-sacrificale-del-lupo, in cui veri problemi si mescolano con altri strenuamente falsi e falsificati, di mercificazione delle idee, si può togliere qualche truciolo di troppo che fa meno fiamma di un fiammifero già usato. Ma, data questa società di code di paglia e di ipocriti malpensanti e di politici complessati che, come Sgarbi e Storace, danno del frocio in Parlamento o in televisione a chi non la pensa come loro, che pensano inevitabilmente col culo come tutti coloro che ricorrono a quell'epiteto per ovviare alla mancanza di argomenti quando hanno toccato il fondo della loro impotenza intellettuale e pochezza politica, voglio subito mettere le mani avanti: io voglio esplicitare un pensiero pedagogico, non sto legittimando un comportamento o un'inclinazione che riguardi qualcuno che mi sia caro colpito da mandato di arresto per abuso di minore.

 

Il pedofilo, come il cocainomane medio-borghese, non ha alcun bisogno di essere legittimato: egli agisce nell'ombra e l'ambiente, in cui avviene la tresca col bambino o il pusher, è tanto più eccitante quanto più è pericoloso e omertoso. Infatti cosa dice il pedofilo per prima cosa al bambino dopo l'atto sessuale? &laqno;Non dire niente a nessuno, non lo deve sapere nessuno, guai!»

Io, poi, anche se sul mio diploma preso all'Istituto Tecnico Femminile di Lucca ho scritto &laqno;Puericultrice», ero un famoso gerontofilo già a cinque anni e sono fuori discussione, e nessuno mi ci tirerà dentro per i capelli o gli stacco lo scalpo a morsi. Così si sta facendo dunque tutt'uno della pedofilia verso le bambine e di quella verso i bambini, si confondono i quattro anni con i dodici, la Thailandia con il Belgio e la Svezia con la comune famiglia dei vicini così perbenino e così incestuosi.

Io li ho visti i bordelli di infanti a Bankok, ho visto che razza di clientela vantano: potenzialmente siete tutti voi ammogliati, discreti, di medio reddito in doppiopetto e cravatta che adesso vi scandalizzate tanto e poi correte a fare il pacchetto del viaggettino con similvergine thaj o polacca decenne!

 

Ed ecco che si mischia la pedofilia di induzione alla prostituzione e di sfruttamento porno-commerciale con quella di disinteressata simpatia o apatia spinta che esclude la penetrazione e ogni tecnicismo-da-farsi-varco; ecco che si sovrappone la pedofilia violenta e metodica del maniaco con quella blanda e passeggera del maestro elementare o del prete palponi ma morta lì.

Luce! Perché anche l'Inferno ha le sue sfumature, i suoi incendi ma anche i suoi fuochi fatui: altrimenti si rischia di rendere la pedofilia = crimine un Paradiso irresistibile anche per chi certe inclinazioni non ha mai sospettato di averle. Una pedofilia-da-stratagemma è dovuta socialmente dall'adulto maschio al bambino maschio che ne faccia richiesta proprio per non offenderlo respingendolo del tutto, con conseguenze vendicatorie da parte dell'innocente spesso incalcolabili per entrambe le parti: se penso a come ero sessualmente fuorilegge io da bambino con gli adulti che, volenti o nolenti, ho piegato alle mie morbosissime, naturali curiosità, ogni volta che viene a trovarmi un bambino prima di aprirgli spalanco tutte le porte e le finestre su tutti i lati della casa dentro cui faccio piombare almeno quaranta occhi di vicini da diverse e altolocate angolazioni; e se io a partire dai tre anni fossi stato denunciato da tutti i ventenni e trentenni e quarantenni che ho sedotto o irretito o molestato fino a che non sono diventato a mia volta abbastanza grande per diventare un oggetto di desiderio altrui, faremmo il paio con tutti i quindicenni e le quindicenni, e anche meno, che oggi dovrei querelare io perché, senza alcuna speranza, tentano di sedurre me anche solo per il piacere di incastrarmi in uno scandalo montato d'accordo coi genitori, ormai del tutto moderni, quasi marci, certo stanchi.

 

Io più di una volta ho provato l'imbarazzo di avere a che fare con una madre, ma anche con un padre, che mi avrebbero affidato un loro figlio adolescente un po' tonto per "tirarglielo su e poi quello che succede, succeda purché succeda qualcosa". Non ci si deve meravigliare di niente: di fronte a un uomo di successo, come i miserabili pensano che io sia proiettando su di me ciò che sarebbero loro se fossero al mio posto oggi, non solo calano le braghe i proletari, ma cadono i tabù dei piccoli borghesi.

E bisogna stare attenti a rimettere ciascuno al suo posto: saper stare marzialmente al proprio senza alcun cedimento è la migliore delle strategie di attacco e sbaragliamento. Ma il pericolo che siano gli stessi genitori i primi magnaccia dei loro bimbetti e bimbette qui in Occidente come là in Oriente esiste ed è sonante. E non solo per fame di pane, ma di Rolex e di Mercedes turbo.

Del resto, è stato dimostrato anche recentemente con i fatti dei set porno di Ballarì, quartiere di Palermo, e prima con fatti risaliti alla fruizione del mercato massmediatico da ogni parte d'Italia.

Non dobbiamo dimenticare che, in un paese la cui unica fonte di approvvigionamento culturale e pedagogico e morale risale spesso a Costanzo o a Castagna o a Fiorello o a Smaila o a Scotti o alla Venier o a don Mazzi o a Fede o alla De Filippi e Amici vari, la sessualità (anche all'interno della stessa coppia eterosessuale, già di per sé abbastanza mostruosa anche senza infierire) è vista più che mai come perversione, peccato, eccentricità da baraccone, carriera e doutdes, e quindi con un suo potere d'acquisto d'altre cose e status che ne mina per sempre la gratuità, cioè l'amore, vale a dire l'umanità, leggi il piacere di vivere.

 

E allora, io dico, che se lo mettano tutti in quel posto da soli o fra di loro, se ci riescono, 'sti italiani di merda catodica che s'abbuffano di wuerstel e di sensi di colpa davanti al televisore tre ore al giorno e poi si improfumano, si mettono il braccialetto, la collanina, l'anellino al naso, all'orecchio, all'ombelico, nella guancia, nel labbro, anche grande, sul glande, al capezzolo e poi arrivano da te trafelati di consumismo e puzzolenti di vittimismo e prendono a dolersi sulla propria solitudine e la sordità del mondo, il bisogno di comprensione, di tenerezza, di un amore grande, assoluto, ombelicale come un cordone e tu, il cattivo, che ti ribelli al ruolo di balia coi soldi e gli chiedi subito, &laqno;Caro, da quand'è che sei disoccupato perché nell'ultimo decennio niente si confà alle tue belle manine levigate?» e li vedi che scappano tutti a gambe levate.

Puttana Eva, che fighetti, tremendi fighetti complessati i puttanieri di Adamo di questo fine secolo: se non ci fossero le nigeriane e le slave e i barboncelli albanesi e marocchini che fanno orario continuato fra cigli e incroci di strade, non saprebbero proprio come vincere fra connazionali il giusto orrore di sé che devono farsi una volta in mutande gratis.

 
Un'altra amara considerazione è questa: ci sono paesi in cui le bambine e i bambini o vengono sfruttati nella prostituzione o vengono ammazzati (Brasile, Cina, India...). Allora, cos'è meglio per questi bambini, una scopata o una coltellata? E non mi si venga a dire che entrambe le soluzioni sono aberranti: la inventino i benpensanti congressisti e chierici di generose teorie la terza via, quella che non c'è, così come hanno inventato quella per bloccare la guerra nella ex Jugoslavia e ogni altra.

E allora, che sarà mai se un ragazzino di cinque o dieci o dodici anni fa una sega a uno più in là negli anni o se se la fa fare? e lo stesso atto di sodomia (mio dio, che ridicolo parolone biblico!) ha tremila modi per avvenire e tremilaeuno per essere mimato, sia fra adulti, sia fra adolescenti e adulti, sia fra bambini e adulti, sia fra bambini e bambini; esso di per sé, bigotteria a parte, nell'un caso o nell'altro, non comporta alcun marchio indelebile nella carne (e nella psiche) del maschio non soggetto a violenza smaccatamente, tanto per cominciare, fisica.

Su quella psicologica, bisognerebbe fare un libro a parte, a patto di iniziarlo con il plagio e la questione Braibanti di infausta memoria democristiana.

 

Il falso problema non è, dunque, la pedofilia, ma la paura dell'omosessualità, mentre siamo già in un'epoca in cui toccherà a militanti omosessuali illuminati legittimare l'eterosessualità per la conservazione di una specie in via di estinzione.

Io sottolineo la sacralità del corpo del bambino e la doppia sacralità del corpo della bambina che in grembo porta una potenzialità in più, e una responsabilità e un fardello o comunque un'opzione, rispetto al bambino, ma poi bisogna fare i conti con costumi, costrizioni economiche, convenienze patrimoniali, usanze barbare come l'infibulazione, nazioni povere ma ricche di prostituzione infantile e nazioni ricche di soldi e di chiese ma povere di etica sessuale e pertanto ricchissime di turisti del sesso.

Ma per restare qui da noi, dove ne succedono già abbastanza e senza alcun alibi di carestia alimentare e di millenarie ammonizioni cristiane, se io avessi una bambina di nome Alice, diciamo di nove anni e poiché ogni storia di pedofilia va vista in sé e senza mai generalizzare, preferirei mille volte che la mia Alice vada a letto a fare la porca con Lewis Carroll piuttosto che riceva una sola, fuggevole, infangante carezza sulla nuca dalla foto di Andrea Riffeser con telefonino all'orecchio (sta telefonando l'ordine di un ennesimo editoriale contro gli omosessuali o contro gli zingari sui suoi due quotidiani, Il Resto del Carlino e La Nazione) o dal cardinale Biffi, che su tutti i giornali provinciali dell'Italia centrale ispira tutti gli articoli in favore dell'odio sociale contro gli omosessuali, cioè contro il Nemico per eccellenza, per distogliere l'attenzione dai nemici spiccioli, poco appariscenti ma reali; se Romano Battaglia dice la parola "amore" sentiamo un brivido correrci giù per la schiena per tanta volgarità, se dico io la parola "merda" chiunque ne sente la vibrante poesia che fluisce ai polmoni.

Conoscere significa saper distinguere prima di operare qualsivoglia nesso - non ce lo insegna Spinoza o Leibniz, ma un contadino qualsiasi dopo la mietitura del grano.

 

Io direi questo di veramente rispettoso nei confronti di tutti i bambini di entrambi i sessi:

a) l'adulto responsabile non si deve lasciar intimorire dall'offerta sessuale del bambino, poiché un bambino senza curiosità sessuali è un bambino già subnormale,

b) se provocato sessualmente da un bambino, l'adulto non lo traumatizza né con un rifiuto castrante né con un'accondiscendenza euforica,

c) all'offerta sessuale del bambino bisogna che l'adulto responsabile dia una risposta sensuale, e non una risposta astratta a base di rimproveri, ammonizioni e di sfiducia verso la propria sessualità e di orrore verso quella degli altri, tutti potenziali mostri dietro l'angolo.

Se per fare questo gli si prende in mano il pisello o le si accarezza la passerina - gesti che io non ho mai fatto comunque con nessuno: sarà per questo che tutti i bambini e le bambine della mia vita mi hanno girato le spalle per sempre? - che sarà mai? Bisogna affrontare l'altra faccia della Coazione da Baci Perugina dei bigotti senza scrupoli e capire che spesso è il bambino a dire all'adulto, rimasto troppo a lungo indifferente, &laqno;Scusi, mi dà una caramella?».

Così, quando si stigmatizza una povera maestra elementare rea di "aver palpato" dei bambini di pochi anni durante un bagnetto si arriva al massimo degrado della sessuofobia, perché che diavolo si può fare, facendo un bagnetto a un bambino, se non palparlo? é giocando nei suoi termini di sessualità che si accende in lui la luce della sensibilità, la fiducia nel mondo attraverso l'accettazione del proprio corpo festeggiato e dunque accolto da un altro corpo.

Se facendo il bagno a un bambino non gli tocchi il pisello che lui ti esibisce fieramente e lo umilii seduta stante, &laqno;perché certe cose non si devono fare», il malato sei tu adulto che stai facendo di lui un malato come te, non l'adulto che glielo tocca e cerca di fare alla svelta a lavarlo e ad asciugarlo e ci ride sopra come da che mondo è mondo.

 

E adesso, dopo questa campagna scriteriata contro la pedofilia confusa con la criminalità e l'aberrazione umana, che accadrà?

Accadrà che anche il più blando dei pedofili, il nonnino del quartiere di imperitura memoria, che prima attirava i bambini nel sottoscala con una mela, gli dava una palpatina e poi li lasciava andare felici e contenti, adesso, prima ancora di attirarli, penserà a come e a dove nasconderne il cadavere.

Inoltre avremo davanti a noi generazioni di adulti-robot, perché i bambini non palpati, non accarezzati, non pastrugnati, non sbaciucchiati, non amati sensualmente senza tanti brutti discorsi sulla normalità, sono adulti infelici, criminali, tutti potenziali stupratori, squartatori, sadici depressi con una sola cosa in testa: vendicarsi.

Io, che in questo senso ho amato decine di bambini e di bambine cominciando da quelle e da quelli dei miei fratelli e sorella, adesso che mi avvicino ai cinquanta, contrariamente al mio stesso sentire, devo farmi forza e respingere in blocco i bambini, ferendoli in maniera irreparabile, io, che non ho mai avuto paura e li ho aiutati a crescere assecondandoli e provocandoli con giudizio.

Io adesso devo inventarmi la coda di paglia che non ho, perché devo essere falciato nella messe sessuofobica predisposta quindici anni fa da questo papa e da questi specialisti dell'infanzia squallidi e irresponsabili come forse mai prima nella storia della Chiesa e della civiltà occidentale.

Del resto, a che scopo discutere tanto di pedofilia e di sessualità dei bambini e di sessualità in generale in una società che non ammette il sesso neppure fra adolescenti consenzienti? in una società di adulti malati e schizofrenici che sui bambini di oggi si vendicano in ogni modo perché sono stati vittime a loro volta di quella blasfemia etica di origine cattolica secondo la quale pagare le tasse è "da fessi" e frodare, ammazzare, tradire, prostituire, sfruttare, stuprare è "da furbi" e comunque "umano", mentre fare all'amore (l'amore, capite?) è ancora "fare le cose sporche"?

 

* da Babilonia, settembre 1996. Ripubblicato per gentile concessione della rivista.

 

Per una legislazione diversa sulla sessualità dei minorenni

(da "Libération", 26 gennaio 1976)*

 

 

Il 27, 28 e 29 gennaio, alle ore 13 davanti alla corte d'assise di Versailles, compariranno, per offesa al pudore senza violenza su dei ragazzi minori di quindici anni, tre imputati: Bernard Dejager, Jean Claude Gallien, Jean Burckhardt, i quali, arrestati nell'autunno del 1973, sono in detenzione preventiva da più di tre anni.

Una detenzione preventiva tanto lunga per istruire una semplice causa di moralità pubblica, in cui dei non-adulti non hanno subito la minima violenza ma, al contrario, hanno precisato ai giudici istruttori di essere stati consenzienti (benché attualmente la legge neghi loro ogni diritto al consenso) ci appare di per sé scandalosa.

Oggi essi rischiano di venir condannati a una pena pesante, sia perché hanno avuto relazioni sessuali con minorenni maschi e femmine, sia perché hanno favorito e fotografato i loro giochi sessuali.

Per parte nostra, riteniamo che vi sia una sproporzione manifesta da un lato tra la qualifica di "crimine" che autorizza una tale severità e la natura dei fatti imputati; dall'altro, tra il carattere obsoleto della legge e la realtà quotidiana di una società che tende a riconoscere nei bambini e negli adolescenti l'esistenza di una vita sessuale (se una ragazza di tredici anni ha il diritto di prendere la pillola, a cosa le serve?). La legge francese si contraddice quando ammette una capacità di discernimento a un minorenne di tredici o quattordici anni, che può essere sottoposto a giudizio e condannato, mentre gli rifiuta questa capacità quando si tratta della sua vita affettiva e sessuale.

Tre anni di prigione per dei baci e delle carezze ci sembra che bastino; e ci pare inconcepibile che il 29 gennaio a Dejager, Gallien e Burckhardt non sia ridata la libertà.

 

Aragon, Roland Barthes, Simone de Beauvoir, Judith Belladonna, Michel Bon (psicologo), Jean Louis Bory, François Chatelet, Patrice Chereau, Jean-Pierre Collin, Copi, Michel Cressole, Bertrand Boulin, Alain Cunny, Fanny e Gilles Deleuze, Bernard Dort, Françoise d'Eaubonne, dr. Maurice Eme (psichiatra), Philippe Gavi, dr. Pierre Edmond gay (psichiatra), André Glucksmann, Félix Guattari, Daniel Guérin, Pierre Guyotat, Pierre Hahn, Jean-Luc Hennig, Christian Hennion, Jaques Henric, Guy Hocquenghem, dr. Bernard Kouchner, Françoise Laborie, Madeleine Laik, Jack Lang, Georges Lapassade, Michel Leiris, Raymond Lepoutre, Jean-François Lyotard, Dionys Mascolo, Gabriel Matzneff, Catherine Millet, Vincent Montell, Dr. Bernard Muldworf (psichiatra), Negrepont, Marc Pierret, Anna Querrien, Griselidis Real, François Regnault, Claude e Olivier Revault d'Allonnes, Jean Ristat, Christiane Rochefort, Pierre Samule, Gilles Sandler, Jean-Paul Sandler, René Schére, Philippe Sollers, Gérard Soulier, Victoria Thérame, Marie Thonon, Catherine Valabrègue, Dr. Gérard Valles (psichiatra), Hélène Vedrine, Jean-Marie Vincent, Jean-Michel Wilhelm, Francis Ponge, Danielle Sallenave.

 

* Tratto da: Egle Becchi (a cura di), L'amore dei bambini. Pedofilia e discorsi sull'infanzia, Opuscoli Feltrinelli, Milano 1981, pagg. 35-36

 

Esperienze sessuali positive tra adulti e bambini: le prove*

di Joel Featherstone

 

Quando avevo 8 anni i miei genitori mi mandarono a scuola di pugilato. Ero affascinato dai bicipiti del mio istruttore. Un giorno i ragazzi gli chiesero di flettere i muscoli, e penso abbia notato che la cosa mi prendeva bene.

Non ricordo quando successe per la prima volta, ma lui mi portava nella stanza sul retro e presto arrivavamo ai genitali. Mi piaceva un sacco, e lo incoraggiavo il più possibile.

 

(citato in: Rush, 1980, pag.178)

 

Sì, l'ho già sentito dire che le ragazzine che si innamorano di uomini più grandi in realtà sono in cerca di figure paterne... E ho anche sentito dire che gli uomini più grandi a cui piacciono le ragazzine sono insicuri. Jimmy vorrebbe che io fossi più vecchia, o essere lui molto più giovane, ma nessuno può cambiare la nostra differenza d'età, o quello che proviamo, così me ne frego di quello che pensano gli altri.

 

(Laura, citata in: Blume, 1986)

 

 

 

Nessuno dubita del fatto che molte esperienze sessuali tra adulti e bambini siano negative. Gli adulti, di solito i genitori o i patrigni, fanno violenza ai bambini e li sfruttano in tanti, innumerevoli modi, e una significativa minoranza di tali abusi ha a che fare con il sesso. L'abuso sessuale sui bambini può avere forme grossolane, come lo stupro, o sottili ed insidiose, come il doppio vincolo tipico degli incesti genitori-figli. Non c'è alcuna controversia sull'esistenza dell'abuso sessuale sui minori, e i media non sono certo disattenti su tutto ciò che lo riguarda direttamente o meno. D'altra parte, non è possibile che alcuni dei bambini sessualmente coinvolti con adulti siano consenzienti, provino piacere o addirittura siano loro a fare i primi passi? Tanto nel conversare quotidiano quanto nei media, non si può nemmeno accennare a questa possibilità. Eppure, nonostante il tabù, nel muro della negazione vanno aprendosi numerose crepe.

Nelle pubblicazioni specializzate, da sempre semi-esenti dai tabù, si trovano sempre più prove di rapporti non-coercitivi: psichiatri, psicologi, educatori ed altri che devono rapportarsi a bambini consenzienti, devono confrontarsi sulle tematiche fondamentali e discutere il da farsi. Ne consegue - negli interessi della chiarezza e per facilitare la comunicazione intraprofessionale - il parziale abbandono della consueta propaganda, altrimenti spacciata come "discorso" sull'argomento.

Nel decennio passato, le prove di contatti non-coercitivi tra bambini e adulti si sono accumulate sempre più velocemente; ad esempio Haugaard ed Emory (1989) riportano che una parte del loro campione (studenti universitari che nell'infanzia hanno avuto contatti sessuali con adulti) hanno descritto il rapporto in termini positivi, portando gli autori a concludere che tali soggetti "hanno avuto esperienze diverse da quelle degli altri" (p.95). Ma studi di un certo rilievo sono disponibili da ben mezzo secolo. In uno studio ormai classico, la psichiatra Loretta Bender e il suo collaboratore Dr. Abram Blau presentarono i casi di bambini ricoverati nel reparto infanzia della Divisione Psichiatrica del Bellevue Hospital di New York (Bender & Blau, 1937, pagg.500-518). Uno di questi casi è quello dell'undicenne Fannie S., le cui "malefatte" sessuali comprendevano la masturbazione e rapporti con ragazzi. Fannie era stata messa in un istituto per ragazze "turbolente", finché gli assistenti sociali non avevano scoperto che tutte le notti usciva dalla finestra e andava a trovare uomini del vicinato, coi quali aveva rapporti sessuali. Per impedirle di avere una vita sessuale, le autorità avevano rinchiuso Fannie nell'ospedale psichiatrico di stato (pag.508).

Altri due casi trattati da Bender e Blau riguardavano componenti di ciò che i moderni tabloid definirebbero un "sex ring", una cerchia del sesso. La dodicenne Dorothy, la ring-leader,ha riferito, impassibile, di avere contattato lei stessa due uomini e di aver presentato loro altre ragazzine... Non mostrava alcuna angoscia o senso di colpa per quella situazione. Si diceva spiacente per aver avviato quei rapporti, ma era evidente che la sua reazione era dovuta all'inconveniente della detenzione anziché ad una comprensione della natura del suo delinquere [sic] (pag.510)

 
Una delle "delinquenti" complici di Dorothy nella cerchia, l'undicenne Frances C., mantenne lo stesso registro. Ecco cosa scrivono Bender & Blau di questa piccola incorreggibile:

 

Non presentava alcuna reazione nevrotica o emotiva alla situazione, e non comprendeva il significato del proprio comportamento. Si limitava a riconoscere che, se lo aveva detto il giudice, doveva essere una cosa "cattiva" (pag.59)

 

Bender e Blau notano che

 

La più notevole caratteristica di queste bambine che avevano avuto esperienze sessuali con adulti era che mostravano meno paura, angoscia, senso di colpa o trauma psicologico di quanto ci si potesse aspettare. Al contrario, facevano spesso mostra di un atteggiamento sincero e obiettivo, oppure apparivano fiere, sfrontate, persino baldanzose per ciò che avevano fatto... All'inizio le bambine non avevano rimorsi, ma questi hanno iniziato ad emergere quando le si è separate dagli oggetti della loro eccitazione e gratificazione sessuale, e quando le si è sottoposte al giudizio dei genitori e delle autorità. E' successo soprattutto con le bambine più intelligenti, e sembrava in parte dovuto alla riprovazione da parte degli adulti, senza che ne conseguisse un reale convincimento delle bambine. In alcune circostanze ne è sembrato derivare un turbamento emotivo e intellettuale, conseguente ai loro sforzi per riconciliare l'atteggiamento delle autorità e le loro esperienze personali. (pagg.510-11)

 

Certe convenzioni linguistiche sono rigidamente mantenute nella pubblicistica. I rapporti consensuali tra persone di età diverse sono celati dietro espressioni come "vittima partecipante", parole come "molestie", "abuso" e "aggressore" sono a volte usate in modo stupido.

Ad esempio, la psicologa e perita consulente di tribunale Dr. Mary de Young (1984) riporta diverse storie di bambine pre-puberi consenzienti. Edie, di otto anni,

 

è stata molestata [sic] sessualmente dal nuovo compagno di sua madre. [Edie] gli ha chiesto di toccarle l'area dei genitali, e lui, dopo essersi inizialmente rifiutato, ha più tardi acconsentito (pag.336).

 

De Young non ha potuto trovare in Edie alcun sintomo d'ansia causato dall'esitazione dell'uomo a fare come lei gli aveva detto.

In un altro dei casi trattati da de Young, Lisa (sei anni), è stata

 

sessualmente molestata [sic] da un baby-sitter adolescente, che l'ha toccata e si è masturbato tutte le settimane per un periodo di oltre tre mesi. Lisa lo ha convinto a tenere segreta la loro relazione, e spesso gli telefonava per assicurarsi della sua disponibilità per la settimana successiva. [Lisa] non mostrava alcun sintomo che potesse collegarsi alle molestie [sic] (pag.336).

 

De Young scrive anche di Marie (sette anni), che

 

ha invitato un suo vicino adolescente a fare il bagno con lei. Durante il bagno lui l'ha toccata e lei lo ha masturbato. Meno di due settimane dopo, ha praticato una fellatio al compagno di sua madre, dicendogli che le piaceva fare felici gli uomini. Nessuna evidenza di angoscia dopo queste successive molestie [sic] (pag.337)

 

In un precedente trattato (1982), de Young nota:

 

tre giovani vittime [sic] sono apparse virtualmente indifferenti alle molestie [sic] subite. Non vi erano veri e propri segni di traumi in queste giovani, fatta eccezione per un'irritazione e un'impazienza con gli adulti nelle loro vite, chiaramente più traumatizzati dalle molestie [sic] di quanto fossero i bambini.

 

Con una certa riluttanza, de Young descrive questi incontri come "gentili", in ogni caso con "un adulto conosciuto e amato dal bambino, di cui quest'ultimo si fidava" (pag.136).

La dottoressa Ann W. Burgess, femminista "radicale" pro-censura e istruttrice all'Accademia dell'FBI, per le sue ricerche ha ricevuto finanziamenti per centinaia di migliaia di dollari dal Justice Department degli Stati Uniti. Burgess e il suo altrettanto "radicale" collaboratore, l'agente speciale dell'FBI Kenneth Lanning, sono in prima fila nella crociata contro la libertà sessuale dei bambini. Nondimeno, persino Burgess ammette che in alcuni casi di "sex ring" tra adulti e bambini, questi ultimi

 

si risentono per le interferenze delle autorità, e pensano: "tanto rumore per nulla". Il bambino mantiene legami emotivi, sociali ed economici con l'aggressore [sic], e si arrabbia o si dispiace del fatto che quest'ultimo sia stato scoperto e condannato. Le autorità che sono intervenute sono viste come causa di tutte i problemi ("Perché non lascia perdere il mio caso?") (Burgess et al.,1984, pag.659)

 

In un altro scritto Burgess riconosce che molti bambini hanno un'esperienza piacevole del contatto sessuale con l'adulto giusto. Burgess e Holmstrom (1975) scrivono:

 

Vi erano alcune vittime [sic] - 7 su 12 - che trovavano piacevole l'attività sessuale. Erano in genere casi in cui la manipolazione dei genitali sostituiva la penetrazione. Una donna diciannovenne, raccontando la sua esperienza infantile col nonno, disse: "Mi faceva sedere in grembo con le gambe appena divaricate e mi toccava l'interno delle cosce, la vulva e tutta l'area intorno ai genitali... Lo trovavo molto piacevole, stavo con la mia schiena contro il suo busto, la testa sul suo petto, e a volte mi addormentavo. Era sempre molto calmo e dolce, e mi raccontava delle storie.

 

Beth Kelly (1979), una femminista veramente radicale, ricorda la propria iniziazione all'amore lesbico, all'età di otto anni, da parte di sua zia Addie:

 

La prima donna che ho amato è stata la mia prozìa; i nostri sentimenti l'una per l'altra erano forti e profondi. Il fatto che lei avesse cinquant'anni più di me non inficiava il nostro rapporto e, sì, io sapevo cosa stavo facendo, ne ero conscia in ogni momento, anche se all'epoca non conoscevo ancora le parole con cui descriverlo... La adoravo, ecco tutto... Non mi capitò mai di considerare "innaturale" o "antisociale" baciare, toccare o stringere la persona che amavo, e non credo che nemmeno [zia] Addie se ne preoccupasse tanto. Io so che che non mi sono mai sentita costretta o condizionata da un qualunque aspetto sessuale dell'amore che provavo per lei. Penso di poter dire con sicurezza, a circa vent'anni di distanza, di non essere mai stata sfruttata fisicamente, emotivamente o intellettualmente - mai.

 

Lo psichiatra forense Matti Virkkunen, che tra il 1951 e il 1952 ha ricevuto la documentazione di ogni bambino/a esaminato/a all'ospedale centrale dell'Università di Helsinki in un caso di pedofilia, ha concluso che il 48,4% dei bambini ha avuto parte attiva nell'avviare o nel mantenere la relazione coi partners adulti. Virrkunen osserva:

 

Ciò consisteva normalmente nel fare ripetute visite all'aggressore [sic]. Il gran numero di vittime [sic] derivava dal fatto che la vittima originaria [sic] portava con sé i suoi compagni di giochi.

[...] Lo studio indica che il comportamento aggressivo non era caratteristico di questi aggressori [sic]; piuttosto, sembravano spiccatamente gentili, pazienti e teneri coi bambini. (Virkkunen, 1975, pag.179)

 

Il dottor Theodorus Sandfort dell'Università di stato di Utrecht nei Paesi Bassi, con l'aiuto dei loro partners adulti, ha trovato 25 ragazzini consenzienti, dall'età compresa tra i 10 e i 16 anni (Sandfort, 1981, 1984). Gli adulti erano membri del gruppo di lavoro pedofilo della Netherlands Society for Sexual Reform. Questo gruppo di sostegno, che conta decine di sezioni in molte città olandesi, opera per una educazione sessuale radicale e si occupa di temi come la pedofilia consensuale, la sessualità infantile e la liberazione dei giovani, tenendo incontri e dibattiti pubblici e pubblicando una rivista mensile. I bambini del campione di Sandfort hanno avuto espressioni inequivocabilmente positive nei confronti dei loro amanti adulti e del loro rapporto.

 

La principale conclusione tratta da questa ricerca è che tra adulti e bambini esistono anche contatti sessuali che i bambini esperiscono in modo prevalentemente positivo e che, secondo quanto da essi riportato, non hanno nessuna conseguenza nociva sul loro benessere. A parere dei bambini, gli adulti non stavano abusando della loro autorità. (Sandfort, 1984, pag.140)

 

Lo psicologo clinico dr. Frits Bernard (1981) ha pubblicato nove resoconti di relazioni positive tra bambini e adulti, con le parole del bambino cresciuto. Un uomo più vecchio ricorda:

 

Quando avevo sette anni venni a contatto con un uomo che mi piaceva molto. Mi portava nel suo solaio, mi faceva sedere in grembo e facevamo giochi di sesso. Lo trovavo molto bello e godibile. Non vedevo l'ora che fosse mercoledì pomeriggio, il giorno in cui ci vedevamo. Questa situazione durò a lungo.

In seguito ebbi molti contatti con altri uomini ma mai con ragazzi della mia stessa età. Non ho mai sentito la mancanza di ragazze. Ora ho quasi 68 anni e, dopo una bella vita, capisco che quei primi contatti sono stati molto positivi per il mio sviluppo. Non ho mai rimpianto di aver fatto quelle cose, e non invidio chi non ha avuto simili opportunità.

Ero, e sono, un omosessuale e ho vissuto per una ventina d'anni col mio compagno. Prima ancora, avevo un compagno bisessuale sposato, e anche con lui ero molto felice. (pag.194)

 

Bernard cita un altro uomo, di 25 anni, che dichiara:

 

Quando avevo circa 8 anni, per strada mi capitò di conoscere un uomo che pensava che giocassi molto bene. Mi invitò a fare un giro in bicicletta e, più tardi, a casa sua. Anche se i miei genitori mi avevano detto di non accettare inviti, non vedevo che pericoli ci fossero, non credevo che quel signore volesse farmi del male. Lo conobbi molto bene già durante quel primo incontro a casa sua, diventammo amici e mi permise di dargli del tu [to call him by his first name]. Così, gradualmente, imparammo a conoscerci sempre meglio, e mi trovai di fronte alla sua omosessualità, che non mi colpì come un fulmine a ciel sereno, ma certo volevo saperne di più, e lui mi istruì sul sesso. Discutemmo di bisessualità e di eterosessualità, cose di cui i miei genitori non avrebbero mai voluto parlarmi (ma non li ho mai biasimati per questo).

Il nostro rapporto d'amicizia si fece ancora più intimo. Mi diede amore, qualcosa che io non avevo mai conosciuto... Non nel modo in cui vanno le cose oggi con mia moglie. Ma la nostra amicizia era ed è qualcosa che non potrei immaginare con nessun altro. In seguito, quando avevo 10 o 11 anni, iniziammo a fare sesso, cosa che mi è sempre piaciuta. (pag.915)

 

In un altro dei casi riportati da Bernard, una donna di mezza età racconta la sua esperienza positiva con un affettuoso adulto e la sua esperienza negativa con le autorità:

 

Forse non potete immaginarvelo ma, quando avevo 12 anni, ero molto innamorata di un cinquantenne, e lui mi ricambiava. Non ricordo più chi fece la prima mossa, ma ci accarezzavamo e condividevamo esperienze sessuali. Era meraviglioso, e rilassante.

Un giorno i miei genitori lo vennero a sapere e chiamarono la polizia. L'interrogatorio fu terribile, io negai e negai e negai, ma alla fine mi arresi. Dopo la mia confessione forzata i miei genitori fecero una denuncia. A quel punto nulla poteva più essere d'aiuto. Non ho mai potuto scordarlo, non fu giusto... Poteva essere un ricordo così bello... Sono sposata e ho quattro bambini. Non mi opporrei se avessero contatti sessuali con degli adulti, lo riterrei positivo. (pag.195)

 
La dottoressa Joan Nelson, una sessuologa che lavora in California, ha pubblicato uno studio intitolato The Impact of Incest: Factors in Self-Evaluation (Nelson, 1981). Nell'introduzione scrive della sua relazione con un cugino adulto, quando lei aveva 8 anni:

 

Quand'ero bambina ho avuto una costante relazione incestuosa che mi sembrò utile e benefica. C'erano amore e una sana auto-realizzazione, in un ambiente che percepivo come sicuro. Lo ricordo forse come il periodo più felice della mia vita. Un giorno, parlando nel cortile della scuola, capii che quello che facevo poteva sembrare "cattivo". Ebbi paura di essere una persona "cattiva", e mi rivolsi a mia madre perché mi rassicurasse. I traumatici eventi seguiti a quella giornata inaugurarono un periodo trentennale di disfunzioni psicologiche ed emotive, che ridussero la comunicazione in famiglia a mere comunicazioni di servizio e limitarono severamente la mia formazione e il mio sviluppo. (pag.163)

 

Nelson ha subito attacchi personali da diversi addetti ai lavori per aver scritto e pubblicato queste cose. Le persone che dichiarano pubblicamente di aver avuto, durante l'infanzia, rapporti sessuali consensuali con adulti, pagano un prezzo sociale molto più duro di quelle che rivelano di essere state vittime di rapporti non-consensuali. Di conseguenza, molti bambini consenzienti, una volta adulti, non parlano delle loro esperienze positive. Nelson (1984, pag.220) riporta quanto le ha rivelato un suo esaminato:

 

La mia analista è così prevenuta sulle molestie ai bambini che non capirebbe se le dicessi che mi sono trovato bene. Sono sicuro che mi ucciderebbe.

 

Il libro di John Crewdson, By Silence Betrayed, è pieno zeppo di dubbi resoconti di rituali satanici negli asili e roba del genere. Eppure persino Crewdson ammette che ad alcune "vittime" sembra piacere l'"abuso", tanto da ritornare per "subirne" altri. Una donna che a sette anni ha iniziato una relazione con Clay, un adulto del vicinato, spiega perché l'ha tenuta segreta:

 

Cathy, un'altra ragazzina, mi aveva raccontato di essere già stata con lui, così sapevo già cosa dovevo aspettarmi. Penso che questo la divertisse molto: mi portò in camera di Clay per mostrarmi "cosa sapeva fare"... Clay non mi disse mai di mantenere il segreto, credo fosse già implicito, è come quando i bambini e le bambine vanno in garage a giocare al dottore, sapevo che alla propria madre non si racconta nemmeno quello. Lui mi faceva un sacco di bei regali: non era una cosa concordata, ma mi premiava perché ero la sua piccola ragazzina speciale. Lo amavo davvero, romanticamente, come una donna ama un uomo, era eccitante averlo vicino, era bello essere abbracciata e toccata. La cosa più importante non era l'orgasmo, era qualcosa di diverso, ma mi piaceva la parte sessuale. Mi piace il corpo di un uomo, specialmente di un uomo bello e sano com'era lui, mi piaceva anche quand'ero molto piccola. C'è qualcosa di elettrizzante nel sesso opposto, soprattutto quando ancora non sai com'è guardare gli uomini, toccarli, sentirne il sapore. (pagg.52-54)

 

Crewdson riconosce un fatto ormai noto, vale a dire che la grande maggioranza dei "bambini scomparsi" sono scappati di casa o sono stati rapiti da genitori separati che non avevano ottenuto l'affidamento. Ma accenna anche al fatto, molto meno noto, che "quasi tutti i pochi bimbi scomparsi di cui si viene a sapere che sono caduti nelle mani di pedofili sembrano averlo fatto volontariamente" (pag.111). Un caso del genere fu quello dell'undicenne Bobby Smith di Long Beach, California. Dopo una riuscita latitanza di 21 mesi, lo sfortunato Bobby fu "soccorso" dalla polizia di Province, Rhode Island. Aveva vissuto col suo amante adulto, David Collins, e lo aveva fatto con piacere. Testimoniando al processo contro Collins Bobby dichiarò che aveva chiesto egli stesso a David di allontanarlo per sempre dai suoi genitori. Al momento dell'arresto di Collins, i due si facevano passare per padre e figlio, Collins aveva un lavoro fisso e Bobby andava a scuola. Il ragazzo insistette di non aver mai fatto nulla contro la propria volontà, che era sempre stato libero di restare o tornare, e che avrebbe potuto telefonare ai propri genitori in qualsiasi momento, ma aveva scelto di non farlo. Disse che aveva avuto paura di essere scoperto dalle autorità: "Ero sempre più spaventato, sapevo che erano sempre più vicini" (pag.111). Il terrore di Bobby di essere strappato dalle braccia dell'uomo che amava e riportato dai genitori era aumentato quando, nell'aprile 1985, aveva visto in TV la propria fotografia assieme a quelle di altri bambini scomparsi. Nonostante le sue lacrime ed argomentazioni, la giuria dichiarò Collins colpevole.

Nel suo nuovo studio sugli adulti che ricordano come positive le proprie esperienze sessuali infantili, il ricercatore all'UCLA Paul Okami (1991) afferma:

 

In luogo del sentirsi impotenti, arrabbiati, colpevoli o intontiti tipico dei resoconti di esperenze negative, in molte di queste storie - particolarmente in quelle raccontate nei colloqui più approfonditi, con domande non capziose - troviamo calore, piacere, affetto, humour e persino goduria. Gli intervistati positivi non chiamavano "abusi sessuali" le loro esperienze, e in genere non riportavano alcun danno dovuto ad esse. Anzi, spesso dicevano che erano stato benefiche" (pagg.25-26)

 

Non è possibile recensire in questa sede tutti i resoconti di contatti sessuali positivi tra bambini e adulti, nemmeno limitandoci alle fonti già citate, figurarsi nell'intera bibliografia. I lettori che volessero approfondire la tematica possono trovare in un altro studio di Okami (1988) nove fonti di prove di rapporti sessuali con adulti in cui i bambini hanno preso l'iniziativa, e non meno di ventitrè fonti a sostegno dell'esistenza di contatti bimbi-adulti palesemente positivi e consensuali. Sullo stesso tema Jones (1982) fornisce una bibliografia un po' datata ma estesa. Anche la rivista della NAMBLA [North American Man-Boy Love Association] contiene numerosi resoconti con le parole del bambino e diverse interviste a ragazzini consenzienti. Chiaramente, man mano che si accumulano queste prove, quanti vogliono continuare a dire che tali rapporti sono sempre e comunque abusi devono ri-impostare il loro lavoro.

 

 

Bibliografia citata

 

Bender, L; & A. Blau, 1937. "The reaction of children to sexual relations with adults", American Journal of Orthopsychiatry, Vol. 7.

Bernard, F., 1982. "Pedophilia: psychological consequences for the child", in: Child and Sex: New Findings, New Perspectives, L.L. Constantine & F.M. Martinson eds. Boston: Little Brown & Company.

Blume, J., 1986. Letters to Judy: What your kids wish they could tell you. New York: Putnam.

Burgess, A.W., C.R. Hartman, M.P. McCausland & P. Powers, 1984. "Response patterns in children and adolescents exploited through sex rings and pornography", American Journal of Psychiatry 141:656-662.

 

Burgess, A.W. & L.L. Holmstrom, 1975. "Sexual Trauma of Children and adolescents: Pressure, sex and secrecy", Nursing Clinics of North America 10(3):551-563.

 
Crewdson, J., 1984. By Silence Betrayed: Sexual Abuse of Children in America, New York: Harper & Row.

 

DeMott, B., 1980. "The Pro-Incest Lobby", Psychology Today, 13(10):11.

 

DeYoung, M., 1982. The Sexual Victimization of Children, Jefferson NC: McFarlane & Company.

DeYoung, M., 1984. "Counterphobic Behavior in multiply molested children", Child Welfare 63(4):333-339.

Haugaard, J.J. & R.E. Emery, 1989. "Methodological Issues in Child Sexual Abuse Research", Child Abuse & Neglect 13:89-100.

Jones, G., 1982. "The social study of pederasty: In search of a literature base - An annotated bibliography of sources in English", Journal of Homosexuality 8(1):61-95.

Kelly, B., 1979. "On 'woman/girl' love, - or, lesbians do 'do it'", Gay Community News (Boston) March 3. Cfr. anche O'Carroll, T., 198, Pedophilia: The radical case, Boston: Alyson, pag.90, e Uncommon Desires 1(2):17-21.

NAMBLA, 1986. "Boys speak out on man/boy love", NAMBLA, 537 Jones St. 8418, SF, CA 94102.

Nelson, J., 1981. "The impact of incest: Factors in self-evaluation", in Children and Sex: New Findings, New Perspectives, L.L. Constantine & F.M. Martinson eds., Boston: Little, Brown & Company.

* titolo originale: "Positive Child-Adult Sex: The Evidence". Tratto da: Anarchy: A journal of desire armed, n.33, Columbia (USA) Estate 1992.

 

 

"Avevo 15 anni, lei ne aveva 43"*

Che posto occupano le relazioni tra bambine e adulte

nella lotta politica delle lesbiche?

 

di Chris Bearchell

 

Donna vive in una piccola città del presbiteriano Ontario, dove tutti si conoscono e dove "è difficile sfuggire alle convenzioni e quasi impossibile essere lesbiche". Sharon insegnava nella sua scuola pubblica. "L'ho avuta come insegnante dal sesto grado... Già allora ero attratta da lei, credo, anche se non sessualmente... Del resto, all'epoca non pensavo proprio a niente sessualmente". Sharon era una donna sposata, anche suo marito era un insegnante, e avevano due bambini. All'epoca, aveva più del doppio degli anni di Donna.

Ma la prima donna con cui Donna ebbe una relazione fu Jean... "Avevo quattordici anni, quell'estate lavoravo lontano da casa. Incontrai Jean e rimasi molto colpita, ma è difficile immaginare di andare a letto con la madre di una compagna di scuola. Ho trovato il coraggio di farlo solo l'estate successiva. Avevo 15 anni, lei ne aveva 43. Era una bella donna, ma il nostro rapporto era pieno di contraddizioni. Io l'avevo voluto e iniziato, ma avevo paura e mi sentivo in colpa: sapevo che la vita di Jean come quarantatreenne, moglie e madre di sette figli era già abbastanza complicata anche senza aggiungervi il peso di una relazione lesbica con una quindicenne".

Nel frattempo, Donna aveva mantenuto una regolare corrispondenza con Sharon. "Guardando indietro, è strano il modo in cui coltivavamo la nostra amicizia. Vere amicizie tra infanti e adulti sono probabilmente molto rare. Ci scrivevamo lettere anche se vivevamo a poche miglia di distanza; questo faceva sembrare il tutto un po' furtivo... Per un po' ci accontentammo di quelle cose da romanzetto, avevamo così poche occasioni di vederci e non c'erano forme accettabili per esprimere ciò che provavamo l'una per l'altra... Questo finché non mi sono rivelata per la prima volta".

A partire dall'estate successiva, Donna e Sharon avevano escogitato un modo di passare un po' di tempo assieme. "Avevo appena compiuto sedici anni quando le ho detto della mia storia con Jean. Col senno di poi, la mia 'grande confessione' suona un po' irreale... Eravamo arrivate in canoa su una piccola isola. Non suona romantico? Ero proprio una piccola cospiratrice, solo che non andò esattamente come avevo previsto. Le ho detto più o meno: 'Va bene, se provi per me ciò che io provo per te, non aver paura. Non mi stai traviando, non mi stai portando in nessun posto in cui io non sia già stata'. La sua reazione fu più che altro di shock, non avevo molto tatto..."

Ma alla fine la "rivelazione" [coming out] di Donna sul suo rapporto con Jean ebbe l'effetto desiderato. "Più tardi Sharon mi disse che in quei pochi minuti sull'isola si era sentita fortemente, quasi magneticamente attratta da me, e che erano state le sue stesse reazioni ad averla sconvolta. La nostra fu la sua prima relazione lesbica e sembrava avere per lei tutta l'importanza di una prima esplorazione della propria identità sessuale".

"... Ma mi sentivo ancora in colpa, in parte perché la società ci avrebbe condannate se si fosse venuto a sapere del nostro rapporto, ma soprattutto perché, sebbene la sessualità di Sharon fosse orientata verso altre donne, lei aveva scelto una vita da eterosessuale, ed io ero una minaccia per la sua famiglia e per la sua sicurezza... Mi chiedevo se non stessi ricevendo più comprensione e aiuto emotivo di quanto potessi restituire".

 

Mentre le relazioni tra giovani lesbiche e donne molto più vecchie di loro non sono inusuali, forse lo è il fatto che Donna e le sue amanti siano sopravvissute. Donna mi ha parlato di un'altra ragazza, Kelly, della sua stessa cittadina, che non è stata così fortunata. "Quando aveva vent'anni, Kelly ha avuto una storia con una ragazza di quattordici anni. Le pressioni perché la loro relazione terminasse le portarono ad un'azione avventata: scapparono insieme. La famiglia della ragazza più giovane le fece catturare e riportare indietro. Furono sottoposte ad un controllo crescente, e la vita divenne ancor meno sopportabile, così ci riprovarono e fallirono di nuovo. Per il suo secondo tentativo di 'rapimento', Kelly fu minacciata di denuncia. Il suo ultimo, disperato tentativo di fuga fu il suicidio, e stavolta riuscì". Donna non ha dubbi che queste cose capitino più spesso di quanto si venga a sapere.

Le esperienze e le sensazioni di Donna non sono uniche. Ma vi sono molte lesbiche che scelgono di ignorarle, che tendono a considerare queste relazioni con la stessa ostilità che il mondo "normale" riserva ai rapporti gay e lesbici. Alcune di noi sono tentate di vedere le interazioni bambini-adulti come "un problema", proprio il modo in cui la professione psichiatrica considera tradizionalmente l'omosessualità. Alcune di noi la usano come "un argomento" politico contro gli uomini.

Leggi come l'"età del consenso" o lo "statutory rape" [**], che col pretesto di proteggere i giovani e i bambini cercano di regolarne il comportamento sessuale, possono avere conseguenze disastrose per adulti non-coercitivi come Kelly, o anche come Sharon e Jean. Ma le loro vittime più frequenti sono i ragazzini stessi, e sopratutto le femmine. Proprio come le leggi sulla violenza sessuale hanno storicamente considerato la donna non come una persona coi propri diritti ma come la proprietà di un uomo (marito o padre), potenzialmente "violata", così i bambini sono considerati proprietà dei loro genitori. Soprattutto le bambine che esplorano la propria sessualità deviano dal sentiero pre-ordinato per la loro socializzazione che permette la sessualità solo dopo i diciotto anni e idealmente solo nei vincoli del "sacro matrimonio". Esse stabiliscono relazioni significative al di fuori dei confini biologicamente definiti, e si sottraggono all'autorità dei genitori. Se una ragazzina rifiuta non solo questa autorità e le attitudini anti-sessuali, ma anche l'obbligo dell'eterosessualità, sarà tre volte condannata.

Per tutti questi "crimini", più di una lesbica ha conosciuto l'interno di un riformatorio o di altre istituzioni "correzionali". L'uso più comune delle leggi sull'età del consenso e sullo "statutory rape" è dunque quello di riaffermare il controllo su "ragazzine" "incorreggibili" e "incontrollabili". Nessuno protegge queste donne dagli sbirri, dai tribunali, dalla Children's Aid Society, dagli agenti della libertà vigilata o dai genitori. Soprattutto, dai genitori: meno di un anno fa questa rubrica riportava il caso di una liceale lesbica i cui genitori, entrambi insegnanti, avevano minacciato un trattamento obbligatorio se si fosse rifiutata di rompere con la sua amante.

E' sicuramente vero che i bambini sono soggetti al potere degli adulti: le figlie alle attenzioni sessuali dei padri, figlie e figli al potere fisico ed economico di entrambi i genitori e tutti i bambini al potere sociale, culturale e legale di istituzioni come le scuole o i tribunali. Sì, anche un amante più grande potrebbe esercitare alcuni di questi poteri, ma forse meno intenzionalmente, e sicuramente senza l'autorizzazione della società. Il punto è che le vigenti leggi non proteggono i bambini né hanno mai inteso farlo: sono da sempre mezzi di controllo, e si affiancano al controllo - più insidioso e meno formale - della struttura familiare e della socializzazione.

Una possibile conseguenza di alcune dichiarazioni fatte nel corso del dibattito sui rapporti bambini-adulti potrebbe essere un ritrarsi spaventati ed un mancato appoggio alla richiesta del movimento gay di abrogare le leggi sull'età del consenso. Quanti si esprimono in favore dell'uniformazione di queste leggi (oggi i rapporti "normali" sono legali a 18 anni; i gay devono aspettare fino ai 21)[***] ribadiscono di fatto l'illegalità di situazioni come quella di Donna o di Kelly. Ricordo che dopo essermene andata da casa - anni prima che in Alberta fosse legalmente permesso - mi rivolsi ad un avvocato radical solo per ricevere conferma dei miei peggiori timori: pur essendo un essere umano provatamente lucido, istruito, con un lavoro remunerativo, non avevo quasi nessun diritto, soprattutto per quanto riguardava il sesso. Non potevo andare a letto con nessuna senza sentire passi pesanti per le scale.

[Alcune lesbiche], per via delle loro esperienze col potere maschile, sospettano che i rapporti bambini-adulti abbiano conseguenze più serie sui bambini maschi. Come femminista, devo far presente ad ogni donna che abbia tali esitazioni che, a differenza delle loro sorelle, i bambini maschi sono gli eredi del privilegio maschile. Cresceranno e procureranno le stesse sofferenze subite durante l'infanzia. La maggior parte di noi non ha una sufficiente conoscenza dello sviluppo sessuale maschile per trattare i rapporti tra uomini e ragazzini con maggiore severità di quelli tra donne e ragazzine. Solo una sincera disamina delle nostre esperienze infantili ci aiuterà a comprendere la sessualità dei bambini.

Il mio primo rapporto intimo fu a 8 anni, con una coetanea. Un episodio in particolare fu divertente, profondamente sessuale e in buona sostanza disastroso. Ingenue persino in rapporto alla nostra età, non ci accorgemmo di quello che ci stava intorno e delle conseguenze della nostra gioia finché non fu troppo tardi, e fummo colte sul fatto. L'insegnamento più profondo che trassi da quell'esperienza aveva poco a che vedere con la sessualità e molto coi tabù, i sensi di colpa, il potere dei genitori e la loro isteria. Sicuramente le esperienze dei giovani maschi non sono molto diverse. Alcuni di essi possono essere più spavaldi, aggressivi e sicuri di sé nel relazionarsi alla sessualità e nel resistere agli adulti, il che può spiegare la loro volontà ad avviare relazioni intergenerazionali in più tenera età... Ma i sensi di colpa sono ancora radicati, non tanto per la relazione in sé quanto per le reazioni della famiglia e della società.

Dobbiamo tenere presente, noi che siamo state precoci nel contestare la nostra socializzazione e ribellarci contro di essa, che mentre le quattordicenni- quindicenni sono giovani donne ai nostri occhi, la cultura dominante non le considera così. Per il mondo "normale" che c'è là fuori, un/a quattordicenne, quindicenne o sedicenne è solo un/a bambino/a le cui manifestazioni sessuali sono per forza peccaminose, morbose o criminose, che siano gay o "normali", con adulti o con coetanei. Per "loro", quel grande "Loro" che sta là fuori, una "ragazzina" di quindici anni coinvolta con un'insegnante o un'istruttrice è vittima di una disgustosa corruzione, non importa quanto reciproca o amorosa sia la relazione. Questa attitudine perversa dice che il sesso è principalmente riproduttivo e che la legge ha il diritto di interferire in questo nostro ambito di vita, per negare il controllo delle donne sul proprio corpo, per riservare un trattamento privilegiato alle unioni "legalizzate", o per mettere al bando i gay e le lesbiche. I movimenti omosessuali devono liberarsi di qualunque residuo di questi atteggiamenti.

 

*) Titolo originale: "'I Was Fifteen, She Was Forty-three: A feminist looks at the place of female child-adult relations in the politics of the lesbian movement". Tratto da: Anarchy: a journal of desire armed, ("Children Sexuality Issue"), pag.13; ripreso da Coming On (c/o Queer Anarchist Network, POB 675, Station A,Toronto, Ontario M5W 1X5, Canada)

**) "Stupro ai termini di legge", qualunque rapporto sessuale con partners al di sotto dell'"età del consenso".

***) L'autrice si riferisce alle leggi canadesi.

 

 

 

 

APPENDICE 2

 

Viterbo: un anno vissuto satanicamente

Un resoconto completo della maxi-beffa scritto dai suoi autori

 

 

Le scritte

 

Fine dicembre '95: Luther Blissett tappezza i muri di Viterbo con scritte recitanti "Comune, Massoni Satanisti: sappiamo tutto !" e "Lutero vi osserva" firmate L.B.

Le scritte vengono ripetute a varie tornate finché il 4 febbraio '96, Il Messaggero pubblica un articolo in cui si riporta l'accaduto e si danno ragguagli sul personaggio "Luther Blissett".

Nello stesso periodo compaiono scritte dal contenuto provocatorio inerenti ad un fatto di cronaca nera locale, firmate sempre "Luther Blissett" il quale immediatamente si accorge di essere estraneo alla vicenda. Si tratta semplicemente di un caso di omonimia che lusinga il troppo solo multiple name e desta clamore in ambito giornalistico.

Per alimentare la psicosi degli imbrattatori notturni, Luther fa un'altra tornata di scritte questa volta di stampo fascista (facendosi aiutare da un gruppetto di fascistelli da muretto circuiti e convinti con l'inganno), riportate poi in un articolo dell'11 febbraio '96 de Il Messaggero e duramente condannate dagli ex partigiani che chiedono all'autorità più severi controlli. Abbandonati gli inconsapevoli fascistelli, Luther Blissett sferra, sul fronte delle scritte, l'attacco decisivo, tappezzando in modo più massiccio le vie di Viterbo con scritte "sataniche" firmate con la svastica (Satana, 666,etc..) cancellando le precedenti scritte di dicembre/gennaio.

Questa volta Il Messaggero sembra "capire" il gioco ed attribuisce, tirando a casaccio, nell'articolo apparso sulle sue pagine il 6 aprile '96, le scritte a Luther Blissett. Questo è un momento importante per gli sviluppi successivi della beffa; l'articolo de Il Messaggero è infatti la prima delle tante azioni disinformative compiute dai media locali, con esito per lo più autolesionista. La casuale attribuzione delle scritte a L.B. genera infatti confusione nel cronista che tenta invano di dare un senso alla patologica grafomania del nostro eroe, che si vede addirittura tacciato di eresia: "Sono messaggi lontani da quella che era originariamente la base del multiple name". Ma in fondo l'ortodossia e la coerenza militante non erano gli obiettivi di Luther Blissett; di questo ci si accorgerà molto presto [...]

 

Valle Spina

 

E' necessario a questo punto coinvolgere direttamente i media viterbesi, produrre qualcosa di reale e tangiblie che avesse un effetto detonante e permettesse di contestualizzare le precedenti mosse del beffardo guerrigliero mediatico (le scritte e - come vedremo in seguito- le lettere). Luther Blissett tenta senza successo di dare l' allarme ai media viterbesi lasciando resti di un rito satanico su un monte nei pressi di Viterbo, la Palanzana, avvertendo poi le forze dell'ordine. Questa si rivela subito una mossa da non ripetere; infatti la polizia non fornisce ai giornali alcuna notizia sull'accaduto. Luther Blissett si scaltrisce e, letto un articolo in cui si diceva che alcuni ambientalisti avrebbero pulito nei giorni seguenti la pineta di Valle Spina, a due passi da Viterbo e di domenica molto frequentata, coglie la palla al balzo e decide che quello sarà il "teatro" della prossima messinscena. Nella notte tra sabato 4 e domenica 5 maggio '96, luna piena, vengono quindi lasciati finti resti di un rito satanico: due candele nere poste ai lati di un tavolo da picnic, un pentagramma disegnato maldestramente col gesso, lumini da cimitero, una ciotolina contenente fotografie bruciacchiate trafitte da spilli, capelli, peli pubici e unghie di Luther Blissett. Tutto viene condito con abbondante fango curativo (prelevato presso la località "il Bagnaccio" ben nota agli autoctoni per le proprietà terapeutiche delle sue acque sulfuree). Insomma, un' improvvisata accozzaglia di elementi incongruenti, frutto di massimalismo esoterico, visto che Luther Blissett di messe nere se ne intende ben poco. Ma si sa, per quanto ci si sforzi di essere cialtroni, c'è sempre qualcuno che, senza sforzo, riesce a far "meglio".

Lunedì gli ambientalisti trovano i resti, e martedì 7 aprile '96 "Il Corriere di Viterbo", "Il Tempo", e "Il Messaggero", nelle pagine locali, riportano ampiamente e con preoccupazione il fatto. La truffa è a buon punto. Le inesattezze, i particolari fantasiosi, le invenzioni, la ruffianeria nei confronti delle forze dell'ordine rendono particolarmente comica la lettura comparata degli articoli, il cui contenuto raggiunge livelli tali di disinformazione da competere con le pratiche di "guerriglia mediatica" proprie di Luther Blissett. Mentre "Il Messaggero" non fornisce la descrizione minuziosa del rito, "Il Corriere di Viterbo" e "Il Tempo" si sbizzarriscono nei particolari: il fango diventa "calce", per il primo, e addirittura "cemento" per il secondo. I moccolotti solo parzialmente consumati a causa del vento di sabato sera, diventano, per entrambi i quotidiani, il segnale di una brusca interruzione della cerimonia. Il rito è stato effettuato da veri e propri "operatori dell'occulto", "persone esperte con tecnica precisa, da professionisti". A sostenerlo è un mago locale notoriamente cialtrone e perdigiorno, intervistato per l'occasione dal "Corriere di Viterbo", il Mago del Brasile (esperto di magia Macumba e cucina Pakistana). Qust'ultimo si lancia poi, sulle colonne de "Il Tempo" in un ridicola spiegazione sull' utilità nel nostro bislacco rito: "Il cemento rappresenta la forza della terra e viene usato nel rafforzamento della fattura che è stata effettuata nel bosco". Il ritrovamento del tutto fortuito di una cintura, su una panchina nei pressi del tavolo allestito per il rito, appartenente a chissà quali pantaloni, diventa per "Il Corriere di Viterbo" una buona occasione per formulare gratuite illazioni, giustificate soltanto dalla volontà di aggiungere qualche altro macabro dettaglio alla vicenda. La cintura, nella concitata fantasia del cronista, diventa "un oggetto personale della vittima". [...]

L.B. è ora più sicuro dei propri mezzi e ha un attacco di mal di pancia quando i quotidiani, riallacciando l'ultimo rito alle scritte sataniche di matrice nazista, offrono a un settimanale locale, Il Corriere di Pietro Morelli, lo spunto per uno degli articoli più grevi e scoreggioni dai tempi di Gutenberg. Il raffinato elzeviro, apparso nel suddetto settimanale l'11/5/96, s'intitola "Troppi 666"ed inizia con un accostamento di matrice decisamente razzista: "la Tuscia come l'Africa" (analisi del consequenziale ragionamento del colto e preparato autore: "Che é 'sta robba, qui semo gente civile e nun ce piaceno quelli che credono al diavolo. Li negri giù pe' l'Africa fanno ancora 'ste cose, e lo fanno perché so' incivili, 'gnoranti e senza riliggione". Ne consegue che chi ha fatto le scritte è un negro; con tutto il peso della connotazione negativa che questo termine si porta dietro: incivile, ignorante, barbaro, fannullone, perdigiorno, e, quelli come Morelli aggiungeranno, puzzolente). Il pezzo rosegue col tentativo di dimostrare, con argomentazioni degne di un analfabeta, la stupidità di chi si rivolge alle pratiche demoniache: "il Demonio non può esistere se dall'altra parte non c'è un Dio e se quest' ultimo esiste cosa serve a bussare alle porte dell' inferno, quando ci si può rivolgere a Lui direttamente e contare, in caso di risposta, di ottenere certamente più che dal Diavolo") chi vuole può rileggere con attenzione il periodo. Ogni commento sarebbe veramente riduttivo.

Questo peto giornalistico si conclude in maniera inaspettata con l'elegante pubblicista che afferma: "Sarebbe interessante venire a sapere l'identità di chi sporca i muri e pratica riti satanici, tanto per farsi due risate". Siamo ormai alla deriva del senso del discorso, che a questo punto ci piace pensare che sia totalmente fuor di metafora (ci immaginiamo Morelli, davanti a un satanista con una bomboletta in mano, che ride come un ebete).

Un altro rito in tutto simile a quello di Valle Spina viene simulato da L.B. in una pineta nei pressi del lago di Vico. Il Corriere di Viterbo, avvisato telefonicamente da L.B. della presenza di tracce di un rito satanico, non si reca sul posto, ma pubblica ugualmente un articolo (18/6/96) in cui afferma che è la stessa setta ad aver agito a Valle Spina e al lago di Vico.

 

 

Lettere

 

Ancor prima della riuscitissima beffa di Valle Spina, Luther Blissett si muove per far sentire nel già affollato panorama mediatico viterbese altre voci sull'argomento delle sette sataniche, in modo da stimolare ed eventualmente pilotare le opinioni e le polemiche sulla questione. E' necessario, al fine di alimentare la psicosi collettiva sul satanismo, beffare non solo i giornali-spazzatura e i relativi redattori forcaioli, ma anche quelli dall'indole più mite e riflessiva.

La prima azione disinformativa in questo senso colpisce il settimanale Sotto Voce e il quindicinale La Città a cui viene spedita la lettera di un inesistente studente universitario, Stefano Molinari. Molinari, usando come pretesto le scritte sataniche, si spinge fino ad accusare la giunta comunale, ritenuta responsabile dell'inquietante svolta esoterica della destra viterbese. Entrambi i periodici pubblicano la lettera più o meno in coincidenza con le cronache del rito di Valle Spina (4 e 8 maggio '96). Soddisfatto del polverone sollevato da quest'ultima trovata, Luther Blissett, pensa già di poter rivolgere la propria vis polemica verso altri obiettivi quando, inaspettatamente, un giornalista di Sotto voce, nel.18 del 21 maggio '96, attacca duramente la lettera dello studente. Nelle stesse pagine il direttore di Sotto voce, non condividendo tale severità di giudizio, si dissocia dall'articolo del suo giornalista. Una nuova lettera di Stefano Molinari, dove si accusa sia l'articolista sia il direttore di Sotto voce di aver trattato con troppa leggerezza un tema delicato come quello delle connessioni tra esoterismo e politica, viene scritta con l'unico intento di far proliferare le chiacchiere sul satanismo. L'operazione riesce, perché anche questa lettera viene pubblicata. In essa lo studente attacca anche la faciloneria di un altro giornalista del settimanale, che in passato aveva ironizzato sull'incursione degli astarottiani nel viterbese (nel '95 questa setta, agendo in varie città italiane tra cui Viterbo, ha distibuito denaro ai passanti con il seguente slogan: "La chiesa vi toglie, Satana vi dà"), servendosi di un tristissimao gioco di parole per individuare il nemico pubblico numero uno non in Astaroth, bensì in "Andreoth".

Su un altro versante Luther Blissett tenta di confondere i media locali inviando due lettere al gretto e forcaiolo Diario Viterbese, altro giornalaccio locale preso di mira soprattutto per le velleità da opinionista del suo redattore, tale Eraldo delle Monache. Vista la natura del destinatario si presenta la necessità di cambiare registro linguistico, operazione che L.B., per la sua intrinseca mutevolezza, riesce sempre ad attuare. Dalla sua penna escono infatti la gretta lettera di una tale Luciana Crovato (L.C.), ed un'altra più moderata e interrogativa di Vittoria Baroni (V.B.). La prima è una congerie incoerente di luoghi comuni sul dilagare del fenomeno delle messe nere; la seconda chiede invece, dopo aver espresso la propria preoccupazione per il dilagante fenomeno etc. etc., notizie sull'identità di tal Luther Blissett, visto che quest'ultimo sembra essere il responsabile, secondo l'articolo de Il Messaggero del 6 aprile '96, delle scritte di stampo satanista. Nel n.8 del 24-05-96 il redattore, rispondendo ad entrambe le lettere, taglia le parti più interessanti della lettera di V.B. Questa scrive nuovamente al Diario viterbese formulando con più precisione le domande rimaste prive di risposta. Ma l'interlocutore viene evidentemente sopravvalutato dal troppo fiducioso mittente. La risposta alla seconda lettera (nel n.10 del 21-06-96) fornisce infatti informazioni sensa senso e per lo più sgrammaticate, che tuttora lasciano lo stesso L.B. perplesso sulla propria identità: "Luther Blisset [sic] è un nome inventato per un personaggio che non esiste, prodotto da fantasie bacate (l'unico Blisset [sic] conosciuto giocava come centravanti, anni addietro nel Milan). Essendo prodotto confezionato nelle fogne dei centri sociali, spiccatamente di sinistra, è naturale che accusino la nostra giunta di destra, di massoneria, di satanismo ed altro - Perché l'articolo sul Messaggero che mi ha inviato non sia firmato, dovrebbe chiederlo alla loro redazione; e non è esatto che accusa (come sostiene lei) Luther Blisset [sic], bensì parla di nome utilizzato a conferma di quanto Le ho risposto alla Sua prima domanda". Dopo questa, un'ennesima lettera di Vittoria Baroni raggiunge la redazione del giornale col solo intento di stimolare l'incauto redattore ad esporsi in ulteriori strafalcioni sull'argomento, come puntualmente avviene in un articolo nel n. 12 del 19-07-96. Il buon Eraldo infatti, nuovamente interrogato sull'origine di L.B. risponde alla "cara lettrice": "Quanto al nome oggetto delle scritte, debbo ricordarLe un vecchio detto latino che le traduco: 'I nomi degli stolti sono scritti ovunque'. Petanto se ne deduce che questo Luther Blisset [sic] o non esiste, oppure è uno dei tanti stolti che scrivono il loro nome dappertutto".

Sul fronte delle false lettere è da considerare una delle più riuscite quella pubblicata nella pagina locale de Il Messaggero il 25-06-96. Spedita da Luther Blissett tedeschi, giunge in redazione una missiva in cui un ingegnere di Heidelberg di nome Florian Cramer, shockato dal diffondersi del satanismo nel viterbese (!), scrive al suddetto giornale per ipotizzare un parallelo tra Tuscia e Germania in materia di sette occulte, citando un gruppo di "veri cristiani" tedeschi chiamato "Luther" che, tappezzando i muri della città di Tubinga di scritte contro gli adoratori di Satana, ha fatto sì che la polizia arrestasse un noto uomo politico mentre celebrava una messa nera con un gruppo di naziskins. Il Messaggero pubblica la lettera sotto il titolo: "Messe nere: la Germania come la Tuscia".

Da segnalare infine la falsa lettera di Luciana Crovato (L.C.), cittadina viterbese che si lamenta del proliferare delle scritte sataniche sui muri della città, pubblicata dal settimanale nazionale Cronaca Vera.

 

Il Comitato per la Salvaguardia della Morale

 

Questa fantomatica entità nasce dall'esigenza di contrappuntare le azioni dei falsi satanisti con le gesta di un loro altrettanto immaginario nemico, sfruttando lo spazio concesso dagli onnivori (ma sopratutto coprofagi) media locali. Nella fervida fantasia di L.B. questo naturale antagonista degli adoratori del demonio prende il turpe nome di "Comitato per la Salvaguardia della Morale" (Co.Sa.Mo.). Per mezzo di proclami e comunicati inviati alle redazioni dei giornali locali, il Co.Sa.Mo. definirà gradualmente il proprio profilo ideologico: un gruppo di vigilantes volontari, inquisitorio, perbenista, fanatico, violento, dall'ambigua collocazione religiosa, che agisce al di fuori della legalità. Veri e propri cacciatori di satanisti.

Il Comitato lancia l'allarme sulla pericolosa presenza di sette sataniche nella città di Viterbo e nella sua provincia, con una lettera inviata al Corriere di Viterbo e mai pubblicata. Ma il rito inscenato a Valle Spina offre la possibilità di un risentito "ve l'avevamo detto" che stavolta trova spazio sulle colonne del quotidiano (se gli eventi non sono favorevoli, basta produrli). Questo l'orrendo incipit della lettera pubblicata integralmente dal Corriere il 14-05-96." Voi, schiavi della vostra assurda realtà, schiavi dello scetticismo. Vi avevamo avvertito ma avete fatto finta di niente. Adesso basta ! Dovete smetterla con la vostra ignavia". Segue, sullo stesso tono, un preoccupato sermone sulla potenza delle miriadi di satanisti al servizio dei loro potenti capi e sull'influenza che questi avrebbero sui nostri "giovani". Il Comitato svela poi la sua matrice violenta: "abbiamo sventato con la nostra presenza il compimento di un rito da parte di un gruppetto di adoratori dell'occulto nerovestiti nella campagna vicino al Poggino [la zona industriale di Viterbo], intenti nel maleficio della Morte Maligna. Eravamo quasi riusciti a catturarli, ma ci sono sfuggiti per poco."

Il Corriere pubblica questa merda senza insospettirsi né per il testo, di per sé abbastanza ridicolo, né tantomeno delle ambiguità religiose di fondo che caratterizzano Il Comitato. Così infatti si conclude il comunicato: "se il Dio della Luce ci aiuterà, verrà un giorno in cui tutto questo sarà distrutto". Chi cazzo è 'sto Dio della Luce ?

Il Corriere dimostra una grande irresponsabilità nel dare spazio ad un gruppo di violenti fanatici religiosi forse anche più pericolosi degli stessi satanisti, e nemmeno in futuro cercherà di indagare (se non ricorrendo a supposizioni "tajate col roncio" sui motivi psicologici delle azioni del comitato) su ciò che si nasconde dietro questa entità che ha l'inequivocabile parvenza di un'altra pericolosa setta. Il quotidiano preferisce commentare l'escatologico finale della lettera pubblicata con queste parole: "Sarà pure così: Intanto però, lungo le vie di Viterbo sono ricomparse quelle scritte nere (il 666 e la svastica) che, nelle scorse settimane, erano state tracciate con grande evidenza e cancellate dagli abitanti delle case". Come a dire: il Comitato può vantarsi finché vuole della sua opera di demolizione del satanismo, ma la presenza massiccia degli adoratori del demonio, almeno a Viterbo, sembra stia vanificando ogni sforzo in questo senso. [...]

 

 

Botte da orbi nei pressi di Ronciglione

 

La notte tra venerdì 17 gennaio e sabato 18 (e la scelta di questa data è un ammiccamento all'arguzia interpretativa dei giornalisti viterbesi) L.B. si reca sul luogo dello stesso rito del giugno '96 (una pinetina presso il lago di vico). Luther appronta su un tavolino i soliti fetenti reperti: ciotola, fango, lumini e fotografie bruciate, cui si aggiunge un vecchio registratore a cassette contenente un nastro satanico appositamente preparato. Luther, con due robusti bastoni, si lascia un po' andare e spacca tutto, registratore compreso, e - a simulare una violenta colluttazione - scalpiccia coi suoi numerosi piedi e smuove un po' di terra attorno al tavolino imbandito al Maligno. L'indomani la telefonata di un ignaro sportivo (Luther Blissett) che si allena correndo per quelle zone allerta il Corriere di Viterbo che pubblica il giorno seguente l'articolo "Riti satanici in riva al lago". Il cronista, oltre alla descrizione dei resti del convivio satanico, ci regala un'altra interpretazione fantasiosa: "Il ritrovamento di ieri, stando alla prime impressioni, sembrerebbe confermare un'ipotesi che da tempo circola negli ambienti investigativi: il coinvolgimento in questi riti 'neri' , di personaggi che hanno un recapito a Ronciglione [un paese vicino Viterbo]". Di chi si tratti non si saprà mai, visto che con tutta probabilità il cronista del "Corriere", a corto di idee, non ha trovato niente di meglio che inventarsi una pista improbabile su Ronciglione che é il paese più vicino alla zona del falso rito.

Tuttavia nell'articolo non affiora neanche l'idea della colluttazione, né viene fatta menzione dei segni di violenza simulati o del registratore. Luther Blissett invia al Corriere un lungo comunicato del Co.Sa.Mo., articolato nei punti che seguono:

a) Da tempo organizziamo ronde notturne nei boschi e venerdì 17 gennaio '97, nei pressi del lago di Vico, ci siamo imbattuti in un gruppo di satanici adepti che stavano operando il rito della "Morte Maligna". Bastoni alla mano, li abbiamo puniti severamente.

b) La notte tra il 14 e 15 luglio '96, muniti di telecamera, abbiamo filmato di nascosto in un casale abbandonato una vera e propria messa nera durante la quale è stato commesso uno stupro.

c) Il Corriere di Viterbo ha dimostrato grande sensibilità sul fenomeno del satanismo, facendoci ricredere su di esso. Vi proponiamo una collaborazione ESCLUSIVA tra il Co.Sa.Mo. e il vostro giornale. A queste condizioni potremmo spedirvi il video della Messa nera.

Giovedì 30 gennaio '97 il Corriere spara in prima pagina: "Botte da orbi alla messa nera. Aperta la caccia ai satanisti.", ma non rispetta la riservatezza richiesta dal Comitato nel secondo punto e scrive: "un video amatoriale avrebbe ripreso anche alcune scene raccapriccianti". Godibilissima la ricostruzione romanzata, ad opera del cronista, dell'incontro avvenuto tra il Co.Sa.Mo. e i satanisti: "Ora contro il diavolo, si muovono le ronde coi bastoni [...] Una scaramuccia, con tanto di colpi proibiti, urla e rimbrotti, sarebbe accaduta, la notte del 17 gennaio, in un boschetto in riva al Lago di Vico". Il giornale diligentemente riporta e commenta con sagacia ampi stralci del lungo comunicato del Co.Sa.Mo.: "Erano presenti, oltre a un registratore a cassette che diffondeva una irritante musica, e la bacinella usata durante il rito, anche altri oggetti che, insieme alle solite fotografie, gli incappucciati si accingevano a trafiggere. A quel punto siamo intervenuti, Non abbiamo tuttavia distrutto completamente quanto da loro allestito affinché non vadano perdute le prove di quanto sta accadendo. E' nostra intenzione, infatti, allertare la popolazione prima che le cose possano precipitare". E, in crescendo: "La sera del rito abbiamo ascoltato i loro discorsi. Farfugliavano, tra l'altro, qualcosa riguardo i loro capi e a quattro entità che rivelate attraverso incarnazioni terrene, rendono infinitamente potenti". Il Corriere di Viterbo continua a pubblicare questo immondo ciarpame non accorgendosi dell'assoluto eclettismo religioso del Comitato: "la legge del Dio della Luce, che illumina la retta via della verità e della redenzione, è ben più forte di quella di questa società di corrotti e corruttori". Segue la seconda parte del comunicato - che secondo la volontà dello stresso, sarebbe dovuta rimanere segreta - in cui si avverte il giornale dell'esistenza di un video documentante una messa nera durante la quale si è consumato uno stupro.

Il cronista si interroga: "Al rito, oltre agli incappucciati, era presente anche una donna: sembrava però tramortita e come fuori di sé. Aveva bevuto qualche pozione particolare ? Oppure era nello stato di trance tipico dei riti orgiastici ?". La scusa accampata da L.B. per giustificare il mancato intervento allo scopo di fermare lo stupro, è quella della superiorità numerica dei satanisti. Il Corriere riporta la descrizione della stanza in cui sarebbe avvenuto il rito: "Siamo poi ritornati il giorno dopo nel luogo del rito, per trovare, tra le altre cose, un enorme pentagramma disegnato per terra e, sulle pareti, i nomi di quattro presunti demoni o entità che, ascoltando il video, ci siamo accorti essere state invocate durante la messa nera". Segue poi l'articolo ricorrente che rievoca le gesta dei satanisti astarottiani a Viterbo.

 

 

Le agghiaccianti urla della vergine, ovvero: il rito satanico

 

Il video della messa nera è stato girato da L.B., nella notte tra il 14 ed il 15 luglio '96, in un casale abbandonato in località Castel d'Asso, a pochi chilometri da Viterbo. L'azione ha impegnato 10 personalità di Luther: sei attori (cinque satanisti e la vittima), un operatore, un palo e due autisti alle Luther-mobili per scaricare in loco e riportare indietro l'allegra brigata.

Le immagini, a causa di due torce capricciose (che hanno quasi soffocato ben sei Luther), sono di scarsissima qualità: non si vede proprio niente se non una tenue fiammella attraverso una grata della finestra; un vero e proprio non-luogo. L'audio, in compenso, è ottimo. Si sentono i cori dei satanisti, distintamente le invocazioni del sacerdote, e con raccapricciante evidenza le urla della Luther "vittima". L.B. si è premurato di lasciare i resti già menzionati (lumini, pentagramma in terra, le scritte sui muri dei nomi delle quattro entità). Come promesso al Corriere di Viterbo, Luther Blissett spedisce a nome del Co.Sa.Mo. il video in questione, rimproverando però il giornale di non aver rispettato le condizioni richieste. Il Comitato, quindi, chiede di essere rassicurato sulla natura del rapporto che intende condurre col Corriere: "Se avete intenzione di continuare a ricevere IN ESCLUSIVA il nostro materiale, ce lo farete capire anzitutto con un articolo sul nostro filmato, dove si dovrà fare esplicito riferimento al luogo del rito indicandolo come il 'sinistro casale'". Luther allega al video e al comunicato la piantina con l'ubicazione del casale. A questo punto succede qualcosa di insperato: il Corriere pubblica una serie di articoli sul satanismo per otto giorni consecutivi (dal 6 al 13 febbraio 1997), coinvolgendo involontariamente nella truffa il "Tg3 Lazio" e addirittura "Studio Aperto". Anche gli altri quotidiani viterbesi prendono posizione sulla vicenda. Da questo momento sarà utile seguire un ordine cronologico:

 

Giovedì 06-02-97: Il Corriere di Viterbo titola in prima pagina, con tanto di deflagranti locandine di fronte alle edicole: "Le urla strazianti di una ragazza violentata durante un rito satanico". L'articolo è corredato da alcune fotografie del casale e della stanza in cui si è celebrata la "messa nera", segno (finalmente) di un'ispezione in loco. Sui muri si leggono i nomi delle quattro entità ("Gnoil", "Solir", "Milig", "Reieg") riportate, tra l'altro, erroneamente ("Solir" diventa "Solr" e "Milig" diventa "Miug"). Ma la cosa che balza agli occhi di Luther Blissett quando apre il giornale, è la fotografia di un piccione impiccato con filo di ferro alla grata della finestra del casale. Luther Blissett, che non ha impiccato nessun piccione, si chiede chi possa aver commesso la riprovevole azione [...] Luther Blissett conclude che il piccione impiccato altro non é se non una lugubre trovata del Corriere, finalizzata a spettacolarizzare una vicenda forse, a giudizio del cronista, poco sanguinolenta. L'articolo riporta dettagliatamente il contenuto del video, che è stato oggetto di un'attenta e preoccupata visione: il buio avvolgente, i cori degli adepti, l'invocazione a Lucifero del sacerdote, le urla della vittima definite "lame sonore", il Comitato che fugge a chiamare aiuti. Il testo dell'invocazione, tra l'altro, è tratto da un libro cialtronissimo, Il Vero Libro Infernale, edizioni Brancato. I nomi segnati in rosso sulle pareti, invece, si riferiscono a quattro "entità" (di incerta origine) citate da un altrettanto cialtrone ed ignobile "testo": una fanzine pseudo-esoterica di stampo nazi-maoista, circolante negli ambienti romani di estrema destra, arrivata nelle nostre mani per mezzo dei nostri contatti (puramente strumentali, come nel caso delle scritte sataniche) negli ambienti neo-fascisti viterbesi.

Dopo mesi e mesi di immondizia e panzane sparate a tutta pagina, il Corriere di Viterbo ha anche il coraggio di insinuare dubbi sulla veridicità dell'intera faccenda: "Quando e perché è stato girato quel video ? E'autentico ? O invece è solamente un gioco (magari pericoloso) ?". E riferendosi ai fatti del maggio '96 in Valle Spina: "In realtà poteva trattarsi dell'opera di un burlone: di qualcuno che, a conoscenza d'un imminente intervento degli ecologisti nella zona, aveva pensato bene di preparar loro una sorpresa". Nonostante i dubbi, il Corriere accetta il rapporto preferenziale col Co.Sa.Mo., scrivendo per due volte il messaggio criptato "sinistro casale" come richiesto dal Comitato.

 

Venerdì 07-02-97: Titolo principale del Corriere: "Ragazza 'sacrificata'. Aperta un'inchiesta". Nelle pagine interne due articoli; uno riepiloga le vicende riportate nei giorni addietro con l'aggiunta del testo integrale dell'invocazione satanica ed elementi riportati ancora in maniera inesatta (i nomi delle entità) o travisata (una "bacinella di latta" ?), e insiste col "sinistro casale", e tenta di istituire un delirante parallelo con un fatto di cronaca nera avvenuto in zona Castel d'Asso nell'agosto '96: "Sul margine del video, qualcuno ha scritto la (presunta) data in cui fu girato: una notte di metà luglio. Poche ore dopo, a qualche chilometro di distanza, fu scoperto un cadavere: era quello di S.. Tra la messa nera e il delitto, una inquietante contiguità di 'atmosfera'.". L'altro articolo, invece, è firmato da Don Salvatore del Ciuco (nomen est omen), un parroco di Viterbo. Benché il Corriere lo abbia intitolato "Continue denunce di 'messe nere'. Preoccupati i parroci della Tuscia.", con l'evidente intenzione di ingigantire il fenomeno, l'articolo non contiene alcuna rivelazione su sette sataniche operanti a Viterbo. Sono invece esposti dati storiografici sull'occultismo e, molto vagamente e senza nessun dato alla mano, la preoccupazione dei parroci viterbesi sulla nefasta influenza che questi riti potrebbero avere sui giovani. Viene ripubblicata la foto del piccione impiccato dal Corriere. Lo stesso giorno anche il "TgR Lazio" viene coinvolto nel girotondo: il cronista viterbese di cronaca nera viene intervistato in un servizio da un preoccupatissimo Fausto Pace ("in questa cassetta è contenuto il rituale di una messa nera che abbiamo deciso di non mandare in onda") e descrive il contenuto del raccapricciante video, mentre scorrono le immagini di una ridicola ombra "satanica" su un muro usata a mo' di "omo nero" e di un qualunquissimo casale che Luther Blissett non ha mai visto. Questa è la prova che anche il "TgR Lazio", come il Corriere di Viterbo, il Resto del Carlino e chissà quanti altri, è esperto nella pratica della disinformazione-spettacolo.

 

Sabato, 08-02-97: La truffa è a livello nazionale! Il video sbarca a "Studio aperto" di Italia 1 il video, venduto a quest'emittente dal Corriere di Viterbo previo lauto compenso (come Luther Blissett verrà a sapere in un colloquio telefonico con un irato giornalista del Tg in questione). Durante il servizio, oltre al video - presentato come "un documento eccezionale" - vengono mandate in onda le immagini del vero casale. Il giorno stesso sul Corriere esce un farneticante articolo contenente un'intervista al vescovo della Tuscia, dal titolo sensazionalistico: "Il vescovo Tagliaferri tuona contro i satanisti" ("tuona col culo" è il sagace commento di L.B. dopo la lettura del pezzo). In verità il vescovo nell'intervista non "tuona" affatto contro i satanisti, e le sue dichiarazioni sono invece di tutt'altro tenore: "[il satanismo nella Tuscia è] un fenomeno che io definirei di patologia esistenziale più che religiosa, perché l'alternativa, per quel che riguarda l'atteggiamento verso le religioni, è tra credere e non credere. Ora, addirittura, inventarsi una religione di Satana mi sembra che sia patologico. Sommessamente, mi sentirei di dire che questo, come altri fenomeni patologici, non meriti di essere eccessivamente pubblicizzato, altrimenti si contribuisce ad avvalorarlo. Non merita l'allarme che c'è." Parole sagge, un invito alla calma e alla prudenza che il Corriere ha invece tramutato, nella foga inquisitoria, in un titolo tanto rumoroso quanto redditizio, dimostrando così per l'ennesima volta la sua totale malafede. Naturalmente nell'articolo c'è il solito riassunto delle ultime vicende. La potente macchina disinformativa è ormai autopropellente: infatti il giornalista de "Il Corriere", nel ricordare i fatti accaduti nel bosco il 17 gennaio (il rito e le "botte da orbi"), scinde l'avvenimento in due parti, facendo così credere al lettore che nel mese di gennaio ci siano stati due riti in riva al lago di Vico anziché uno: "In passato, intorno al lago di Vico, furono trovati i segni di un rito satanico. Si è poi saputo che, attorno a quei segni, c'era stata una rissa: qualcuno, infatti, aveva sorpreso i 'satanisti' e, quasi subito, ne era nato uno scontro. I carabinieri - lo si è appreso ieri - effettuarono una nutrita serie di denunce.". Segue, subito dopo, il fatto moltiplicato per due: "Un episodio analogo - non meno inquietante - è stato segnalato, nei giorni scorsi, al 'Corriere' da un sedicente Comitato per la salvaguardia della morale, sarebbe avvenuto durante le notte del 17 gennaio, in riva al lago di Vico".

Nello stesso, lunghissimo, articolo è inoltre riportato il testo di una telefonata anonima di un lettore di Bolsena (un L.B. inconsapevole ?) che ha raccontato al "Corriere" di aver assistito per caso, tempo addietro, a qualcosa che poteva essere una messa nera, visto che anche qui c'erano urla strazianti di una presunta vittima

Sempre sabato 8 febbraio esce un piccolo articolo sulla cronaca locale de Il Tempo che avanza dubbi sull'attendibilità del video arrivato alla redazione del Corriere, riserve che in un primo momento ha espresso anche quest'ultimo organo di (dis)informazione, ma che nella furia di perseverare nel satanico scoop, ha da giorni dimenticato.

 

Domenica, 09-02-97: Dopo preti e vescovi ci mancava solo l'esorcista. Si tratta dell'ennesima squallida trovata del "Corriere", alla continua ricerca di pretesti per la pubblicazione di satanico pattume. Titolo in prima pagina: "La mappa dei satanisti. L'esorcista si confessa". Titolo interno: "Sesso, droga e alcool. Sono poveri diavoli". Dopo il consueto riepilogo del contenuto del video e delle affermazioni del vescovo Tagliaferri, è riportata un'intervista a don Angelo Bissoni, esorcista ufficiale della diocesi di Viterbo. Questo il testo: "Fino a cinque anni fa i gruppi che praticavano forme di liturgie magiche oscillavano tra i dieci e i quindici. Da allora il fenomeno è cresciuto, sia in quantità che in qualità [...] Da qualche anno a questa parte s'è verificata l'introduzione di elementi di ritualità satanista, probabilmente portati da qualcuno che ha avuto altrove esperienze di questo tipo e che fa delle puntate nella Tuscia, rispolverando i rituali da qualche vecchio manuale. Non parlerei però di vere e proprie messe nere. Più che della diffusione di una cultura satanista parlerei di desiderio confuso di emozioni forti, di evasione, in un cocktail dove hanno un ruolo forte il sesso, l'alcool e la droga. Niente a che vedere con la lucida cultura satanista di certi gruppi di Torino e Milano. Quelli della Tuscia sono "indiavolati poveri" dove l'ignoranza si sposa al disagio [...] il fenomeno per ora è così, ma occorre vigilare perché non diventi terreno fertile per i satanisti veri, per la diffusione di una cultura satanista". Come vedremo, le affermazioni di Don Bissoni, inutili ed opinabili sotto ogni profilo, offriranno un altro appiglio polemica all'ormai inferocito Co.Sa.Mo.

L'articolo prosegue con la segnalazione dei luoghi in cui, in un passato più o meno recente, si sarebbero svolte pratiche demoniache. A dar credito a quanto riportato , ogni paesetto del viterbese sarebbe un covo di adoratori del Maligno: "Ci sono casali abbandonati dove tali liturgie si svolgono con una certa regolarità. Si trovano a Viterbo, sui Cimini, a Soriano, e in un casale sulla strada per Orvieto": Un clima da Santa Inquisizione. Di quella "mappa dei satanisti" annunciata a grandi lettere in copertina (per vendere qualche copia di più), oltre a queste vaghe indicazioni, nell'articolo non c'è nemmeno l'ombra. La sostituisce un ben più modesto "Identikit del satanista viterbese" in cui vengono esposti dati di nessuna rilevanza.

 

Lunedì 10-02-97: Siamo al culmine dello squallore: il Corriere, fermamente intenzionato a proseguire lo scoop ma a corto di argomenti, tenta pretestuosamente di interpretare le azioni e le motivazioni del Comitato per la Salvaguardia della Morale titolando: "La 'messa nera' filmata dalle vittime d'una violenza".

All'interno il seguente delirio: "Potrebbero essere persone che, in un lontano passato, hanno subito una violenza morale se non fisica, durante una messa nera, ad aver girato il video-shock recapitato nei giorni scorsi al 'Corriere'. E' questa un'ipotesi investigativa che viene coltivata con particolare attenzione in queste ore. [...] Resta da capire qual'è la molla che, a un certo punto, ha spinto alcune persone (ragazzi e ragazze?) a raggiungere un casale dove, secondo le loro informazioni, si celebravano le messe nere, e tentare di registrarne le sequenze. Un rifiuto etico, psicologico e religioso dei rituali neri, oppure - ed appare la spiegazione più probabile - la volontà di richiamare l'attenzione su un fenomeno che, se non controllato, potrebbe provocare un grave stato di sofferenza a tante persone ?". Il Freud di turno si rivela abbastanza scaltrito nel fare illazioni su moventi psicologici che avrebbero spinto alcuni cittadini a creare il Co.Sa.Mo., ma è cieco come una talpa di fronte al confuso fanatismo religioso del Co.Sa.Mo.

Lo stesso giorno esce su "Il Tempo" un articolo titolato: "Riti satanici: la Digos sapeva" in cui si accenna in modo poco chiaro all'operato delle forze dell'ordine. Si sostiene cioè che la Digos, la notte tra il 14 e il 15 luglio '96, avrebbe ricevuto le telefonate di alcuni cittadini denuncianti lo svolgimento di loschi incontri notturni in un cascinale a Castel d'Asso. Trovato il casale, sarebbero partite delle indagini che, a parte alcune fotografie scattate all'interno del casale, non avrebbero prodotto alcun risultato. Ora, è vero che qualcuno quella sera ha telefonato alla polizia (naturalmente si trattava di Luther Blissett) ma questa, forse pensando ad uno scherzo, non si è recata sul luogo se non all'inizio del '97. Lo dimostra il fatto che nelle foto scattate dal Corriere nel febbraio '97, dopo la spedizione del video satanico, sul pavimento c'erano ancora i lumini usati per il il rito. Se nel luglio '96 la Digos si fosse davvero recata al casale per fare fotografie ed avviare un'indagine, avrebbe certamente sequestrato i lumini e il resto del materiale. Invece tutto il materiale usato da Luther Blissett per la sua messa-truffa era ancora là ! Vista la patente falsità di questa notizia e la sua mancata pubblicazione nelle cronache degli altri quotidiani locali, viene spontaneo chiedersi in che strani rapporti di confidenza sia Il Tempo con la polizia. Che scambi di "favori" intercorre tra di loro ?

 

Martedì 11-02-97: Breve articolo del "Corriere di Viterbo" che correla arbitrariamente al video girato da L.B. nel "sinistro casale" un altro cascinale dove in passato si sarebbero consumati riti demoniaci. L.B., che aveva scelto la zona di Castel d' Asso per aver letto anni addietro di un capannone in quella zona dove si riunivano gli adepti di Satana, vede ora, con perversa soddisfazione, crescere di giorno in giorno la psicosi delle messe nere, alimentata dal continuo accanirsi dei media su alcuni fatti privi di nesso arbitrariamente messi in relazione.

Anticipando le mosse successive del fantomatico Co.Sa.Mo., il Corriere asserisce che alle messe nere svoltesi nel capannone avrebbero partecipato alcuni Vip della zona.

 

 

La lettera della "ragazza sfortunata"

 

Negli stessi giorni in cui "Il Corriere" pubblica questa sfilza di balle, L.B. decide di infierire e spedisce ai tre quotidiani locali la lettera anonima di una studentessa fuori sede che afferma di essere ststa stuprata durante un rituale satanico (chissà, forse proprio quello filmato dal Comitato), lettera firmata "una ragazza sfortunata".

 

Mercoledì, 12-02-97: Il Corriere di Viterbo titola in prima pagina: "'Sono io la ragazza violentata'. Una lettera agghiacciante". All'interno, per l'occasione, un articolo di due pagine che inizia con un commento alla lettera della studentessa, della quale l'esaltato cronista non mette in discussione l'autenticità: "Coincidenze impressionanti. Forse il 'giallo' del video choc, con le urla strazianti di una ragazza violentata, è vicino alla soluzione". Difficile ora contentenere le risate: "In ogni caso, si tratta di un documento umano che, per forza di verità, ha pochi precedenti. Soltanto una mente sofferente, volendo dar vita ad una vicenda immaginaria, sarebbe capace di concepirla. Difficile che si tratti di uno scherzo." Blissett una mente sofferente? Sofferente sì, ma di mal di pancia, per le risate! Segueil testo integerale della lettera della "ragazza sfortunata" , preceduto da un altro commento del cronista: "Di fronte ad un documento come questo, il dovere di cronisti impone (e non c'è spazio per le esitazioni) di pubblicarlo integralmente. Nella sua crudezza, nelle sua nuda umanità". Nella lettera la ragazza introduce la sua incredibile vicenda, parlando di una strana relazione da lei avuta con un ragazzo di Viterbo. Tra i due nasce una intensa storia d'amore, nell'atmosfera inquietante della villa signorile appartenente alla famiglia del ragazzo, in cui lei si è trasferita dopo aver abitato per un certo tempo in una casa di studentesse. I due conducono una vita tranquilla ma in fondo monotona. Per sfuggire alla convenzionalità di una relazione che altrimenti durerebbe ancora per poco, lui le propone l'esperienza di uno scambio di coppia. Lei sulle prime rifiuta, ma, rinfrancata dal fatto che molte colleghe di università, sue confidenti, avevano, con un misto di curiosità e incoscienza, provato l'ebbrezza dell'amore di gruppo, finisce per accettare. Lui, per tranquillizzarla, le da garanzie sul tipo di persone con cui avrebbero praticato lo scambio ("amici di cui io mi fido"). Così una sera, dopo essere stati bendati, insieme all'altra coppia si dirigono in macchina verso una casa di campagna. Durante il tragitto le viene offerto del vino che, a giudicare dagli effetti, si rivelerà sofisticato con del sonnifero (simili beveroni si vedono spesso sortire analoghi effetti su alcuni numeri di Diabolik, o vengono destinati a risolvere problemi di stitichezza della nonna su qualche film di Pierino, di cui L.B. è orgoglioso cultore e fervido divulgatore). La ragazza si ritrova in uno stato di semincoscienza e da quel momento avrà difficoltà a capire quanto le sta accadendo. Di fatto si ritrova in una stanza poco illuminata dove un numero imprecisato di persone (sicuramente più di tre) abusa di lei tra strane litanie e lamenti cantilenanti. Dopo la violenza subita viene riportata in città e scaricata dal ragazzo davanti alla casa di studentesse in cui aveva abitato prima della funesta convivenza. L'ex-fidanzato, divenuto suo aguzzino, la minaccia di non dire a nessuno dell'accaduto, se non vuole che la sua famiglia sia messa al corrente della loro relazione e dello scambio di coppia da lei accettato. Inoltre lui ha amici molto potenti che possono mettere a tacere ogni suo tentativo di denuncia.

La ragazza quindi, dopo aver letto dell'arrivo del video alla redazione del Corriere, si decide a scrivere, anche perché, vista la coincidenza della data in cui sarebbe stato girato il video con la sua terribile vicenda, potrebbe essere lei stessa la vittima le cui "urla strazianti" hanno sconvolto la cristallina coscienza dei giornalisti.

Alla lettera seguono le chiose dell'articolista: "dalla circonvenzione d'incapace alla violenza sessuale, dal furto allo spaccio di stupefacenti, sono molte le ipotesi di reato che, dopo la 'notitia criminis' contenuta nel video choc recapitato a "Il Corriere", impongono agli inquirenti di approfondire la vicenda.". Unico particolare inedito, l'apparire della Madonna al cronista del "Corriere": "Un casale in cui, ancora ieri, erano presenti i lumini rossi [...] le scritte sui muri (Gnoil, Reieg, Solir, Milig), ed anche una vecchia immagine, rappresentante la Madonna incoronata con il bambino". Non c'è dubbio: proprio una visione, visto che nei giorni precedenti nelle cronache del Corriere non si faceva cenno a nessuna madonna , ma qui siamo vicini a Civitavecchia...

Il Tempo, pur scettico, non rinuncia allo strillo in prima pagine: "così mi hanno sacrificata a Satana".

Il Messaggero invece si dimostra più prudente. Pur riportando ampi stralci della lettera della "ragazza sfortunata", nell'articolo non solo solleva fortissimi dubbi sull'autenticità della missiva e, in generale, su tutta la vicenda (video compreso) ma accenna, senza fare nomi, ad un "certo" giornalismo locale fin troppo sensazionalistico.

 

 

Giovedì 13-02-97: Il Corriere titola in prima pagina: "C'è gente influente che protegge i satanisti", e pubblica l'ennesimo comunicato del Co.Sa.Mo. che, oltre ad avvertire il giornale di essere molto vicino a poter esporre al pubblico sdegno alcuni influenti personaggi che accordano protezione ai satanisti, è furibondo per le incaute affermazioni dell'esorcista Don Angelo Bissoni. Le irate parole del Comitato: "Dobbiamo lasciare mano libera a questi 'poveri diavoli' e permettere loro di stuprare le nostre figlie? Dovremmo forse lasciare che il satanismo di serie B, non d'élite, trascini i nostri figli verso la perdizione?". Il Co.Sa.Mo. prosegue accusando don Bissoni di aver teorizzato e distinto tra un satanismo colto e qualificato ("consequenziale") e uno povero, teppistico, istintuale, non qualificato (e "non consequenziale"). Il Comitato è lapidario: "Ad entrambi i gruppi appartengono degli SPREGIATORI DELLA RELIGIONE, ed entrambi sono preda degli istinti più bassi. Sono accumunati da un percorso di sovvertimento di tutto ciò che è giusto, degno, decente, decoroso; che nei primi (i satanisti 'colti') prende le forme di una 'elevazione spirituale', mentre nei secondi, si lascia andare ad eccessi 'non consequenziali'. Dunque resta da vedere cosa è consequenziale per tutti gli altri, le persone perbene. Sicuramente entrambi sono i sintomi della stessa malattia, una malattia delle anime e della società, che va estirpata ad ogno costo".

Con questi fanatici sproloqui del Comitato si conclude l'ottavo articolo consecutivo pubblicato dal Corriere di Viterbo sul tema del satanismo.

 

 

Le polemiche

 

A questo punto si possono sfruttare le ultime prese di posizione de Il Messaggero, scettico su tutta la vicenda, anche a costo di mettere a repentaglio la truffa, che comunque stava ormai volgendo al termine in quanto già decisa la data della rivendicazione (il 2 marzo).

Luther Blissett, quindi, scrive due false lettere a Il Messaggero locale: una in cui la "ragazza sfortunata" protesta per il trattamento ricevuto da quest'ultimo organo di stampa, l'altra di una tale "Alessia Negro" che lamenta la presa di posizione del Corriere di Viterbo su una vicenda dai contorni così poco definiti, sostenendo che non è possibile dare tanta rilevanza a prove, tutto sommato, inconsistenti.

Scopo di Luther Blissett: far divampare la polemica tra il Corriere di Viterbo e Il Messaggero.

Il trucco funziona: entrambe le lettere arrivano alla redazione de Il Messaggero, guardacaso, lo stesso giorno. Domenica 16 febbraio il giornale se ne esce con un articolo in cui si attacca apertamente l'operato del Corriere: "Stupri e messe nere: chi ci gioca?". Il Messaggero ci va decisamente pesante: "Una vicenda che ha dell'incredibile e che tale rimane per l'inconsistenza delle prove addotte. Sembra proprio che sotto tanto fumo ci sia poco arrosto. Una videocassetta contenente praticamente il nulla e una lettera anonima. Su questo è stato costruito il castello di ipotesi che ha portato un quotidiano locale, 'Il Corriere di Viterbo', a montare un caso giudiziario che non è mai esistito": Nell'articolo, al fine di avvalorare la tesi appena esposta, è chiamato in causa anche il capo della digos viterbese, che precisa che il suo ufficio non si sta occupando del caso, affermando oltretutto che "non ci sono riscontri concreti per dar credito alle voci circolanti in questi giorni". Si parla anche del passaggio sul "TgR Lazio" del "video-choc". Si passa alla "ragazza sfortunata" e ad Alessia Negro: "Ieri in redazione sono arrivate altre due lettere. La prima è (ma anche qui il dubbio è legittimo) della solita 'ragazza sfortunata' e rigorosamente anonima che si lagna per come il Messaggero ha trattato l'argomento". Si riporta poi un brevissimo stralcio della lettera in questione: "[Il Corriere di Viterbo] onestamente, ha dato voce e fiducia a chi era quasi convinta di non trovarne". L'articolo seguita così: "La seconda lettera è di un'altra ragazza (stavolta la missiva è firmata), che critica un certo modo di fare giornalismo. 'E' mai possibile - dice Alessia Negro - che dei seri professionisti quali sono i cronisti di un quotidiano basino il lavoro di un'intera settimana (estenuante, presumo, sia per il redattore che per il malcapitato lettore) su 'prove' supposte e mai verificate ?'"

Senza queste ultime due lettere-truffa, Il Messaggero (che non ha minimamamente sospettato che la lettera di Alessia Negro potesse essere falsa, in quanto "stavolta la missiva è firmata" Ah! Ah! Ah!) non si sarebbe mai deciso a sparare a zero contro il Corriere di Viterbo.

Quest'ultimo due giorni dopo si difende dalle accuse, assumendo posizioni ancor più squallide e trascinando con sé nel ridicolo anche il Questore di Viterbo. L'articolo del 18 febbraio '97 reca il titolo: "Il questore: 'Sulle messe nere non ci gioca proprio nessuno'", e ospita quest'autorevole parere: "Vi sono indagini accurate per inquadrare il fenomeno [...] Nelle indagini di squadra mobile e digos ho inserito anche l'accertamento di eventuali riti, per vedere di portare serenità nelle famiglie che, inaspettatamente, potrebbero trovarsi di fronte ad un fenomeno sconosciuto: quello di figli che, a loro insaputa, frequentano sette, come succede a Bologna" [corsivo nostro]. Il cronista, poi, attacca nuovamente il pippone della preoccupazione dei parroci: "Ragazzi che dopo aver partecipato a 'sedute' e ne hanno riportato traumi gravissimi, sono purtroppo fuori della realtà. C'è allarme.". Siamo alle solite. Il Corriere (s)cambia le voci, le opinioni e le dicerie con i fatti. L'opinione del questore, poi, in netto contrasto, con le dichiarazioni del capo della digos rilasciate a Il Messaggero due giorni prima, rende ancor più divertente tutta la vicenda lasciando credere che ci siano stati dei diverbi anche tra le forze dell'ordine.

Il Corriere riferisce anche di misteriosi resti di riti rinvenuti nelle grotte dei Monti Cimini, notizia mai apparsa negli ultimi due anni della cronaca di viterbo e, probabilmente riguardante fatti avvenuti in un passato remoto, riportati in una forma che li colloca in un allarmante presente, ingannando così, in una sublime vertigine accumulatoria, l'inconsapevole lettore.

Per mantenere il clima di tensione, venerdì 28 febbraio il Corriere pubblica un articolo in cui si dà notizia del ritrovamento di un cane impiccato nei pressi della città di Orte, non troppo lontana da Viterbo. L'improbabile connessione, per dare una valenza esoterica a quest'ultima vicenda, tra il cane impiccato e i rituali magici, sarebbe la presenza di grotte, ad un chilometro di distanza dal luogo del ritrovamento del povero animale, nelle quali, secondo il Corriere, si sarebbero ritrovati dei resti, segno "inequivocabile" di strane presenze: "Scritte, disegni osceni, candele rosse accese in una nicchia, coltelli conficcati alle pareti". Vale a dire che se dei coatti vanno ad ubriacarsi in una grotta, accendono candele per non sbattere la testa sulla roccia, disegnano genitali maschili e femminili sui muri, e sbruffoneggiano coi coltelli, si tratta sicuramente di satanici adepti all'opera.

 

 

La rivendicazione

 

A metà febbraio Luther Blissett ha contattato anonimamente Loredana Lipperini, una giornalista di "Repubblica", esperta in controculture, per proporle uno scoop: la rivendicazione della "diabolica truffa". Le ha spedito tutto il materiale, video compreso, e ha concordato la data e i termini della rivendicazione: domenica 2 marzo ore 22:40, durante "TV7", il settimanale del "TG1".

Venerdì 28 febbraio arriva alle redazioni dei quotidiani il comunicato di Luther Blissett che annuncia la rivendicazione televisiva di domenica. Sabato 1 articoli su Il Manifesto , Il Messaggero e Il Giornale un articolo annunciano che la truffa sarà svelata l'indomani, con succulenti particolari in anteprima.

Domenica sulle pagine locali de Il Messaggero di Roma e di Viterbo appare un articolo a caratteri cubitali: "Satanisti e stupri: la grande beffa" contenente i dettagli della truffa dalla comparsa del video in poi, un' intervista a un Luther non viterbese e un articolo addirittura firmato da "Luther Blissett" (il giornalista si é divertito a impersonificare Luther). Peccato che al Messaggero non si siano accorti di essere coinvolti, seppure in maniera minore, nella truffa. Il Tempo esce con un articolo breve dai toni smorzati. E'chiaro, per loro, l'imbarazzo nell' affrontare per esteso l'argomento. In coda al "TG 1" delle 20.00 si annuncia che la sera stessa su "TV7 " verrà rivelata la truffa delle sette viterbesi. Ore 22.40 inizia "TV 7". E finalmente, in coda ecco il servizio di 4 minuti curato da Loredana Lipperini e Gianluca Nicoletti. Vengono mandati in onda i titoloni dei giornali viterbesi, e alcuni frammenti dei servizi sul "Tgr Lazio" e su "Studio Aperto". Appare la giornalista di "Repubblica" che annuncia che il tutto è una beffa, e che l'autore è nientepopodimeno che Luther Blissett, noto guerrigliero dell'informazione. Alla fine del servizio Gianluca Nicoletti introduce le immagini conclusive del video che mostrano i protagonisti mentre si abbandonano ad una chiassosa ridda, o meglio tatantella. Queste immagini sono successive alle urla della ragazza, laddove si interrompeva la versione recapitata al Corriere di Viterbo. Quest'opera di prevenzione si è rivelata indispensabile.

Lunedì 3 marzo, infatti, il Corriere di Viterbo, disperato per la colossale truffa ai suoi danni, per due pagine intere, cerca pateticamente di organizzare la difesa nel modo che ormai gli è consueto: intervistando nuovamente i parroci. Le nuove dichiarazioni riportate risultano ancor più ridicole delle precedenti. La forma dell'articolo, partendo dalle affermazioni dei parroci, sempre di carattere generale e/o teologico, adotta una tecnica di assemblaggio tutt'altro che brillante. Racconti di "persone fidate", atti di teppismo giovanile, confessioni anonime di ragazze spaventate, voci che circolano, opinioni, luoghi ipotetici.

Nella interminabile autoperorazione, il Corriere affonda, deciso, con l'articolo: "Nessuno Scoop. E' solo cronaca." in cui difende il proprio operato giornalistico: "Se è stato tutto un bluff di Luther Blisset [sic] complimenti a lui. Ha beffato tutti non solo noi" e per difendersi dalle accuse mosse da Il Messaggero: "I fatti vanno separati dalle opinioni, ma ormai l'hanno dimenticato tutti. Nel nostro articolo c'erano solo i fatti" quasi a voler dire che, nel caso del Messaggero, tentare di interpretare la realtà esprimendo dubbi (poi, tra l'altro confermati) è giornalisticamente scorretto. Il pezzo prosegue poi facendo riferimento alla pubblicazione anche da parte de Il Messaggero e de Il Tempo della lettera della "ragazza sfortunata": "I giornali romani, viterbesi d'importazione, facevano la stessa cosa, pubblicavano la lettera, ma invitavano al 'buon senso' (sic)". Il bello viene quando l'articolista arriva al piccione impiccato "che invece Luther Blisset [sic] dice di non aver mai immolato al grande altare della beffa satanica. Noi non ce l'abbiamo messo", e come uno scoreggione abituale è solito attribuire ad altri i miasmi dei propri visceri...

Nell'arrancante autodifesa, si arriva a teorizzare l'assurdo: "perché non pensare ad un lavoro di 'intelligence' degli stessi adoratori del demonio per convincere mass-media e investigatori di aver preso una 'bufala' dietro l'altra da due anni a questa parte?". Segue una breve "storia" di Luther Blissett, dopo la quale si arriva a velate minacce di azioni legali contro il medesimo.

Insomma, prima i complimenti a Luther, infine le minacce. Eppure il peggio deve ancora arrivare: "risulta che il Comitato per la Salvaguardia della Morale esiste davvero a Viterbo e che molte persone hanno subito sulla propria pelle le conseguenze devastanti della partecipazione a riti demoniaci". Qui siamo in pieno delirio. Prima si sostiene che la truffa è riuscita, poi, si afferma che il Comitato, che ha fatto recapitare il video al "Corriere", non è frutto della fantasia di Luther Blissett? Non c'è alcun dubbio: Il Corriere é in un vicolo cieco.

 

A questo punto L.B., impietosito da tanta disperata perseveranza, decide di contattare telefonicamente uno qualsiasi dei reduci della satanica sòla. Quello che segue è grossomodo la trascrizione della telefonata in redazione:

 

Corriere: Pronto?

Luther: Pronto. Sono Luther Blissett.

Corriere: Ah......[10 secondi di silenzio] ehm...che desidera ?

Luther: Per quanto tempo avete intenzione di continuare a pubblicare questo ciarpame ? Lo volete capire sì o no che il comitato per la Salvaguardia della Morale non esiste ?

Corriere: Ah! Ah! Ah! Noi invece col nostro giornale possiamo dimostrare che esiste.

Luther: Si? Bene! "Ah! Ah! Ah!". Dovete sapere che ogni comunicato del Comitato da voi pubblicato contiene dei riferimenti criptati ad un altro testo. Negli scritti del Comitato ci sono parole e frasi ricavate da un testo preesistente. In qualsiasi momento possiamo decidere di spedire tutto ad un altro giornale, sputtanandovi definitivamente. E vi assicuriamo che il testo in questione è MOLTO ridicolo [si tratta della sceneggiatura del film splatter Il bosco 1 di Andrea Marfori].

Corriere: Ah...Ehm...forse è meglio se le dò il numero di telefono del direttore... Sa, io non mi occupo direttamente di questa vicenda.

 

[Luther Blissett telefona al direttore del "Corriere di Viterbo"]

 

Dirett.: Pronto ?

Luther: Pronto. Sono Luther Blissett.

Dirett.: Ah......[10 secondi di silenzio] ehm...cosa vuole ?

Luther: Ma vi rendete conto che continuando a scrivere queste cretinate vi state mettendo nella merda da soli?

Dirett: Veramente... noi, nell'articolo abbiamo fatto i complimenti a Luther Blissett.

Luther: NO ! VOI AVETE DETTO CHE IL COMITATO PER LA SALVAGUARDIA DELLA MORALE ESISTE ! E poi non ci interessano i complimenti. Avevamo intenzione di spedirvi del materiale per tirare in ballo anche gli altri giornali ma ora, non so se lo faremo. [segue spiegazione riguardo i riferimenti criptati]. Se nei prossimi giorni continuerete su questo tono useremo le altre testate per screditarvi definitivamente.

Dirett.: No...no... per carità !

Luther: Bene, vi spediremo le prove di false lettere spedite agli altri organi di stampa viterbese. Confidiamo in un loro proficuo utilizzo, a nostro e vostro vantaggio.

 

Il Corriere di Viterbo non si azzarderà più ad affrontare l'argomento e non utilizzeà il materiale spedito da Luther Blissett temendo nuove polemiche o forse un nuovo tiro mancino.

 

Il Tempo, uscito malconcio da tutta la vicenda, dopo aver ricevuto un fax spedito a stampa locale e nazionale in cui si rivendicava nei dettagli la truffa, pubblica un articolo (4 marzo '97) che ospita le patetiche dichiarazioni del Questore di Viterbo che tentadi rattoppare le figuracce fatte con le dichiarazioni al Corriere (a cui, forse, ha tolto il saluto, visto che l'articolo è apparso solo su Il Tempo).

 

Un ultima considerazione: Luther Blissett non ha mai voluto dimostrare che a Viterbo non siano esistiti dei satanisti. I media però nel periodo che va dal febbraio 1996 al febbraio 1997 hanno riportato solo le balle propinate da Blissett. In lasso di tempo, a parte le "opinioni" (e non i fatti) di qualche prete, i giornali non hanno riportato nessun evento satanico che non fosse stato architettato da Luther Blissett. Eppure in passato, con una certa scansione periodica, apparivano notizie sul satanismo nella Tuscia, ad esempio la misteriosa setta satanica chiamata E.A. e i suoi rituali a base di fango, i rilevamenti bancari che i satanisti facevano per indagare sul patrimonio dei novelli adepti, gli astarottiani a Viterbo etc...

La nostra opinione quindi è che il materiale propinato da Luther Blissett abbia in qualche modo saturato una probabile sete di satanica informazione. In parole povere, è legittimo sospettare che durante il periodo di balle blissettiane il Corriere di Viterbo non abbia avuto bisogno di inventare balle di propria iniziativa.

 
Luther Blissett Project
Comando unificato dell'Etruria Meridionale
Marzo 1997